Negli incontri si celano i segreti della Repubblica, ma soprattutto si mettono in funzione gli ingranaggi di quel perverso rapporto tra politica, massoneria, mafia e magistratura che ha reso instabile la nostra democrazia. Seguendo le intercettazioni e le carte del processo di Lecce che ha portato all’arresto dei magistrati Antonio Savasta e Michele Nardi e individuato altri magistrati coinvolti, ci si accorge ad occhio nudo come questo intreccio che ha caratterizzato gli anni bui della Repubblica sia ancora in piedi, vivo e vegeto, e si muova sempre con gli stessi rituali.
Dagli incontri emersi dalle intercettazioni di Luca Palamara scopriamo che Luca Lotti, Ferri e altri magistrati si incontravano di notte per decidere gli incarichi direttivi da assegnare di giorno. Nelle intercettazioni del giudice Nardi, tuttora agli arresti per corruzione in atti giudiziari nel processo di Lecce, scopriamo che un riferimento essenziale a Roma del magistrato è Cosimo Ferri, parlamentare del Pd, membro del Csm e sottosegretario del ministero di Grazia e Giustizia del ministro Andrea Orlando.
Nardi, come si apprende dalle intercettazioni dei Carabinieri, chiama Ferri – allora sottosegretario – per incontrarlo a proposito di un procedimento disciplinare che lo vede coinvolto e che può nuocere alla sua carriera. Ferri gli dice di passare dal ministero il martedì successivo. Dopo l’incontro Nardi, che ha una linea diretta con la segreteria di Ferri, manda al ministero tutte le carte che a suo dire potrebbero modificare le sorti di quella relazione negativa nei suoi confronti. In queste carte campeggia quello che Nardi definisce in altra intercettazione “asso nella manica”, “carta da giocare al momento giusto”, un parere in suo favore di Arcibaldo Miller.
Chi è Miller? Un magistrato in servizio a Napoli, con il quale questa storia ha una cosa in comune: cene e incontri notturni. Quello di Arcibaldo Miller, per cui verrà indagato insieme proprio a Cosimo Ferri sulla cosiddetta P3, avviene il 23 settembre del 2009. L’incontro si tiene proprio nell’abitazione di Denis Verdini. All’incontro erano presenti Flavio Carboni, Arcangelo Martino, Pasquale Lombardi, Marcello Dell’Utri (condannato per mafia), Giacomo Caliendo, Antonio Martone. Anche in questo incontro si decidevano cose importanti: le sorti della Regione Campania ed altre questioni su cui l’inchiesta è ancora aperta. Nardi, che ha il padre Vincenzo ex ispettore – come Miller, utilizzato da Bettino Craxi per controllare il pool di Mani pulite – con Miller condivide un’altra passione, per cui lo stesso Miller era stato indagato con archiviazione: la vicinanza ad ambienti massonici, accertata dagli investigatori, e a imprenditori legati alla criminalità organizzata.
In un’intercettazione dei Carabinieri, Nardi parla con un suo amico massone e non si scandalizza minimamente quando questi gli dice: “sto coi capi clan dei Capriati [di Bari, ndr] che devono partecipare a un’asta a Trani…” e quando questi gli dice che potranno aggiustare le cose col giudice a Catanzaro, relativamente al processo pendente contro Nardi, quando l’amico gli dice “in stile ‘ndrangheta”, non batte ciglio. Insomma il meccanismo che sta venendo fuori grazie anche alla legge Spazzacorrotti, alle captazioni e alla professionalità degli investigatori possiede delle costanti che si ripetono, e che rendono l’intreccio politica/magistratura/mafia/massoneria più vivo che mai anche in questi giorni.
Nardi, sapendo già di essere sotto inchiesta per corruzione a Lecce, in un messaggio sms rivolgendosi a Savasta che doveva trasferirsi scrive: ”Sarebbe l’ideale trasferirsi nel distretto di Lecce per liberarsi dalla loro persecuzione”. E Savasta, colto da un attimo di buonsenso e che come Nardi ha ricevuto un avviso di garanzia per corruzione dal Tribunale di Lecce, gli risponde: ”Non posso andarci”. Infatti alla fine Savasta andrà a Roma dove incontrerà Lotti, Ferri, entrando più a fondo nel meccanismo, cui Nardi era giunto per eredità paterna.
Altro elemento fondamentale del meccanismo che viene fuori dalle inchieste è che gli ispettori come Miller e Nardi padre hanno sempre da parte della politica una attenzione favorevole. Miller ottiene da Nicola Zingaretti, l’11 maggio del 2019, un incarico per un Ente regionale di pubblica assistenza a 2mila euro lordi al mese. Va meglio a Nardi padre, che ottenne dal Comune di Trani un incarico dal 2010 al 2018 come consulente in una municipalizzata a 4mila euro lordi, ritoccata negli ultimi quattro anni a 3mila. Un vitalizio di fine carriera.