Lascia la carica di rettore di Catania, dopo essere stato coinvolto nell’inchiesta ‘Università Bandita’ dalla quale è emerso, secondo l’accusa, che 27 concorsi sono stati truccati. Il chirurgo Francesco Basile, con una lettera inviata a Marco Bussetti, ha rassegnato le dimissioni, dopo essere stato sospeso dal Gip con altri 9 professori dell’Ateneo. Dimissioni che sono state acecttate dal ministro. “A seguito della nota vicenda giudiziaria avviata dalla Procura di Catania che vede coinvolti, in qualità di indagati, numerosi docenti dell’Università di Catania ed anche me, in qualità di rettore – ha scritto nella lettera a Bussetti – ho avuto modo di riflettere profondamente sulle decisioni più opportune da prendere per il bene dell’Ateneo. Con lo stesso spirito di servizio che ha contraddistinto il mio mandato e per il rispetto e la considerazione che ho sempre manifestato per il ruolo che ricopro e nei confronti della magistratura, ritengo doveroso rassegnare le mie dimissioni dalla carica di rettore dell’Università di Catania”. Una decisione, quella di dimettersi, che il professor Basile definisce “sofferta” ma, sottolinea, è adottata “per la tutela dell’istituzione, dei docenti, dei dirigenti e del personale universitario che sento a me particolarmente vicini in questo momento e per garantire agli studenti serenità nel loro percorso di studio”. “Infine – precisa Basile – ritengo che, spogliandomi del ruolo istituzionale, potrò con maggiore libertà ed incisività e senza condizionamenti esterni, dimostrare la mia assoluta estraneità ai fatti che mi vengono contestati”.
Bussetti, accettando le dimissioni, ha sottolineato: “È importante che su questa vicenda si faccia chiarezza quanto prima. Sono emerse condotte preoccupanti e vanno accertate anche e soprattutto a tutela del nostro sistema accademico che è di altissimo livello”. Poi assicura che “il ministero, come già promesso, non resterà a guardare: rispetteremo ed eseguiremo le decisioni dei giudici e ci costituiremo parte civile nel futuro processo. Qualora alcuni concorsi risultassero truccati, saranno annullati. Il nostro ordinamento ha tutti gli strumenti per ripristinare la legalità violata. E allo stesso tempo pensiamo a una proposta politica e legislativa che metta in sicurezza il mondo universitario: è un settore fondamentale per la crescita del Paese”. Come già comunicato, il Miur ha immediatamente avviato una verifica sull’eventuale presenza all’interno delle commissioni di abilitazione scientifica nazionale – o in qualsiasi altro tipo di collaborazione istituzionale con il Ministero – di docenti universitari coinvolti nel procedimento penale. All’esito degli accertamenti saranno adottati i necessari provvedimenti di sospensione di tali collaborazioni con il personale docente coinvolto nell’inchiesta.
I docenti coinvolti – La Procura di Catania aveva chiesto provvedimenti cautelari personali per 40 dei 66 indagati nell’inchiesta ‘Università Bandita’, nata da indagini della Digos della polizia di Stato su 27 concorsi accademici che, secondo l’accusa, sarebbero stati truccati. Nessuna richiesta era stata invece avanzata per altri 26 indagati, e tra loro i rettori Eugenio Gaudio, de La Sapienza di Roma, e Marco Montorsi, dell’Humanitas University di Rozzano.
Il Gip Carlo Cannella, nella sua ordinanza di 676 pagine, ha disposto la sospensione dell’esercizio dal pubblico ufficio per il rettore Francesco Basile, del pro rettore Giancarlo Magnano di San Lio, dell’ex rettore Giacomo Pignataro e di altre sette professori universitari. La richiesta della Procura, a conclusione di un atto da 1.049 pagine, era più articolata: 13 arresti domiciliari, 27 divieti di dimora, e nessun provvedimento per gli altri 26 indagati. I domiciliari erano stati chiesti oltre che per Basile, Magnano di San Lio e Pignataro, anche per i professori sospesi: Michela Maria Benedetta Cavallaro (direttrice del dipartimento di Economia e impresa UniCt), Filippo Drago (direttore Scienze Biomediche e biotecnologie UniCt), Giovanni Gallo (direttore Matematica e informatica UniCt), Carmelo Giovanni Monaco (direttore Scienze biologiche, geologiche e ambientali UniCt), Roberto Pennisi (direttore Giurisprudenza UniCt), Giuseppe Sessa (presidente coordinamento facoltà Medicina UniCt). Gli arresti domiciliari erano stati chiesti anche per Massimo Libra (ordinario di Scienze biomediche UniCt), Ferdinando Nicoletti (ordinario e componente del dipartimento Scienze biomediche UniCt), Giuseppe Pappalardo (ordinario e membro interno del concorso per Rtda nel settore scientifico informativo bandito il 7 giugno 2017) e Giovanni ‘Gianni’ Puglisi (direttore di Scienze del farmaco di UniCt).
La Procura aveva chiesto solo il divieto di dimora per uno dei 10 indagati sospesi dal Gip: il professore Giuseppe ‘Ucciò Barone (direttore Scienze politiche e sociali UniCt). Il procuratore Carmelo Zuccaro, l’allora aggiunto Sebastiano Ardita, adesso al Csm, e i sostituti Marco Bisogni, Raffaella Agata Vinciguerra e Santo Bisogni, avevano chiesto il divieto di dimora a Catania per altri 26 indagati: Luca Vanella (docente prima fascia UniCt), Marinella Astuto (professoressa associata UniCt), Piero Baglioni (ordinario UniFi, con richiesta divieto dimora anche a Firenze), Antonio Barone (docente prima fascia UniCt), Giovanna Cigliano (professoressa associata UniNa ‘Federico II’, con richiesta divieto dimora anche a Napoli), Umberto Cillo (ordinario UniPd, con richiesta divieto dimora anche a Padova), Giorgio Conti (ordinario a La Cattolica di Roma, con richiesta divieto dimora anche a Roma), Vera Maria Lucia D’Agata (associata Scienze biomediche Uni Ct), Stefano De Franciscis (docente prima fascia dell’UniCz, con richiesta divieto dimora anche a Catanzaro), Santi Fedele (ordinario UniMe, con richiesta divieto dimora anche a Messina), Enrico Foti (direttore Ingegneria civile e Architettura UniCt), Sebastiano Angelo Granata (ricercatore tipo B Scienze politiche e sociali UniCt), Salvatore Giovanni ‘Salvo’ Gruttadauria (ordinario Chirurgia generale UniCt), Calogero Guccio (ordinario Economia e imprese UniCt), Alfredo Guglielmi (ordinario UniVr, con richiesta divieto dimora anche a Verona), Giampiero Leanza (ordinario Scienze del farmaco UniCt), Paolo Mazzoleni (ordinario Scienze biologiche UniCt), Maura Monduzzi (ordinario UniCa, con richiesta divieto dimora anche a Bologna), Giuseppe ‘Pippo’ Mulone (ordinario UniCt), Paolo Navalesi (ordinario UniCz), Giovanni Matteo Negro (ordinario UniCt), Vincenzo ‘Nino’ Perciavalle (ordinario in quiescenza UniCt), Stefano Giovanni Puelo (direttore Scienze mediche UniCt), Maria Alessandra Ragusa (ordinario Matematica e informatica UniCt), Antonino Tony Recca (ex rettore UniCt) e Salvatore Saccone (docente prima fascia UniCt).