Da un lato il consolidamento della partnership con Volkswagen; dall’altro il ridimensionamento della propria presenza europea: è zeppa di impegni la “to do list” di Ford, pronta a razionalizzare le proprie attività per guardare più concretamente alle sfide tecnologiche del futuro ma anche per far meglio quadrare i conti.
Così, il prossimo 11 luglio, la marca dell’Ovale Blu si incontrerà con i membri del consiglio di sorveglianza di Volkswagen per ampliare ulteriormente una collaborazione già in essere per quanto concerne i venturi veicoli commerciali e pick-up: i primi su base comune nasceranno nel 2022. Sul tavolo dei due colossi dell’automotive si discute, nemmeno a dirlo, di tecnologia di guida autonoma e auto elettrica. Il fine comune, anche questo facilmente comprensibile, è condividere gli onerosi costi di ricerca e sviluppo a tutto vantaggio dell’agognata redditività.
Per questo, secondo gli ultimi rumor, i tedeschi sarebbero pronti a investire in Argo AI, controllata della Ford specializzata nell’auto col pilota automatico: i manager di Wolfsburg potrebbero rimpinguare il portafoglio di Argo AI – società che vale circa 4 miliardi di dollari – con ben 1,5 miliardi di dollari. Andrebbe letta in questo senso anche l’interruzione del rapporto che i tedeschi avevano con Aurora, altra azienda specializzata in auto robot e con cui, proprio dopo l’uscita di VW, FCA ha annunciato il raggiungimento di un accordo di cooperazione per le self-driving car.
Tuttavia, Ford è impegnata anche sulla definizione del suo nuovo assetto nel vecchio continente: il target è quello di riportare in utile la propria divisione europea, che ha bilanci non positivi da circa due anni. Il programma di ristrutturazione, da portare a termine entro fine 2020, prevede un taglio di ben 12 mila posti di lavoro – fra cui figureranno anche 2 mila impiegati, quadri o dirigenti; altri 5 mila colletti bianchi Ford sono in uscita nel resto del mondo, ed è prevista pure la dismissione (o cessione) di 6 impianti produttivi (che passeranno da 24 a 18), il tutto alla ricerca di una maggiore efficienza operativa.
Sulla graticola finiranno gli stabilimenti sparsi fra Russia, Galles, Francia e Slovacchia. Chiusura anche per gli uffici amministrativi in Gran Bretagna: l’unica sede di oltremanica sarà a Dunton, a nord di Londra. Ridotti i turni lavorativi negli stabilimenti tedeschi e spagnoli e ridimensionata la struttura manageriale e quella dedita alle attività di marketing e vendite. Ford Europe assicura che queste decisioni mettono l’azienda sulla “buona strada per migliorare significativamente i risultati finanziari” nel 2019, “aprendo la strada a una redditività sostenibile nel tempo al suo target di lungo termine di un margine operativo del 6%”.
Tre le divisioni principali del colosso in Europa: veicoli commerciali, veicoli passeggeri e importazioni. La prima dovrà consolidare l’attuale giro d’affari e spingere forte sui pick-up con l’obiettivo ultimo di raddoppiare gli utili nei prossimi 5 anni. Il polo delle importazioni avrà il compito di triplicare il numero di modelli importati al di qua dell’Atlantico entro il 2024 (puntando pure su Mustang, Explorer e sul nuovo crossover elettrico ispirato sempre alla Mustang). Mentre la divisione dei veicoli passeggeri potrà contare sui nuovi modelli in rampa di lancio nel prossimo quinquennio nel segmento delle suv e crossover, che affiancheranno la Kuga, la nuova Puma e l’Explorer Plug-In Hybrid in arrivo dal 2020.