La società spiega di aver deciso in maniera autonoma per "favorire gli spostamenti degli italiani verso la meta delle vacanze". Un adeguamento tariffario era previsto già lo scorso 1 gennaio, ma era poi stato sospeso mantenendo invariato il costo del pedaggio. Confermata anche l'esenzione già in vigore a Genova dopo il crollo del ponte Morandi, definitivamente abbattuto nelle scorse ore
Il costo dei pedaggi sulle rete di Autostrade per l’Italia resterà congelato fino al 15 settembre. Il cda della società, la cui proprietà in questi giorni è al centro di una polemica con il vicepremier Luigi Di Maio, ha deciso di bloccare l’aumento che sarebbe dovuto scattare lunedì prossimo, 1 luglio. L’obiettivo, spiega l’azienda in una nota, è quello di “favorire gli spostamenti degli italiani verso le mete di vacanza, che impegneranno nei mesi estivi la rete in concessione di Autostrade per l’Italia”.
Un adeguamento tariffario era previsto già lo scorso 1 gennaio, ma era poi stato sospeso mantenendo invariato il costo del pedaggio. Confermata anche l’esenzione già in vigore a Genova dopo il crollo del ponte Morandi, definitivamente abbattuto nelle scorse ore. “Nelle rimanenti tratte liguri individuate – prosegue la nota – non ci sarà alcun aumento di pedaggio almeno fino alla fine dell’anno”.
La società ha comunicato al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti “tale autonoma decisione, ricordando la necessità di giungere, entro la prima metà del mese di settembre 2019, a soluzioni condivise in relazione ai programmi d’investimento futuri e a quelli in corso da parte della Società”. Un riferimento alla Gronda di Genova, al Passante di Bologna e “altri importanti investimenti riguardanti l’ampliamento di tratte autostradali di accesso alle aree metropolitane”.
Il congelamento delle tariffe fino alla fine di agosto avrà un impatto negativo di circa 15,5 milioni di euro sui ricavi della società, secondo le stime degli analisti di Mediobanca. “All’inizio dell’anno Aspi ha rinviato l’attuazione dell’aumento tariffario dello 0,81% dal 1 gennaio al 1 luglio, a seguito di una richiesta del Mit e analogamente a ciò che hanno fatto altri operatori”, ricordano gli analisti che ha già avuto un impatto negativo di 5 milioni di euro nel primo trimestre 2019, “in linea con la nostra ipotesi di 11,5 milioni di euro per il primo semestre”.