Nazanin Zaghari Ratcliffe, la anglo-iraniana detenuta nel carcere di Evin in Iran, ha interrotto lo sciopero della fame sabato scorso, 29 giugno, e di conseguenza anche suo marito Richard Ratcliffe che era in sciopero congiunto con lei. Richard Ratcliffe, cittadino britannico, si era accampato fuori dall’ambasciata iraniana a Londra per chiedere la liberazione di sua moglie, arrestata a Teheran nell’aprile del 2016. A fargli compagnia in questi 15 giorni ci sono stati i suoi familiari, che hanno dormito con lui nelle tende allestite sul marciapiede di fronte l’Ambasciata.
Secondo quanto riferito dal marito al programma Today di Bbc Radio 4, Nazanin ha ricevuto “molte pressioni” dalla guardie della rivoluzione al fine interrompere lo sciopero della fame.
Ratcliffe aveva dichiarato qualche giorno fa al The Guardian di essere consapevole che non fosse questo il momento giusto per uno sciopero della fame, visto quello che sta accadendo nel Golfo, ma ha voluto comunque farlo per seguire sua moglie e perché teme che questa vicenda possa venir dimenticata.
Sua moglie Nazarin venne arrestata dai Pasdaran iraniani all’aeroporto Imam Khomeini di Teheran mentre era in procinto di prendere un volo per Londra, paese nel quale vive da anni. Era giunta in Iran per fare visita ai suoi genitori, insieme alla sua bambina Gabriella, che allora aveva solo 22 mesi e che da quel giorno vive con i nonni che l’avevano accompagnata all’aeroporto. Come dichiarato da Ratcliffe alla Cnn, da quel momento “le autorità hanno ritirato il passaporto anche della piccola, nonostante sia di nazionalità britannica”.
La vicenda di Nazanin è davvero poco chiara. Le accuse a lei rivolte risalgono al periodo in cui la donna lavorava alla Bbc, dal 2009 al 2010, in cui secondo il Tribunale iraniano avrebbe utilizzato un corso di giornalismo on line per reclutare e formare alcuni dissidenti della Repubblica islamica, sul canale Bbc Persian. Successivamente alla sua collaborazione con la Bbc, aveva anche lavorato come project manager con la Thomson Reuters Foundation, un ente non-profit che promuove il progresso socio-economico, il giornalismo indipendente e lo stato di diritto. Accusata di spionaggio e di aver complottato di rovesciare il governo iraniano, è stata condannata a cinque anni di reclusione. Lo scorso agosto 2018, dopo più di due anni di detenzione e dopo varie sollecitazioni da parte dei suoi avvocati, ha potuto riabbracciare sua figlia Gabriella ma solo per tre giorni, per poi rientrare in carcere.
La storia di Nazanin e lo sciopero della fame anche da parte di suo marito ha creato qualche malumore in Iran. Riferendosi proprio alle pressioni poste nei giorni scorsi dal marito davanti all’ambasciata iraniana a Londra, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Seyed Abbas Mousavi qualche giorno fa ha affermato che queste “esternazioni” hanno il solo scopo di aumentare il clamore mediatico e di attirare l’attenzione, sottolineando che “tali mosse” non aiuteranno di certo a risolvere il caso. “Causare disordini e ostacoli alla routine quotidiana di un’ambasciata – ha detto – è in violazione delle convenzioni internazionali e tali mosse non sono accettate dall’Iran”.
Mousavi ha inoltre ricordato che il sistema legale del suo paese considera Nazanin Zaghari-Ratcliffe una spia nazionale e per questo è stata accusata di crimini contro la sicurezza nazionale. Ancora una volta ha ribadito che seppur la Zaghari abbia una doppia nazionalità, l’Iran non riconosce questo stato, per cui per la Repubblica islamica dell’Iran lei è una iraniana a tutti gli effetti e risponde alle leggi in vigore nel paese. Motivazione per la quale è stata respinta dall’Iran anche la richiesta del ministro degli Esteri britannico Jeremy Hunt, che lo scorso marzo aveva concesso alla donna protezione diplomatica. Proprio a causa di questo ennesimo rifiuto da parte di Teheran, il ministero degli Esteri britannico ha consigliato ai cittadini con doppia cittadinanza iraniana e britannica di non andare in Iran per il rischio di essere trattenuti dalle forze di sicurezza iraniane, e ha parlato delle “continue arbitrarie detenzioni” e del “maltrattamento delle persone con doppia cittadinanza”, portando l’esempio della Zaghari.
In queste due settimane davanti l’ambasciata iraniana a Londra, più di cento parlamentari hanno fatto visita a Ratcliffe, tra cui il segretario alla Difesa Penny Mordaunt e il leader laburista Jeremy Corbyn. Contemporaneamente alcuni media iraniani hanno divulgato la notizia che Richard Ratcliffe prima dello sciopero avrebbe incontrato Jeremy Hunt. Dunque vi sarebbe stata una forte influenza del governo britannico nella decisione di organizzare il “circo mediatico” fuori dall’ambasciata iraniana, in diretto contrasto con l’articolo 22 della Convenzione di Vienna che stabilisce l’inviolabilità delle sedi diplomatiche.
Al momento la situazione di Nazanin a Teheran rimane invariata, ma Richard Ratcliffe si dice comunque soddisfatto, poiché oggi il suo caso ha avuto un clamore mediatico e quindi molte più persone conoscono l’ingiusta detenzione di sua moglie e si attiveranno per la sua liberazione. Questo vuol dire che 15 giorni di sciopero della fame non sono stati vani.