L'organizzazione Hansel&Gretel di Torino, finita al centro dell'inchiesta che ha travolto il servizio sociale della provincia di Reggio Emilia, oltre a operare direttamente con i suoi psicologici nel trattare le problematiche di bambini vittime di violenze, era molto ricercata per la formazione degli operatori. Il suo fondatore Claudio Foti, ora ai domiciliari, era stato giudice onorario del Tribunale dei minori
“Comprendere e rispettare a pieno le emozioni significa arricchire e rivoluzionare la pratica educativa, la pratica clinica e la pratica sociale, umanizzare la relazione di cura in ambito sanitario, trasformare la dinamiche dei gruppi e i processi organizzativi”. È questo il manifesto che la onlus Hansel e Gretel, sotto accusa nell’ambito dell’inchiesta Angeli e Demoni sull’affido illecito dei minori per cui 16 persone sono state arrestate e 26 indagate, presenta come finalità di uno dei master universitari che organizza sotto l’egida della Pontificia facoltà di scienze dell’educazione “Auxilium”. Perché la Hansel e Gretel, oltre a operare direttamente con i suoi psicologici nel trattare le problematiche di bambini vittime di abusi, era molto ricercata in Emilia nel campo della formazione. Intorno alla onlus gravitano infatti una serie di attività che vanno dall’organizzazione di convegni per addetti ai lavori alla formazione di operatori del settore fino a quella, più diretta, del personale ospedaliero, attività che secondo l’accusa della procura di Reggio Emilia sarebbero state finanziate con fondi regionali.
Il tema è sempre quello d’ascolto del bambino e delle possibili modalità di curarne le sofferenze scaturite da maltrattamenti e abusi, e il motore di tutta l’organizzazione è Claudio Foti, giudice onorario del Tribunale dei minori di Torino dal 1980 al 1993 e già componente dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza. Lo stesso psicologo che, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, è accusato di aver “alterato lo stato psicologico ed emotivo attraverso modalità suggestive e suggerenti con la voluta formulazione di domande sul tema dell’abuso sessuale” e in questo modo “convinceva la minore dell’avvenuta commissione dei citati abusi”. Toti è ora in carcere, mentre ai domiciliari si trova Nadia Bolognini, direttrice dell’area evolutiva del Centro studi Hansel e Gretel e docente dei master.
Fondata a Moncalieri, in provincia di Torino, nel 1989, la Hansel e Gretel aveva poi allargato il suo bacino d’azione principalmente in terra emiliana, in particolare tra i comuni della Val d’Enza, il fiume che divide le province di Parma e Reggio Emilia. Nel 2016, a Bibbiano, epicentro dell’inchiesta, con l’arresto del sindaco Pd Andrea Carletti, era stata coinvolta in un progetto denominato “La Cura”, nato come un centro sperimentale a sostegno dei minori vittime di violenza e abuso sessuale, un progetto fortemente voluto dall’Unione dei Comuni della Val d’Enza in collaborazione con la AUSL di Reggio Emilia. Lì in due anni sono stati presi in carico circa 210 giovanissimi, vittime di maltrattamenti, con un modello di psicoterapia basato sull’impiego dialogico ed empatico sviluppato dalla Bolognini. A presentare questi risultati in un convegno sull’abuso infantile organizzato lo scorso ottobre era stato proprio il fondatore Foti, che dal palco del teatro Metropolis di Bibbiano spiegava ai presenti come aiutare i bambini a “Rinascere dal trauma”. Pochi mesi prima, in maggio, lo stesso Foti era a Reggio con altri nomi importanti del Centro studi Hansel e Gretel per un convegno questa volta sponsorizzato anche dal Comune di Reggio Emilia e aperto dall’allora vicesindaco Matteo Sassi, segno di un’associazione che ormai si era fatta strada e costruita un buon nome nel territorio emiliano.
Ma un altro importante settore di attività della Hansel e Gretel è rappresentato dalla formazione. Per l’anno 2018-2019 il centro studi è infatti riuscito a organizzare un master in “Gestione e sviluppo delle risorse emotive” in tre sedi diverse, Reggio Emilia,Torino e Roma. La struttura accademica su cui si basa è quella della Pontificia facoltà di scienze dell’educazione “Auxilium”, di evidente provenienza Vaticana, mentre a livello locale il progetto aveva ricevuto di nuovo il patrocinio dei Comuni della Val d’Enza. Il corso si articola in 22 giornate complessive di seminari per un totale di quasi 200 ore di lezioni, aperto ad un massimo di 25 persone alle quali è richiesta una quota di circa 2000 euro per partecipare. A Reggio Emilia, la onlus ha lanciato anche un secondo master, una specializzazione in “Sofferenze traumatica e intelligenza emotiva”. Un importante impegno di stampo accademico a cui l’associazione affianca corsi di formazione su temi specifici, organizzati in incontri di due giornate e “rivolti a insegnanti, psicologi, educatori, assistenti sociali e tutti coloro che lavorano a stretto contatto con l’infanzia”.
Al centro dell’inchiesta figurano proprio i guadagni della onlus. Secondo gli investigatori, tra alcuni dipendenti dell’Unione Val D’Enza e la onlus di Moncalieri c’erano reciproci conferimenti di incarichi. La onlus era affidataria dell’intero servizio di psicoterapia voluto dall’ente pubblico e dei relativi convegni e corsi di formazione. I tre psicoterapeuti, (Foti, Bolognini e Sarah Testa) si legge nell’ordinanza, “nella piena consapevolezza della totale illiceità del sistema creato, a loro vantaggio, in palese violazione della normativa in tema di affidamenti di servizi pubblici e nella piena consapevolezza che la loro attività professionale venisse retribuita da ente pubblico, esercitavano sistematicamente attività di psicoterapia con minori loro inviati dal servizio sociale Val d’Enza”.