Le due strutture funerarie che si trovano all'interno del territorio della Santa Sede saranno ispezionate l'11 luglio prossimo. Un'operazione decisa dopo la richiesta della famiglia della ragazza scomparsa nel 1983: i legali hanno denunciato che più persone da anni depongono fiori in segno di pietà nei confronti della Orlandi "che lì sarebbe seppellita"
Nuovo colpo di scena nel caso di Emanuela Orlandi. Dopo le denunce della famiglia della ragazza scomparsa nel 1983, il Vaticano ha deciso di aprire due tombe all’interno del Cimitero Teutonico, lì dove i parenti di Emanuela credono possano trovarsi i resti della 15enne. Si tratta di una decisione storica, fortemente voluta dal Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, nel tentativo di fare ulteriore chiarezza sulla vicenda della Orlandi, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia sparita nel nulla 36 anni fa. Il direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti, ha spiegato che “l’Ufficio del promotore di giustizia del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, nelle persone del promotore prof. Gian Piero Milano e del suo aggiunto prof. Alessandro Diddi, ha disposto con decreto del 27 giugno 2019 l’apertura di due tombe presenti presso il Cimitero Teutonico. La decisione si inserisce nell’ambito di uno dei fascicoli aperti a seguito di una denuncia della famiglia di Emanuela Orlandi che, come noto, nei mesi scorsi ha, tra l’altro, segnalato il possibile occultamento del suo cadavere nel piccolo Cimitero ubicato all’interno del territorio dello Stato Vaticano”.
Gisotti ha precisato, inoltre, che “le operazioni si svolgeranno il prossimo 11 luglio, alla presenza dei legali delle parti (oltre che dei familiari di Emanuela Orlandi e dei parenti delle persone seppellite nelle tombe interessate), con l’ausilio tecnico del professor Giovanni Arcudi, del comandante della Gendarmeria Vaticana, Domenico Giani, e di personale della Gendarmeria. Il provvedimento giudiziario prevede una complessa organizzazione di uomini e mezzi (sono coinvolti operai della Fabbrica di San Pietro e personale del COS, il Centro Operativo di Sicurezza della Gendarmeria Vaticana, per le operazioni di demolizione e ripristino delle lastre lapidee e per la documentazione delle operazioni)”.
Il portavoce vaticano ha chiarito anche che “la decisione giunge dopo una fase di indagini nel corso della quale l’Ufficio del promotore – con l’ausilio del corpo della Gendarmeria – ha svolto approfondimenti tesi a ricostruire le principali tappe giudiziarie di questo lungo doloroso e complesso caso. Va ricordato che per ragioni di carattere giuridico l’autorità inquirente vaticana non ha giurisdizione per svolgere indagini sulla scomparsa, avvenuta in Italia, di Emanuela Orlandi; indagini che peraltro sono state condotte dagli inquirenti italiani – sin dalle prime fasi – con scrupolo e rigore professionale. Pertanto, l’iniziativa vaticana riguarda soltanto l’accertamento della eventuale sepoltura del corpo di Emanuela Orlandi nel territorio dello Stato vaticano. In ogni caso, – ha aggiunto Gisotti – le complesse operazioni peritali fissate per il prossimo 11 luglio sono solo la prima fase di una serie di accertamenti già programmati che, dopo l’apertura delle tombe e la repertazione e catalogazione dei resti, porteranno alle perizie per stabilire la datazione dei reperti e per il confronto del DNA”.
“Cercate dove indica l’angelo” si leggeva nel messaggio arrivato nell’estate 2018 all’avvocato della famiglia Orlandi, Laura Sgrò, come indizio per ritrovare i resti di Emanuela. Effettivamente nel Cimitero Teutonico c’è la statua di un angelo che tiene un foglio con la scritta in latino “Requiescat in pace”, “Riposa in pace”. Per terra una lastra con una scritta funeraria dedicata alla principessa Sofia e al principe Gustavo von Hohenlohe che nel 1857 fu nominato arcivescovo da Pio IX. Ma la datazione della statua è diversa da quella della lastra. L’istanza formale per la riapertura del loculo era stata subito inoltrata al cardinale Parolin. “Alcune fonti – era scritto nella richiesta depositata in Vaticano dal legale della famiglia Orlandi, il 25 febbraio 2019 – riferiscono che più persone da anni sono solite deporre i fiori in segno di pietà nei confronti dell’Orlandi che lì sarebbe seppellita. Per fugare ogni dubbio sul contenuto, si ritiene opportuno una ricerca negli archivi di ogni documento relativo a tale loculo per individuare chi vi risulti essere stato sepolto. In ogni caso si chiede l’apertura della tomba alla presenza della sottoscritta di un rappresentante della famiglia Orlandi e del nostro consulente tecnico, il dottor Giorgio Portera, affinché possa partecipare alle operazioni con tutte le garanzie necessarie vista la gravità del caso”.
Già l’ipotesi di aprire alcune delle tombe presenti nel Cimitero Teutonico aveva suscitato grande irritazione negli ambienti della Curia romana. Ora la decisione di procedere con l’apertura di due loculi arriva dopo che, nel novembre 2018, nella sede della Nunziatura apostolica in Italia, in via Po a Roma, erano state ritrovate alcune ossa. In un primo tempo, senza però che vi fosse alcun tipo di riscontro scientifico, era stato ipotizzato un collegamento tra questi ritrovamenti e la scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, anche quest’ultima sparita misteriosamente nel 1983 all’età di 15 anni. Ma le analisi scientifiche hanno fatto risalire quelle ossa a un periodo che risale tra il 90 e il 230 dopo Cristo. Ora questo ulteriore passo del Vaticano contribuirà a fare ulteriore chiarezza.
Twitter: @FrancescoGrana