A dicembre scorso è stata colpita da cinque proiettili in una sparatoria e ha perso il bambino di cinque mesi che portava in grembo. Ora Marshae Jones, una ragazza di 27 anni afroamericana, è stata arrestata in Alabama per omicidio colposo. La decisione del grand jury della contea di Jefferson è uno dei primi effetti dell’approvazione della legge che ha vietato l’aborto nello Stato, salvo rarissimi casi. La nuova normativa prevede infatti il divieto all’interruzione volontaria di gravidanza anche nei casi di stupro e incesto e l’Alabama è uno dei 38 stati che ha leggi che riconoscono il feto come potenziale vittima di omicidio. “L’inchiesta – ha dichiarato il capo della polizia Danny Reid – ha mostrato che l’unica vera vittima è stato il bambino non nato: è stata sua madre ad iniziare ed a continuare la lite che si è conclusa con la sua morte”.

Marsha era stata colpita durante una lite con un’altra donna, inizialmente accusata e poi scarcerata. La sentenza ha provocato le proteste dei gruppi che difendono i diritti delle donne: “Marsha Jones è stata incriminata per aver perso il bambino dopo essere stata colpita alla pancia da cinque proiettili, la donna che ha sparato è libera” ha scritto il gruppo pro aborto dell’Alabama, Yellowhammer Fund, annunciando che darà assistenza legale alla donna.

Continuano ad andare avanti, intanto, le proteste contro le leggi restrittive sull’aborto, approvate non solo in Alabama ma anche in altri undici Stati del sud e del centro-ovest degli Stati Uniti. La legge dovrebbe entrare in vigore a novembre, ma è probabile che venga bloccata perché va contro la sentenza del 1973 della Corte suprema che legalizza l’aborto. La National Abortion Federation ha affermato che il caso di Jones è uno dei tanti casi in cui le donne che hanno abortito a causa di disgrazie sono perseguite: “Questo è il modo in cui le persone – in particolare le donne di colore – sono già state punite e le loro gravidanze sono state criminalizzate“.

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