Secondo il presidente dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che ha parlato in occasione della presentazione del rapporto annuale in Parlamento, la concorrenza fiscale "genera esternalità negative che costano a livello globale 500 miliardi di dollari l’anno". E sul trasferimento della sede di Fca a Londra: "Ha causato per l’Italia un rilevante danno economico". Da inizio anno comminate sanzioni per 1 miliardo e 277 milioni di euro
“La concorrenza fiscale genera esternalità negative che costano a livello globale 500 miliardi di dollari l’anno, con un danno per l’Italia tra i 5 e gli 8 miliardi di dollari l’anno“. A dichiararlo è stato il presidente dell’Antitrust Roberto Rustichelli, illustrando la relazione annuale in Parlamento. Ha quindi parlato della “malsana competizione frutto di egoismi nazionali” rappresentata dal dumping fiscale. “Una concorrenza “di cui beneficiano le più astute multinazionali”, ha detto, pone le imprese italiane, “in una situazione di grave svantaggio competitivo”.
Rustichelli, che ricopre la carica da maggio, ha criticato in particolare il comportamento “realizzato da alcuni paesi membri, divenuti oramai veri e propri paradisi fiscali“. La concorrenza fiscale posta in essere da Olanda, Irlanda, Lussemburgo e Regno Unito, afferma, “è utilizzata dalle imprese multinazionali per porre in essere forme di pianificazione fiscale aggressiva“. E a questo proposito, il presidente dell’Antitrust ha fatto riferimento al caso di Fca: “Il trasferimento della sede fiscale a Londra di quella che era la principale azienda automobilistica italiana, nonché il trasferimento della sede legale e fiscale in Olanda della sua società sua controllante” ha causato all’Italia “un rilevante danno economico”.
“I gruppi multinazionali“, ha continuato Rustichelli, “reagiscono alla concorrenza fiscale localizzando le loro imprese più profittevoli proprio nei Paesi europei con una tassazione più favorevole. Se alcuni Paesi ci guadagnano, è l’Unione europea a perderci. Ciò non solo drena risorse dalle economie in cui il valore è effettivamente prodotto, ma riduce nel complesso la capacità della collettività di raccogliere risorse, in tal modo impedendo una più equa tassazione dei profitti delle imprese”.
Citati anche i dati sull’attività svolta dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato: dal 1° gennaio 2018 al 1° giugno 2019 sono state comminate sanzioni per 1 miliardo e 277 milioni di euro, di cui oltre 1 miliardo e 192 milioni di euro in sede di enforcement antitrust ed oltre 85 milioni di euro in materia di tutela del consumatore. Per quanto concerne la tutela della concorrenza, sono stati chiusi 13 procedimenti per intese, 11 procedimenti per abuso di posizione dominante e 5 procedimenti per concentrazioni.