La consigliera grillina e avvocata ha deciso di lasciare il suo posto in Comune. Sarà la legale di Federica Anghinolfi, accusata di essere una delle figure chiave del sistema di affidamento dei minori emerso nell'indagine Angeli e demoni
Una scelta di carattere personale, per evitare ulteriori malumori all’interno del Movimento reggiano, già reduce da un risultato per niente positivo alle recenti elezioni amministrative. Rossella Ognibene, candidata sindaco dei Cinquestelle lo scorso 26 maggio, si è dimessa dall’incarico di consigliera comunale, ottenuto insieme ad altri tre candidati pentastellati in virtù del 14% dei voti raccolto al primo turno. La decisione, presa in autonomia e senza rilasciare, al momento, nessuna dichiarazione ufficiale, è strettamente legata allo scandalo degli affidi in Emilia: la Ognibene è infatti l’avvocata di Federica Anghinolfi, dirigente del Servizio sociale integrato dell’Unione di Comuni della Val d’Enza che la procura di Reggio Emilia considera figura chiave del sistema illecito di affidamenti dei minori descritto nelle carte dell’inchiesta “Angeli e Demoni”. E se è vero che la posizione professionale della Ognibene non è in conflitto con il ruolo di consigliera, questa suo impegno sarebbe politicamente poco compatibile con la dura condanna espressa dai vertici nazionali e locali del Movimento, i primi a prendere una posizione molto netta sulla vicenda.
“Che voi siate maledetti. Carcere a vita e buttare la chiave”, aveva commentato a caldo la vicepresidente della Camera, Maria Edera Spadoni, volto reggiano dei Cinquestelle, molto vicina al vicepremier Luigi Di Maio. La battaglia politica sul tema si è inasprita anche per il coinvolgimento nell’inchiesta del sindaco Pd di Bibbiano, Andrea Carletti, ai domiciliari con l’accusa di abuso d’ufficio e “consapevole della totale illeicità del sistema”. E tra i 27 indagati, di cui 16 sottoposti a misure cautelari, c’è anche la Anghinolfi, ai domiciliari con le accuse di falso in atto pubblico, abuso d’ufficio, violenza privata e lesioni personali gravissime. Per i pm, era lei che aveva affidato la psicoterapia all’interno di una delle strutture coinvolte alla onlus Hansel e Gretel, firmando le determine delle spese relative a prestazioni che arrivavano anche a 135 euro all’ora, nonostante la Ausl di Reggio Emilia potesse utilizzare i propri professionisti gratuitamente. Ed era sempre la Anghinolfi, secondo l’accusa, che in alcuni casi era arrivata a obbligare gli assistenti sociali a redigere e firmare falsi verbali sul contesto familiare e abitativo in cui vivevano i bambini, che poi decideva di affidare in modo arbitrario. La Ognibene, oltre a difendere la Anghinolfi, si trova anche molto vicina a Marco Scarpati, suo collega di studio, un avvocato molto stimato in città per il suo storico impegno a difesa dei minori vittime di abusi e il cui nome figura ora tra quello degli indagati nell’inchiesta che ha scosso l’Emilia.
Le dimissioni della Ognibene rischiano però di creare un’altro problema per i Cinquestelle reggiani: a subentrarle sarà infatti l’ex consigliere comunale Cristian Panarari, primo dei non eletti con le sue 138 preferenze ottenute il 26 maggio. Su di lui, ex wrestler, però pende una richiesta di espulsione mossa in prima persona dalla Spadoni per un post relativo alla Nazionale italiana di calcio femminile pubblicato su Facebook: “Forza Azzurre, regalate ‘notti magiche’ agli italiani”, aveva scritto sul social Panarari, allegando una foto allusiva di Laura Giuliani,la portiere delle Azzurre, durante un’azione di gioco. Il nome di Panarari aveva diviso il Movimento locale anche prima dell’uscita sessista: a ridosso del ballottaggio, per il quale la stessa Ognibene non aveva dato indicazioni di voto ai suoi elettori, l’ex consigliere aveva invece espresso la propria preferenza per il candidato sindaco del centrodestra Roberto Salati, poi comunque nettamente sconfitto dal primo cittadino uscente del Pd, Luca Vecchi. Una presa di posizione che era costata a Panarari la segnalazione da parti di alcuni attivisti pentastellati per la sua mancata imparzialità.