Iride, riconoscimento facciale o impronta digitale? C’è un altro elemento che identifica univocamente le persone: il battito del cuore. Ne parlano i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology in un nuovo articolo, in cui descrivono un dispositivo sviluppato per il Pentagono. Può identificare le persone rilevandone l’esclusiva “impronta cardiaca” tramite un laser a infrarossi, a distanze fino a 200 metri, che si potrebbero aumentare sfruttando laser più potenti.
Gli esperti spiegano che ci sono altre tecniche all’avanguardia per identificare le persone da lontano, come ad esempio l’andatura, ma non sono necessariamente univoche, lo è invece la firma cardiaca di un individuo, che non può essere alterata o mascherata. Il dispositivo, che è stato battezzato Jetson, funziona usando una tecnica nota come vibrometria laser per rilevare il movimento superficiale causato dal battito cardiaco, e funziona anche se la persona indossa camicia e giacca.
Da notare che non si tratta di un’idea inedita, perché le firme cardiache sono già utilizzate per l’identificazione a scopo di sicurezza. L’azienda canadese Nymi, ad esempio, ha sviluppato un sensore per le pulsazioni come alternativa all’identificazione delle impronte digitali, che è già stato testato presso un’azienda edilizia nel Regno Unito. La novità di Jetson sta nel fatto che non richiede alcun contatto con la persona da identificare. Anche le tecnologie impiegate non sono inedite: viene sfruttato un dispositivo standard impiegato nell’industria per controllare le vibrazioni a distanza in strutture come le turbine eoliche. Nel caso di Jetson, è stato aggiunto uno speciale giunto cardanico in modo che un punto laser invisibile, di dimensioni quadrate, possa essere “puntato” su un bersaglio piccolo. La scansione con questo sistema impiega circa 30 secondi perché sia attendibile, per questo al momento il dispositivo è efficace solo quando il soggetto è seduto o in piedi.
Il gruppo di ricerca del MIT si è occupato dello sviluppo software, ossia della creazione degli algoritmi necessari per estrarre la firma cardiaca dai segnali laser. Secondo Steward Remaly del Combating Terrorism Technical Support Office del Pentagono, in buone condizioni Jetson può ottenere una precisione superiore al 95%, e il valore è migliorabile. È possibile che Jetson venga impiegato insieme al riconoscimento facciale o ad altri metodi di identificazione per avere certezze assolute.
Al momento la limitazione più evidente di questo sistema è la mancanza di un database di firme cardiache con cui confrontare i risultati della scansione. In proiezione futura però l’idea è interessante, soprattutto per l’applicazione civile in ambito sanitario, ossia per eseguire scansioni cardiache alla ricerca di aritmie o altro, senza bisogno di collegare fisicamente i pazienti agli strumenti diagnostici.