La capitana 31enne Carola Rackete è accusata di resistenza o violenza contro nave da guerra, reato che prevede una pena dai 3 ai 10 anni di reclusione. Una motovedetta delle Fiamme gialle ha rischiato infatti di essere schiacciata dalla nave che stava entrando in porto: "Vi chiedo scusa, ma non era assolutamente nelle mie intenzioni venirvi addosso". Conte: "Le leggi ci sono, che piaccia o non piaccia"
Dopo oltre due settimane in mare, dopo il salvataggio di 17 giorni fa, i migranti recuperati dalla Sea Watch sono stati fatti sbarcare a Lampedusa. Ma l’attracco in banchina dopo tre giorni al largo dell’isola è avvenuto di nuovo con la forzatura del divieto, uno sfondamento del blocco che le autorità italiane mantenevano anche dopo l’accordo con 5 Paesi europei per la redistribuzione dei 40 migranti. Così l’attracco è coinciso non solo con il sequestro dell’imbarcazione da parte di Finanza e polizia, ma anche con l’arresto della comandante della nave gestita dalla ong tedesca, la 31enne Carola Rackete, accusata di resistenza o violenza contro nave da guerra, reato che prevede una pena dai 3 ai 10 anni di reclusione. Si tratta della violazione dell’articolo 1100 del codice della navigazione, contestata dalla Guardia di Finanza. Una motovedetta delle Fiamme gialle ha rischiato infatti di essere schiacciata dalla nave che stava entrando in porto: “Vi chiedo scusa, ma non era assolutamente nelle mie intenzioni venirvi addosso”, ha detto Carola, come apprende l’Adnkronos, al suo arrivo nella caserma. “La mia intenzione era quella di completare la mia missione, non certo di speronarvi“. “Da giurista, conoscendo i provvedimenti adottati, si prefiguravano responsabilità penali. Non voglio sostituirmi alla magistratura, a cui spetta applicare le leggi” ma “le leggi ci sono, che piaccia o non piaccia“, ha detto il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa al G20 di Osaka commentando la vicenda.
Già due giorni fa, quando la Sea Watch era entrata in acque territoriali diretta a Lampedusa, la comandante aveva “disobbedito” all’ordine della Finanza di fermarsi. L’arresto di Carola Rackete, tecnicamente, è in flagranza ma la donna è stata posta agli arresti domiciliari in un’abitazione dell’isola che ha indicato come domicilio e non sarà trasferita nel carcere di Agrigento in attesa che il gip decida nelle prossime 48 ore se convalidare o meno il provvedimento. Il processo poi non sarà per direttissima ma seguirà le vie ordinarie. Le accuse che i pm le rivolgono sono la violazione degli articoli 1100 del codice della navigazione e il tentato naufragio, previsto dagli articoli 110 e 428 del codice penale, e sanzionato con la pena massima di 12 anni. “Le ragioni umanitarie non possono giustificare atti di inammissibile violenza nei confronti di chi in divisa lavora in mare per la sicurezza di tutti”, ha commentato il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio.
Fonti del Viminale fanno poi sapere che, come prevede il nuovo Decreto Sicurezza bis, alla Sea Watch è stata comminata anche una sanzione pecuniaria da 20mila euro che, in caso non venisse pagata nei termini, potrà arrivare fino a 50mila euro. Il prefetto di Agrigento Dario Caputo si è detto pronto a valutare “non appena avrò il provvedimento”. Intanto la nave sequestrata sarà trasferita a Licata.
Matteo Salvini: “Comportamento criminale, si è rischiato il morto” – “Ho seguito ora per ora, minuto per minuto quello che è successo stanotte a Lampedusa: fortunatamente nessuno si è fatto male ma si è rischiato il morto, si è rischiato il disastro“. Così il ministro dell’Interno Matteo Salvini che ha parlato di “atto criminale” compiuto dalla Sea Watch, che “ha cercato di schiacciare contro la banchina del porto una motovedetta della Guardia di Finanza, di stritolarla. Abbiamo avuto ampie rassicurazioni che tutti gli immigrati che erano a bordo della Sea Watch siano distribuiti in cinque Paesi, che ringrazio – ha aggiunto il vicepremier – Brilla per la sua assenza e il suo vergognoso menefreghismo il governo olandese, che ha dato una bandiera a una nave fuorilegge fregandosene di quello che l’equipaggio di questa nave è andato a fare in giro per il Mediterraneo”. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, in queste ore di ritorno da Tokyo, ha espresso “ammirazione” per la “bravura professionale dei finanzieri di mare”.
Il legale di Carola Rackete: “È stanca e stressata” – “Si difenderà davanti al giudice, è stanca e stressata come l’avete vista tutti quando è scesa dalla nave“. Così l’avvocato di Sea Watch, Leonardo Marino, ha risposto ai giornalisti all’esterno della caserma della Guardia di finanza a Lampedusa, dove la comandante Carola Rackete è rimasta per oltre sette ore. Il legale ha confermato che la donna sarà agli arresti domiciliari a Lampedusa e che l’udienza di convalida dell’arresto si terrà nei prossimi giorni. Nel periodo trascorso in caserma, secondo l’avvocato, non è stato ricostruito quanto accaduto stanotte: “Le sono stati notificati degli atti, il verbale di sequestro e di arresto e la notifica della sanzione in base al decreto Salvini, niente di più”.
I rappresentanti delle ong in corteo a Napoli: “Siamo tutti con Carola” – “Siamo tutti con Carola”: si sono schierati apertamente con il comandante della Sea Watch 3 i rappresentanti delle ong che a Napoli partecipano al corteo a mare in favore dell’accoglienza, iniziativa lanciata dal sindaco Luigi de Magistris. Alessandro Metz, del progetto “Mediterranea saving humans” e armatore della “Mare Jonio” sequestrata dopo l’ultimo salvataggio, spiega: “La nostra imbarcazione partecipa al corteo e per l’occasione è stata ribattezzata ‘Free Carola’ perché riteniamo che l’esercizio del diritto da parte della comandante della Sea Watch 3 sia stato giusto e corretto”. Con lui anche Livia Zoli di Action Aid, secondo cui “la legge del diritto umano dev’essere la prima legge da rispettare e tutelare in queste situazioni, c’è un attacco solo sulle ong che vengono criminalizzate”. C’è anche Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, che sottolinea come “ci sia di nuovo un completo travisamento del vocabolario: oggi chi salva è un criminale, chi chiude i porti è un eroe e questo è un paradosso dal quale dobbiamo uscire. Le Ong sono criminalizzate, fare solidarietà è diventato un reato”.