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Olimpiadi 2026, una patata bollente? Ho una proposta per zittire i guastafeste

Le Olimpiadi invernali assegnate a Milano e Cortina vengono sbandierate come uno straordinario trionfo del governo nazional-sovranista, invece che una patata incandescente. Solo i capponi italiani e svedesi erano rimasti a beccarsi nella contesa per il privilegio di dilapidare soldi pubblici. Le altre città, candidate da politicanti proni alle manie di grandezza, si erano poi saggiamente eclissate, talora dopo un referendum.

Torino ancora sta ripagando i debiti accumulati per le Olimpiadi del 2006. Alla Grecia è andata molto peggio: il disastro finanziario delle Olimpiadi di Atene nel 2004 ha aperto la voragine dei conti pubblici (nascosta dai governi successivi falsificando i bilanci dello Stato) che ha spinto la Grecia verso la bancarotta da cui ancora non si risolleva appieno. La sciagura delle Olimpiadi di Atene non è certo un fenomeno isolato. In generale qualsiasi mega evento sportivo sfora il bilancio di previsione, spesso in percentuali a cifra tripla. Ma nel Belpaese delle Meraviglie il cacofonico coro delle scimmiette mediatiche ammaestrate ci informa che tre settimane di gare, in un posto accessibile agevolmente solo in elicottero, saranno un toccasana per il Pil dal momento che uno spartano senso del risparmio ispirerà l’intera iniziativa.

Sicuramente in un paese dove il rigore di bilancio è un dogma, la gestione della cosa pubblica è ispirata a specchiata onestà, gli amministratori pubblici sono tradizionalmente scrupolosi e onesti, il pericolo di buttare nella toilette una valanga di soldi ovviamente non è nemmeno ipotizzabile. Peraltro con gente del calibro di “Monteprezzemolo” (cit. Dagospia), la cui la cristallina ed efficiente gestione di Italia 90 ancora aleggia nella memoria, attorniato da costruttori senza macchia, siamo fiduciosi che nulla potrà andare storto. Soprattutto perché all’allegra Brigata Olimpica si uniranno politici di lungo corso che hanno rendicontato minuziosamente i 49 milioni ottenuti come finanziamento pubblico al loro partito.

In particolare siamo assolutamente sicuri che le casse dello Stato non ci rimetteranno un solo centesimo, come ampiamente assicurato dall’assortito consesso che abbraccia il demi-monde del comitato promotore, dell’Accademia e delle redazioni di regime. Professori di vaglia che hanno stilato un rapporto entusiastico dove si asserisce che le “spese dell’amministrazione centrale dello Stato” corrispondono a 415 milioni di euro, 402 dei quali per la sicurezza. Per contro si vagheggiano “maggiori entrate fiscali per lo Stato pari a 601,9 milioni”, che porterebbero il saldo positivo delle Olimpiadi 186,9 milioni di euro. Ci rincuora questa precisione che arriva addirittura alla prima cifra decimale.

Allora, noi che crediamo fermamente nella fibra morale dei politici e degli imprenditori non possiamo esimerci dal formulare una proposta ai gentiluomini e alle gentildonne che si sono spesi (e hanno speso) per agguantare il magnifico traguardo olimpico. Per tacitare i soliti malevoli guastafeste, tutti coloro che sono coinvolti – dai dirigenti del Coni ai politici locali e nazionali, passando per gli sponsor e i costruttori e persino i giornalisti che giurano sull’impossibilità di un disastro finanziario – dovrebbero garantire che qualsiasi sforamento dei costi stimati lo pagheranno di tasca propria impegnando fino all’ultimo euro del loro patrimonio personale.

E’ un minuscolo sacrificio che, in base a quanto pubblicamente dichiarato, non comporta alcun rischio. Uomini e donne la cui parola vale oro, professionisti stimati, statisti di eccelsa caratura non avranno difficoltà a conferire in garanzia allo Stato i loro averi per rendere grande l’Italia! Persino coloro che hanno difficoltà a reperire risorse adeguate non devono scoraggiarsi: potranno rivolgersi alle banche per ottenere un’apposita fidejussione. Se il rischio è inesistente, ovviamente qualsiasi banca pervasa di sano spirito nazional-sovranista sarà disposta a concederla a costi irrisori. Anzi, per partecipare allo sforzo che unisce il paese tutto in un afflato per la riuscita dello storico evento, le banche (che lucreranno sui prestiti ai costruttori) dovrebbero concedere tale fidejussione a costo zero.

E non vorremmo che si sentissero esclusi i responsabili della comunicazione grillina, i parlamentari del M5S e i loro eletti negli enti locali, visto che il 6 febbraio 2019 alle ore 14:28 sul sito ufficiale del “mo-vi-mento” hanno giurato e spergiurato che “le ricostruzioni della stampa, secondo le quali ci sarebbe una disponibilità a stanziare fondi statali [per le Olimpiadi 2016, Ndr], sono destituite di ogni fondamento e non tengono conto né dei documenti ufficiali né della posizione più volte espressa dal Movimento 5 Stelle”.

In mancanza di queste garanzie personali qualcuno potrebbe dubitare dell’incrollabile fede nazional-sovranista di personaggi cotanto illustri e ipotizzare (pensate a cosa può arrivare la maldicenza) qualche interesse nella ricca mangiatoia che si sta approntando. Ovviamente con Pantalone che paga il conto finale come per il Mose e per l’Expo.