“Il passato rivive ogni giorno perché non è mai passato”. Questo proverbio africano potrebbe essere il vero e nuovo slogan di Unicredit. Mustier ha cambiato tutto e non ha cambiato niente. Le malattie si combattono in profondità, non in superficie. Vi racconto.
Nelle scorse settimane sono venuto a contatto con il passato, o meglio, con l’ultimo degli ultimi. Mi è sembrato di compiere un triplo carpiato all’indietro, un ritorno. L’ultimo mi ha descritto la sua situazione e mi ha fornito un quadro lucido di quanto in quell’istituto di credito nulla è cambiato. Siamo a Frittole, altro che Gae Aulenti. Il generale Jean Pierre Mustier non ha il controllo dei suoi colonnelli, i veri portatori di una cultura malata e dannosa. Il vero tumore da estirpare per iniziare un processo di cambiamento culturale e comportamentale è il livello manageriale intermedio rappresentato dai cosiddetti Area manager, moderni colonnelli di un esercito di disillusi. Basta agire sul top management: è già stato fatto un lavoro incredibile, un repulisti totale, chapeau generale! Adesso il ricambio va attuato al piano inferiore.
Se gli ultimi dati Bankitalia ci dicono che i ricavi delle banche nel 2018 sono stabili e gli utili in salita (+2%) posso assicuravi che i risultati non sono frutto di un cambiamento. Soprattutto perché gli utili sono stati realizzati con una spending review tutta a carico dei lavoratori con interventi pari a 2,2 miliardi (-7,2%) in meno sui costi del personale, da 30,7 a 28,5 miliardi. Costi che scendono da 56,8 a 54,8. In banca le pratiche e le abitudini sono sempre le stesse. Pagano sempre gli ultimi. E posso ancora affermare che “io so e ho le prove”.
Anche in banca c’è un preciso e ferreo organigramma da rispettare. A stabilire le direttive, la linea guida è il top management. I mega direttori galattici, direbbe Fantozzi, le figure dirigenziali più alte, che utilizzano “formule” teoricamente etiche per presentare piani strategici e commerciali. Insomma ti dicono (e lo scrivono nei regolamenti) che “non bisogna vendere spazzatura a chi non capisce nulla di finanza”. Al piano inferiore, però, nella terra di mezzo, troviamo gli Area manager, gli intermedi (il middle management). Questi ultimi sono quelli che vigilano, che pressano, che “molestano” (perdonatemi il termine, è forte per darvi la sensazione) affinché ciò che è stato deciso venga messo in pratica. Ma per realizzarlo trasformano il contenuto etico, scritto, in contenuto verbale, subdolo e immorale. Nulla di scritto.
Gli intermedi non ascoltano ragioni, pretendono dai loro sottoposti che le direttive siano applicate con ferocia e per farlo creano un’atmosfera tesa, un clima asfissiante. Ecco, gli intermedi fanno parte del mondo di mezzo, quel mondo che ho abitato per più di 20 anni. Se cambia il top management ma non cambia quello di mezzo, nulla può cambiare. Sembra una citazione di un film ma non lo è. Bisogna “essere cattivi” con loro, con quelli di mezzo, perché sono quelli che giocano sporco. Sono abituati ad agire in modo subdolo e cinico, non smetteranno mai di farlo.
Il low management (direttori di filiale e consulenti), ultimo anello della catena manageriale, è invece accerchiato e spinto in condizioni estreme dai colonnelli del mondo di mezzo. Il raggiungimento del budget e degli obiettivi diventa maniacale attraverso pratiche da lavaggio dei cervelli. Quelli che oggi ho deciso di chiamare ultimi sono continuamente raggiunti da messaggi di controllo del pensiero. Il plagio psicologico è perseguito attraverso mail incessanti e insistenti, chat personalizzate, ricorrenti dati aggiornati, report sugli andamenti. Molto è detto, soprattutto a voce, perché le parole non lasciano tracce, nessuno può “screenshottarle”. E sono gli stessi sindacati a denunciarlo, come si evince dal volantino sindacale recapitatomi da fonte anonima:
Non puoi stimare, supporre, ritenere: devi applicare assolutamente! Ma quando non hai il tempo di pensare, sapete cosa succede? Sbagli. La fretta, la pressione e il lavoro inducono all’errore.
L’errore degli ultimi. Gli unici che saranno puniti. Ti chiedono (ti impongono) di vendere prodotti ad alta marginalità, ad alto profitto per la banca. Per vendere questi prodotti, devi disinvestire i vecchi. Lo fai. Magari sbavi per l’urgenza, la furia, l’aggressività, qualche piccolo premio.
Ad un certo punto “mamma banca” si accorge dell’errore. Ti accusano, quindi sei fuori. Ti mandano a casa così come fatto con un direttore di una piccola filiale che, continuando a utilizzare tecniche di vendita basate sulla omissione (ricordate il mantra che mi ripeteva il mio Direttore Generale? “In banca non si dicono bugie ma si omette”) ha ricevuto le suddette contestazioni dopo aver semplicemente eseguito gli ordini del suo Area manager! Il mostro del mondo di mezzo.
La banca utilizza queste metodologie per fare pulizia e puntare il dito contro chi ha commesso l’errore, oppure per fare spending review sulla pelle degli ultimi? Nessuno, infatti, si chiede perché, perché si è sbagliato, da dove arriva l’errore, da quali pressioni. I mediani hanno preteso, gli ultimi hanno pagato. Lo scarto è sostanziale, ma non frega a nessuno. Hanno scelto chi licenziare, chi mandare a casa, il sacrificabile. Mandare a casa chi non ha fatto altro che applicare gli ordini. I ricavi (utili-costi) restano positivi per il sacrificio degli ultimi. Risultati fenomenali senza cambiare abitudini. Senza cambiare le metodologie di uomini (quelli del middle management) che sono il vero male delle banche.