Neanche un’ora di udienza, giusto il tempo di ricusare un altro dei componenti della commissione che deve giudicarlo. Luca Palamara non vuole Piercamillo Davigo tra i giudici disciplinari che devono decidere se sospenderlo dalle funzioni e dallo stipendio. Nei giorni scorsi il pm sotto inchiesta aveva chiesto di escludere dalla commissione di Palazzo dei Marescialli anche Sebastiano Ardita. Il motivo? Entrambi si sarebbero già pronunciati in maniera dura sulla vicenda. Cosa che per la verità non risulta, almeno pubblicamente. La commissione ha preso atto delle richieste di Palamara e ha rinviato l’udienza al 9 luglio. Prima di allora la questione dovrebbe essere stata sciolt: e quindi si capirà se il procedimento disciplinare dell’ex presidente dell’Anm può cominciare oppure no.
Procedimento a rischio rinvio – Ardita, infatti, che ha preso il posto di Giuseppe Cascini. Quest’ultimo si era astenuto perché in passato aveva guidato l’Anm in comune per Palamara (era segretario quando il pm sotto inchiesta era presidente). In caso di ricusazione, dunque, Ardita dovrà essere sostituito da un altro pubblico ministere nella sezione disciplinare. Ma allo stato, al Csm non ce ne sono altri, essendosi dimessi per le intercettazioni dell’inchiesta di Perugia, Antonio Lepre e Luigi Spina. Una situazione che si potrebbe risolvere solo se Cascini revocasse in parte la sua astensione, accettando di occuparsi della ricusazione di Ardita. Se così non fosse sarebbe probabile il rinvio ad ottobre, cioè alle elezioni suppletive per sostituire i consiglieri pm che si sono dimessi.
La memoria: “Facevo parte di un sistema” – Nell’udienza di oggi non si è trattata alcuna questione di merito, nè ha preso la parola Palamara, di cui è stata solo recepita la memoria depositata dai suoi legali, gli avvocati Benedetto e Mariano Marzocchi Buratti, Roberto Rampioni. “È l’incontro tra la componente laica e quella togata, previsto dalla Costituzione, che nella mia esperienza personale ha esaltato l’incontro tra magistratura e politica. Ho fatto parte di questo sistema condividendone pregi unitamente alla piena consapevolezza dei difetti, dei quali però non posso assumermi da solo tutte le responsabilità”, scrive il magistrato accusato di corruzione, che ammette: “Errori sicuramente ne sono stati commessi”. Nella sua memoria, l’ex componente del Csm spiega inoltre che vuole “rivolgere le scuse più sincere e profonde al Presidente della Repubblica, nella sua qualità di garante supremo dell’autonomia e della indipendenza della intera magistratura“.
“Tanti magistrati sono venuti da me” – Palamara ha anche chiesto scusa a Mattarella. “Voglio oggi in questa sede rivolgere le mie scuse più sincere e profonde al Presidente della Repubblica, nella sua qualità di garante supremo dell’autonomia e della indipendenza della intera magistratura”, scrive Palamara. Che per il resto il magistrato smentisce ogni addebito. “È vero ho partecipato a cene ed incontri in occasione delle nomine ed anche in occasione della futura ed imminente nomina del Procuratore di Roma. Ma l’autonomia della scelta del Csm mai e poi mai l’avrei messa in discussione. Per me sono stati da sempre, cioè dal 2007, solo momenti di libera espressione di idee e di opinioni. Durante il periodo consiliare 2014-2018 la mia persona è stata oggetto di interessamenti Infatti una volta assunta la carica di componente del Csm moltissimi colleghi si sono direttamente o indirettamente relazionati con la mia persona per i più svariati motivi”, scrive il pm. Che poi ricorda – senza citare nomi – alcuni precedenti assimilabili agli incontri con Luca Lotti, Cosimo Ferri e cinque consiglieri del Csm. “In tali occasioni – ha spiegato Palamara – è tranquillamente capitato: che un Procuratore della Repubblica venisse a cena con me per parlarmi delle future nomine riguardanti i Procuratori aggiunti; che un collega del mio ufficio mi venisse a cercare per perorare la sua nomina a Procuratore Aggiunto; che un consigliere uscente si volesse confrontare con me sulle più importanti scelte consiliari da effettuare”. Quindi l’ammissione: “Errori sicuramente ne sono stati commessi e su questo ha sicuramente inciso la sfrenata corsa al carrierismo conseguente all’abolizione del criterio della anzianità e all’abbassamento dell’età pensionabile a 70 anni nonché la gerarchizzazione degli uffici requirenti che ha aumentato ruolo e poteri del Procuratore della Repubblica anche nel rapporto con la Polizia Giudiziaria”.
“Mai fatto costruire dossier contro Ielo” – Palamara nega qualsiasi manovra sulla procura di Roma. “Nella richiesta di sospensione del Ministro si afferma che avrei ‘illecitamente interferito nella nomina del Procuratore di Romà. Io mi protesto formalmente estraneo a qualsiasi forma di interferenza poiché altrimenti dovrei essere accusato di averlo fatto anche per la nomina dei più importanti uffici giudiziari del nostro Paese”, scrive nella memoria difensiva, spiegando anche di non aver “mai costruito dossier su Paolo Ielo“, e di aver “sempre avuto buoni rapporti con tutti. Ancor di più nel mio ufficio ed in particolare con Giuseppe Pignatone che per tanti anni per me è stato un sincero e reale punto di riferimento”. L’unica ammissione è il legame con il faccendiere Fabrizio Centofanti: “Non posso rinnegare però un rapporto di amicizia con Centofanti. Mai ho avuto a che fare con il gruppo Amara. Mai ho ricevuto la somma di euro 40.000 per aiutare Longo come Procuratore di Gela”.
Giustizia & Impunità
Csm, Palamara ricusa anche Davigo. E nella memoria scrive: ‘Parte di un sistema. Non rinnego amicizia Centofanti’
Dopo Ardita, il pm sotto inchiesta chiede l'esclusione di un altro componente della disciplinare. Il motivo? Entrambi si sarebbero già pronunciati in maniera dura sulla vicenda. "È vero ho partecipato a cene ed incontri in occasione delle nomine ed anche in occasione della futura ed imminente nomina del Procuratore di Roma. Ma l'autonomia della scelta del Csm mai e poi mai l’avrei messa in discussione", scrive il pm nella sua memoria difensiva
Neanche un’ora di udienza, giusto il tempo di ricusare un altro dei componenti della commissione che deve giudicarlo. Luca Palamara non vuole Piercamillo Davigo tra i giudici disciplinari che devono decidere se sospenderlo dalle funzioni e dallo stipendio. Nei giorni scorsi il pm sotto inchiesta aveva chiesto di escludere dalla commissione di Palazzo dei Marescialli anche Sebastiano Ardita. Il motivo? Entrambi si sarebbero già pronunciati in maniera dura sulla vicenda. Cosa che per la verità non risulta, almeno pubblicamente. La commissione ha preso atto delle richieste di Palamara e ha rinviato l’udienza al 9 luglio. Prima di allora la questione dovrebbe essere stata sciolt: e quindi si capirà se il procedimento disciplinare dell’ex presidente dell’Anm può cominciare oppure no.
Procedimento a rischio rinvio – Ardita, infatti, che ha preso il posto di Giuseppe Cascini. Quest’ultimo si era astenuto perché in passato aveva guidato l’Anm in comune per Palamara (era segretario quando il pm sotto inchiesta era presidente). In caso di ricusazione, dunque, Ardita dovrà essere sostituito da un altro pubblico ministere nella sezione disciplinare. Ma allo stato, al Csm non ce ne sono altri, essendosi dimessi per le intercettazioni dell’inchiesta di Perugia, Antonio Lepre e Luigi Spina. Una situazione che si potrebbe risolvere solo se Cascini revocasse in parte la sua astensione, accettando di occuparsi della ricusazione di Ardita. Se così non fosse sarebbe probabile il rinvio ad ottobre, cioè alle elezioni suppletive per sostituire i consiglieri pm che si sono dimessi.
La memoria: “Facevo parte di un sistema” – Nell’udienza di oggi non si è trattata alcuna questione di merito, nè ha preso la parola Palamara, di cui è stata solo recepita la memoria depositata dai suoi legali, gli avvocati Benedetto e Mariano Marzocchi Buratti, Roberto Rampioni. “È l’incontro tra la componente laica e quella togata, previsto dalla Costituzione, che nella mia esperienza personale ha esaltato l’incontro tra magistratura e politica. Ho fatto parte di questo sistema condividendone pregi unitamente alla piena consapevolezza dei difetti, dei quali però non posso assumermi da solo tutte le responsabilità”, scrive il magistrato accusato di corruzione, che ammette: “Errori sicuramente ne sono stati commessi”. Nella sua memoria, l’ex componente del Csm spiega inoltre che vuole “rivolgere le scuse più sincere e profonde al Presidente della Repubblica, nella sua qualità di garante supremo dell’autonomia e della indipendenza della intera magistratura“.
“Tanti magistrati sono venuti da me” – Palamara ha anche chiesto scusa a Mattarella. “Voglio oggi in questa sede rivolgere le mie scuse più sincere e profonde al Presidente della Repubblica, nella sua qualità di garante supremo dell’autonomia e della indipendenza della intera magistratura”, scrive Palamara. Che per il resto il magistrato smentisce ogni addebito. “È vero ho partecipato a cene ed incontri in occasione delle nomine ed anche in occasione della futura ed imminente nomina del Procuratore di Roma. Ma l’autonomia della scelta del Csm mai e poi mai l’avrei messa in discussione. Per me sono stati da sempre, cioè dal 2007, solo momenti di libera espressione di idee e di opinioni. Durante il periodo consiliare 2014-2018 la mia persona è stata oggetto di interessamenti Infatti una volta assunta la carica di componente del Csm moltissimi colleghi si sono direttamente o indirettamente relazionati con la mia persona per i più svariati motivi”, scrive il pm. Che poi ricorda – senza citare nomi – alcuni precedenti assimilabili agli incontri con Luca Lotti, Cosimo Ferri e cinque consiglieri del Csm. “In tali occasioni – ha spiegato Palamara – è tranquillamente capitato: che un Procuratore della Repubblica venisse a cena con me per parlarmi delle future nomine riguardanti i Procuratori aggiunti; che un collega del mio ufficio mi venisse a cercare per perorare la sua nomina a Procuratore Aggiunto; che un consigliere uscente si volesse confrontare con me sulle più importanti scelte consiliari da effettuare”. Quindi l’ammissione: “Errori sicuramente ne sono stati commessi e su questo ha sicuramente inciso la sfrenata corsa al carrierismo conseguente all’abolizione del criterio della anzianità e all’abbassamento dell’età pensionabile a 70 anni nonché la gerarchizzazione degli uffici requirenti che ha aumentato ruolo e poteri del Procuratore della Repubblica anche nel rapporto con la Polizia Giudiziaria”.
“Mai fatto costruire dossier contro Ielo” – Palamara nega qualsiasi manovra sulla procura di Roma. “Nella richiesta di sospensione del Ministro si afferma che avrei ‘illecitamente interferito nella nomina del Procuratore di Romà. Io mi protesto formalmente estraneo a qualsiasi forma di interferenza poiché altrimenti dovrei essere accusato di averlo fatto anche per la nomina dei più importanti uffici giudiziari del nostro Paese”, scrive nella memoria difensiva, spiegando anche di non aver “mai costruito dossier su Paolo Ielo“, e di aver “sempre avuto buoni rapporti con tutti. Ancor di più nel mio ufficio ed in particolare con Giuseppe Pignatone che per tanti anni per me è stato un sincero e reale punto di riferimento”. L’unica ammissione è il legame con il faccendiere Fabrizio Centofanti: “Non posso rinnegare però un rapporto di amicizia con Centofanti. Mai ho avuto a che fare con il gruppo Amara. Mai ho ricevuto la somma di euro 40.000 per aiutare Longo come Procuratore di Gela”.
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Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.