Tutto ruota intorno a Frans Timmermans. Dopo settimane di trattative e stallo, è lui l’uomo sul quale i leader europei sembrano aver trovato la quadra per la nomina a presidente della Commissione Ue. La partita durerà ancora per tutta la notte, durante il vertice straordinario del Consiglio europeo che deve decidere chi guiderà le posizioni di vertice dell’Unione dopo il voto del 26 maggio scorso. Una trattativa in cui l’Italia, rimasta finora ai margini, si ritrova ad essere decisiva: senza il via libera di Roma la candidatura del socialista olandese, voluta dal presidente del Consiglio Donald Tusk, rischia infatti di naufragare. Matteo Salvini ha già bocciato Timmermans, unendosi ai quattro di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) che hanno già anticipato il loro voto contrario. “Aspetto la posizione del governo italiano, che non ne ha ancora presa una ufficiale”, ha detto oggi il candidato del S&D. E il presidente del Consiglio Giuseppe Conte prima del vertice ha lasciato aperta ogni possibilità: “È una candidatura che valuteremo“. Questa notte a Bruxelles non si parlerà della procedura d’infrazione, ma è chiaro che l’Italia cercherà di far valere la sua posizione per ottenere garanzie: si avvicina infatti il 2 luglio, giorno in cui la Commissione uscente dovrà dare la sua valutazione definitiva.
“Io sono sempre in contatto con i dirigenti italiani e finora abbiamo sempre lavorato bene insieme. Sono un candidato della famiglia dei socialisti, vedremo cosa decideranno i leader”, ha dichiarato Timmermans. Sa che il via libera dell’Italia è necessario per ottenere la guida della futura Commissione. Tra i popolari, con in testa Antonio Tajani, non ci sarebbe consenso sulla scelta di Angela Merkel di appoggiare Timmermans lasciando a Manfred Weber, lo Spitzenkandidat del Ppe, la poltrona di presidente dell’Europarlamento. Per questo i margini per una trattativa sono stretti, nonostante Timmermans abbia già il sostegno di Germania, Francia, Olanda e Spagna. “Direi che all’Italia interessa che siano forti personalità capaci di interpretare questo momento critico per l’Unione e sappiano contribuire a costruire un’Europa più forte e solida”, ha detto Conte prima del vertice sulle nomine Ue. “Non vedo l’ora di avere un confronto costruttivo per cercare tutti insieme di trovare le soluzioni migliori”, ha aggiunto. L’importante è che in una logica di pacchetto, sulle nomine, “si rispettino tutti i criteri, anche il genere, anche quello della dislocazione geografica equilibrata”, ha concluso.
Perché l’Italia è decisiva per la nomina di Timmermans – Per il via libera serve una maggioranza qualificata, cioè il 55% dei Paesi membri (almeno 16 su 28) che rappresentino almeno il 65% della popolazione Ue. Per ottenere il voto necessario dell’Italia, l’Europa potrebbe cercare la via della trattativa negoziando sulla procedura d’infrazione, che è stata anche al centro dei colloqui tra Conte, Merkel e Juncker durante il G20 di Osaka. Ma non c’è solo Timmermans, perché quello il presidente del Consiglio Ue ha pensato a uno schema per le nomine di rilievo a Bruxelles, che riunisce le principali tre famiglie del Parlamento Ue: socialisti, liberali e popolari: l’attuale primo ministro del Belgio Charles Michel, liberale, otterrebbe la presidenza del Consiglio europeo, mentre la presidenza del Parlamento europeo andrebbe al popolare tedesco Manfred Weber, che avrebbe rinunciato a guidare la Commissione a patto di essere eletto al posto di Tajani. Per il ruolo dell’Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune salgono le quotazioni dell’attuale direttore esecutivo della Banca mondiale, Kristalina Georgieva. La bulgara, già vice-presidente della Commissione europea dal 2014 al 2016, appartiene come Weber alla famiglia dei popolari. Per la presidenza della Bce, secondo indiscrezioni, il favorito è il francese Villeroy de Galhau, governatore della Banca di Francia.
Chi sostiene lo “schema Tusk” – I Paesi che sostengono questo schema di accordo, che sarà negoziato nel Consiglio Europeo di stasera, sono Francia, Germania, Spagna e Paesi Bassi. Cinque gruppi parlamentari (Ppe, S&D, Renew Europe, Verdi e Gue/Ngl), durante la riunione, si sono espressi a favore del principio degli Spitzenkandidaten, inclusi i Liberali, i quali però sostengono che andrebbe migliorato, con l’adozione delle liste transnazionali. I presidenti dei gruppi principali (che sono sette, non più otto) hanno messo in chiaro tre principi fondamentali per il Parlamento: il presidente della Commissione dovrà essere uno Spitzenkandidat (quindi, se lo schema reggerà, Timmermans, Spitzenkandidat dei Socialisti); il presidente del Parlamento Europeo dovrà essere eletto dal Parlamento; e il presidente della Commissione sarà eletto dal Parlamento sulla base del programma. Infine almeno l’Alto Rappresentante, in questo schema, dovrebbe essere una donna. Ora bisognerà vedere come questo schema sarà accolto dal Ppe, che dovrebbe rinunciare alla presidenza della Commissione, e dagli altri 24 Paesi rappresentati nel Consiglio Europeo, inclusa l’Italia.
Tajani contrario alla nomina di Timmermans – Non ho “nulla di personale”, ha spiegato il vicepresidente dei popolari, “è una questione di principio: il Ppe è la prima forza politica” e “in base al Trattato il presidente della Commissione europea deve essere indicato dal Consiglio europeo in base al risultato elettorale. Per noi rimane valido quello che abbiamo detto fino ad oggi. Io credo che si debba, da parte del Partito popolare europeo, difendere il principio dello Spitzenkandidat”, ha proseguito. “Chi ha vinto le elezioni – ha spiegato – deve fare il presidente della Commissione europea. Il Ppe ha vinto le elezioni, quindi il presidente della commissione europea deve essere un rappresentate” dei popolari, il cui candidato è Weber. “Per Forza Italia – ha concluso Tajani – è impossibile votare un candidato socialista alla presidenza della commissione europea, visto che noi abbiamo sostenuto Manfred Weber“.