La senatrice grillina Paola Nugnes, dopo che in un’intervista a il Manifesto di domenica 23 giugno ha annunciato di voler passare al gruppo Misto, è stata ufficialmente espulsa dal M5s. “A nostro avviso”, si legge nell’annuncio pubblicato sul Blog delle stelle, “la senatrice dovrebbe dimettersi e liberare il posto. Inoltre ha espresso ripetutamente la volontà di votare contro il provvedimento per tagliare il numero dei parlamentari. La decisione è stata presa, sentito il direttivo, prendendo atto delle sue dichiarazioni e delle reiterate violazioni dello Statuto e del regolamento del gruppo parlamentare poste in essere da Paola Nugnes“.
A sorpresa sul caso è intervenuto il presidente della Camera Roberto Fico, molto vicino alla senatrice con la quale ha condiviso i primi anni di attivismo e le varie tappe successive (dall’entrata in Parlamento al governo): “Paola Nugnes sarà sempre Movimento perché il Movimento è un sentire e niente può cancellare 12 anni di lavoro, progetti, coraggio vissuti insieme”, ha dichiarato. “Dodici anni di strada percorsa fianco a fianco. Se il Movimento è qui oggi lo si deve anche al tassello messo da Paola e non si può far finta di non vederlo”. Fico aveva manifestato il suo dispiacere per il gesto della Nugnes già nei giorni scorsi, ma nessuno si aspettava che dichiarasse apertamente il suo sostegno proprio mentre i colleghi la stavano scaricando pubblicamente.
Sotto accusa, secondo i vertici 5 stelle c’è però il comportamento della senatrice in Aule e i voti espressi non in linea con il Movimento: “Ad esempio il fatto di aver votato in contrasto al gruppo 131 volte, per le quali era aperta da tempo una procedura disciplinare nei suoi confronti. A queste si è aggiunto nella seduta di ieri 27 giugno, il voto contrario alla fiducia al governo presieduto da un presidente del Consiglio dei ministri espressione del Movimento 5 stelle, in violazione dell’art. 3 del Codice Etico“. Il riferimento è al voto sul decreto Crescita. L’Aula del Senato ha dato il via libera definitivo al provvedimento – che diventa così legge – con 158 voti favorevoli, ovvero 3 in meno della maggioranza assoluta. I no sono stati 104, gli astenuti 15. Il Pd ha subito colto l’occasione evidenziare la fragilità dei numeri: “Il governo”, ha detto il capogruppo dem Andrea Marucci, “perde la maggioranza in Senato, sul dl crescita votano sì in 158, esattamente 13 in meno rispetto alla prima fiducia a Conte”.
Nugnes, interpellata dall’agenzia Adnkronos, oltre ad attaccare la presenza della Casaleggio nello statuto del M5s (“Nello statuto del 2017 è entrata la Casaleggio ed è cambiato tutto”), ha anche sostenuto che sarebbero in tanti quelli dentro al gruppo a voler andarsene. “Molti nel M5s parlano di dimissioni“, ha detto. “Sia alla Camera sia al Senato, è indubbio il disagio, non si può negare. Avevo chiesto una fuoriuscita concordata e questa, bene o male, lo è. Siamo arrivati a una definizione della difficoltà di continuare insieme. Spero che sulle cose su cui ci sono punti in comune si potrà lavorare e laddove riterrò necessario alzare una voce dissonante lo potrò fare con più libertà e serenità”. Per la senatrice dissidente “non era più la stessa cosa di prima, non c’era più corrispondenza tra me e questo gruppo parlamentare che sostiene il governo”.