Carola Rackete si prepara all’udienza di convalida del suo arresto: è accusata di aver violato il divieto di entrare in porto e aver schiacciato una motovedetta delle Fiamme Gialle. La portavoce Linardi: "I finanziari si sono infilati nello spazio già ridotto tra la nave e la banchina". Il legale: "La motovedetta potrebbe non essere considerata una nave da guerra". Tesi smentita dal docente di diritto della navigazione
Carola Rackete, ai domiciliari in un’abitazione a Lampedusa, si prepara all’udienza di convalida del suo arresto. La comandante della Sea Watch dovrebbe presentarsi di fronte al giudice lunedì prossimo, 1 luglio, ad Agrigento. La capitana è accusata di aver violato il divieto di entrare in porto e aver schiacciato una motovedetta delle Fiamme Gialle durante l’attracco. “Noi crediamo che sia irresponsabile, anche nel momento in cui è stato violato un alt, che si faccia questo tipo di manovra ostruttiva nei confronti di una nave che non voleva certamente minacciare o bombardare”, ha detto Giorgia Linardi, portavoce della Sea watch, in merito alla manovra di attracco e allo scontro fra le due imbarcazioni finito sotto accusa. Secondo la sua versione, “la Guardia di Finanza ha deciso di infilarsi nello spazio già ridotto tra la nave e la banchina nel momento in cui la nave stava già attraccando. E’ rimasta in quello spazio che inevitabilmente si sarebbe chiuso”, ha spiegato la portavoce ai cronisti a Lampedusa. “Carola si è effettivamente scusata con la Guardia di Finanza ma non per essere entrata in porto. Mi ha detto che non aveva scelta perché non poteva fare un’altra notte in mare”, ha aggiunto Linardi.
La Guardia di finanza, al momento dell’arresto in flagranza, ha contestato alla comandante gli articoli 1099, 1100 e 1102 del codice della navigazione. Rispettivamente: rifiuto di obbedienza a nave da guerra, resistenza o violenza contro nave da guerra e navigazione in zone vietate. Contestato anche il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il pm di Agrigento, Gloria Andreoli, formalizzerà i capi di imputazione nel corso dell’udienza di convalida secondo le impostazioni della Procura della Repubblica, guidata da Luigi Patronaggio e dall’aggiunto Salvatore Vella. Tra gli altri reati ipotizzati, ma ancora non formalmente contestati, quelli legati al delitto di naufragio. Se venisse contestato il tentato naufragio – afferma Michele Comenale Pinto, docente di diritto della navigazione all’università di Sassari sentito dall’Ansa – “vorrebbe dire, evidentemente, che la procura ipotizza una condotta volontaria. Ma il reato di naufragio è perseguibile anche a titolo colposo, non solo doloso”.
“È stata fatta una manovra in condizioni di estrema difficoltà, ma non c’è stato alcun atto criminale, solo la necessità di salvare delle vite“, ha spiegato la capitana al suo legale, Salvatore Tesoriero, ricostruendo la manovra che ha portato al suo arresto. L’avvocato ha detto che una possibile strategia difensiva sarà quella di contestare il fatto che la motovedetta della Finanza sia una “nave da guerra“. E sarà questo uno degli elementi che verrà sollevato molto probabilmente nell’interrogatorio di convalida davanti al Gip. Una tesi che non trova d’accordo il professor Comenale Pinto. “La Corte Costituzionale – spiega il giurista – ha chiarito che le unità di navi della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza sono tecnicamente navi da guerra, perché il suo equipaggio fa parte degli equipaggi militari marittimi“.
LE DICHIARAZIONI DELL’EQUIPAGGIO – Le persone che erano a bordo della Sea Wacth oggi hanno ribadito le scuse alla Guardia di Finanza, già chieste ieri dalla comandante Carola Rackete, ma spiegano che “non volevamo assolutamente fare del male ai finanzieri” e che durante la manovra ci sono state confusione e “incomprensioni“. L’equipaggio della nave è composto da 16 persone provenienti dalla Germania, Olanda, Italia, Spagna e Francia. A cominciare dalla capitana. In un’intervista al Corriere della Sera, Carola Rackete, attraverso i suoi legali, ha raccontato: “La situazione era disperata. E il mio obiettivo era solo quello di portare a terra persone stremate e ridotte alla disperazione. Avevo paura. Da giorni facevamo i turni, anche di notte, per paura che qualcuno si potesse gettare in mare. E per loro, che non sanno nuotare, significa: suicidio. Temevo il peggio. C’erano stati atti di autolesionismo“. Nel pomeriggio Sea Watch Italia ha sottolineato su Twitter che “Carola è agli arresti domiciliari. È attesa lunedì la convalida dell’arresto da parte del Gip. La Sea Watch si sposterà in provincia di Agrigento. La nostra Comandante non ha rilasciato nessuna intervista. Quelle pubblicate oggi sono libere interpretazioni dei fatti”.
“Poco dopo la mezzanotte la comandante ci ha riuniti per annunciarci che avremmo raggiunto il porto di Lampedusa perché i 40 migranti a bordo non potevano più continuare a stare in quelle condizioni”, racconta invece Oscar, studente tedesco di 23 anni che fa parte dell’equipaggio della Sea Watch, mentre spiega com’è avvenuta la decisione di forzare il blocco ed entrare nelle acque territoriali italiane. “La situazione – continua il ragazzo – stava sfuggendo di mano: dopo due settimane di attesa bisognava portare in sicurezza quelle persone che erano già sofferenti e non potevano continuare a restare sulla nave”.
?#Carola è agli arresti domiciliari. È attesa entro martedì la convalida dell’arresto da parte del GIP.
La #SeaWatch si sposterà in provincia di Agrigento.
La nostra Comandante NON ha rilasciato nessuna intervista.
Quelle pubblicate oggi sono libere interpretazioni dei fatti. pic.twitter.com/FJpmgZn4oC— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) 30 giugno 2019
LE SCUSE ALLA GUARDIA DI FINANZA – Ieri la Guardia di Finanza ha accusato Sea Watch: le manovre della nave della ong hanno schiacciato la motovedetta delle fiamme gialle rischiando speronarli durante le manovre di attracco: “Non volevamo assolutamente fare del male ai finanzieri. La loro imbarcazione all’improvviso si è messa tra noi e la banchina per impedire l’attracco della nave”, spiega sempre Oscar. “Io non ho sentito le comunicazioni a bordo con la finanza – prosegue – e non so cosa ha detto la comandante ma so che ci sono state delle incomprensioni. E so che Carola ha chiesto aiuto alla Guardia di Finanza. Posso dire che al cento per cento Carola non avrebbe mai messo in pericolo la vita dei finanzieri. In quel momento le premeva mettere in sicurezza la vita dei 40 migranti a bordo della Sea Watch. Siamo dispiaciuti per i finanzieri che si sono spaventati. Non era nostra intenzione fare del male a nessuno”. Sul fatto è intervenuto questa mattina anche l’avvocato della comandante della nave, Salvatore Tesoriero, che ha dichiarato: “Non c’è stato alcuno speronamento ma una manovra fatta in condizione di estrema difficoltà, senza alcuna volontà di uccidere. Una manovra nella quale ci si è avvicinato forse un po’ troppo alla barca della Gdf ma non c’è stato alcun contatto o volontà di speronare la nave”.
LE ACCUSE ALLA COMANDANTE – La Sea Watch 3 è stata sequestrata dalla Guardia di Finanza dopo lo sbarco dei 42 migranti e si trova ora a circa 3 miglia da Lampedusa, in attesa di essere trasferita nel porto di Licata, in provincia di Agrigento. Oscar, che è ancora a bordo della nave, continua: “Siamo ancora sotto choc per quello che è accaduto la notte dello sbarco sul molo di Lampedusa. Non ci aspettavamo quelle reazioni scomposte da parte delle persone che stavano sulla banchina. Non capivamo cosa dicessero ma avevamo capito che erano insulti nei confronti di Carola, eravamo preoccupati per la nostra comandante. È stato terribile“. Parlando poi di Carola Rackete, racconta: “Siamo tutti molto orgogliosi di lei, è la donna più coraggiosa che io abbia mai incontrato in tutta la mia vita. Siamo preoccupati per lei per le conseguenze a cui potrà andare incontro. Mi auguro che la giustizia italiana faccia il suo corso, sono molto fiducioso anche se siamo preoccupati per quello che potrà accadere”.
La capitana della nave della ong tedesca rischia fino a 22 anni di carcere per resistenza o violenza contro nave da guerra e di tentato naufragio. Ma oggi uno dei legali di Carola Rackete ha dichiarato che, secondo alcune interpretazioni, “la motovedetta della Guardia di Finanza non può essere considerata una nave da guerra, questa è una delle possibilità”. Le accuse, in questo caso, potrebbero cambiare. E, aggiunge l’avvocato Tesoriero: “Il decreto sicurezza bis è una misura che noi riteniamo essere incomprensibile sul versante delle esigenze della tutela della vita umana perché lasciare fuori dalle acque territoriali una nave che ha bisogno di aiuto è contrario alle norme internazionali”.
Matteo Salvini aveva parlato di “capitana fuorilegge” e di “nave pirata” e oggi, su Twitter, ha aggiunto: “La comandante fuorilegge ha giustificato il folle attracco che ha messo a rischio la vita degli agenti della Guardia di finanza dicendo che c’era uno ‘stato di necessità‘. Ma se nessuno dei 41 immigrati a bordo aveva problemi di salute, di quale necessità parlava?”. I membri dell’equipaggio avevano dichiarato di non aver seguito le affermazioni del Ministro dell’Interno dei giorni scorsi: “Eravamo occupati a seguire i migranti a bordo”. E, aggiunge il 23enne tedesco volontario della ong tedesca: “Io capisco che Salvini deve fare politica ma prima vengono le persone, e non si può fare politica sulle spalle dei più deboli. È sbagliato il punto di vista. Anche l’Europa deve fare la sua parte e deve aiutare l’Italia. Posso anche capire la reazione dell’Italia ma non è questa la soluzione”.