Danilo Coppe, l’esplosivista titolare della Siag di Parma che si è occupata dell’abbattimento controllato, aveva avuto incarico da Autostrade nel 2003 di demolire il Morandi. Lo ha detto lo stesso Coppe durante la conferenza stampa dopo le operazioni di questa mattina, rivelando che poi il progetto non era stato eseguito perché l’operazione si era rivelata troppo costosa e complessa.
“Volevano un preventivo, uno studio di fattibilità, perché costava troppo di manutenzione – ha poi spiegato il proprietario della Siag di Parma a Sky Tg24 – Sono stato anche ascoltato in procura negli scorsi mesi, erano interessati a capire se la richiesta era giunta per un possibile crollo. Ma era una questione legata ai costi di manutenzione”. Dopo le dichiarazioni di Coppe, la società Spea, controllata di Autostrade, ha spiegato che il progetto era “solo uno studio di fattibilità” finalizzato a sostituire il viadotto crollato il 14 agosto 2018 “per servire la Gronda”, il raddoppio autostradale nel nodo di Genova. “Opzione scartata dal dibattito pubblico nel 2008”, rimarca Spea affermando che “non c’è alcun collegamento con la sicurezza del Morandi o problemi di costi”.
La Siag, con l’ausilio del reggimento Col Moschin, si è occupata di tutte le operazioni di demolizione. Dalla scelta del quantitativo di dinamite e plastico al posizionamento degli esplosivi, fino alle tecniche di mitigazione delle polveri e dell’onda d’urto attraverso l’installazione di cannoni d’acqua, vasche e barriere idriche, teli e sacchi di sabbia. Il “colpo di grazia”, premendo il pulsante che alle 9.37 ha azionato la dinamite, lo ha dato proprio Coppe, che è stato anche il perito della nuova inchiesta sulla strage di Bologna ed è considerato uno dei massimi esperti di esplosivi.