C’è una persona che salva vite in mare. Una persona che può stare più o meno simpatica. Che può dire cose più o meno condivisibili ma che, questo è certo, ha dedicato tutta se stessa a salvare persone alla deriva. E poi c’è un paese una volta grande, un paese di mare, che è diventato grande sul mare e che conosce come le sue tasche la sacra legge del mare. Nessuno si abbandona. E poi c’è un paese che si è trasformato in un paese codardo e cattivo. Che per paura di 42 disperati mette in galera chi li ha salvati. Un paese che fa leggi scritte apposta per incarcerare la bontà.

C’è un paese che schiuma rabbia su una banchina, nel cuore della notte. Che urla a Carola, la capitana appena sbarcata, frasi come “spero che questi neg** ti violentino”. Un paese che non accetta che esista qualcuno, armato di solo coraggio, che lavora per evitare tragedie in mezzo al Mediterraneo. Un paese che di fronte al problema dell’immigrazione si tiene alla larga dalle soluzioni, preferendo sputare facili slogan. Convinto che tutto debba risolversi sempre e comunque con un “no”. Un paese che pur di screditare quella donna, da giorni ferma a pochi metri da Lampedusa con lo sguardo rivolto verso terra, in cerca di una mano tesa, ha dato fondo alla sua fantasia di luoghi comuni, sprezzante.

“Una tedesca bianca e ricca, nemica dell’Italia”. Così è stata bollata in fretta e furia Carola. Che, a bordo della sua nave, solca il mare alla ricerca di persone sfortunate, rimaste sole tra le onde, e le soccorre. Senza farsi troppe domande su quale sarà la loro destinazione, su quale nazione le accoglierà. A lei non interessa: si avvicina, le strappa a quelle acque profondissime, dà loro una seconda vita, una nuova speranza.

E proprio per questo è diventata il nemico pubblico numero uno della nostra Italia, di quella parte d’Italia che si è scordata le proprie origini, accecata da un odio disumano ravvivato ad arte. Che ha smesso di interrogarsi su se stessa, di cercare una strada diversa, migliore. Sarebbe bello ogni tanto fermarsi su certi porti, in certe notti. E chiedersi se davvero è questo il Paese che vogliamo diventare.

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