Che gran filibustiere, Zeus. Traditore impenitente, capace di inventarsi gli espedienti più bizzarri per sedurre e ingannare così la moglie, Era. Si dice di un patto tra i due secondo il quale Zeus avrebbe dovuto esserle fedele per 300 anni, la durata di una luna di miele mitologica. E ci riuscì, il “nostro”, a non tradirla. Per 300 anni: poi rieccolo, il Gigi Rizzi dell’Olimpo. Playboy si può dire ineguagliabile, anche per via del tempo a disposizione, migliaia e migliaia di anni. Il mito è traditore. E lo è anche la letteratura. Non solo al maschile: Anna Karenina e il bel Vronskij, Francesca da Rimini, Madame Bovary, Margherita. O Elena, a voler finire il giro e ritornare alla mitologia.
Le ardimentose trame di coppie sfasciate o messe alla prova da un tradimento si possono trovare ovunque. Mito, romanzi, cinema, vita quotidiana. E tivù, ovviamente. Nella forma di un film, di una serie, o di un programma. O addirittura, nella forma di un genere che è mezzo soap opera – mezzo reality, una specie fauno del tubo catodico. È Temptation Island, programma targato Maria De Filippi in onda il lunedì su Canale5 con un successo notevole di share. Come funziona? Alcune coppie vogliono mettere alla prova il loro amore e così vengono separate, per un certo periodo di tempo: le ragazze vanno a vivere in un villino sul mare insieme a una manica di single tentatori. I ragazzi, idem: casa, spiaggia e donne pronte a tutto per conquistarli (ma sopratutto, per qualche ospitata in discoteca una volta finito il programma o mal che vada una sponsorizzazione Fittea). Ora, non c’è bisogno di dire che se a questo ci aggiungi un team di autori che sanno il fatto loro e che mettono palesemente le mani nella trama, un casting che dà vita a una specie di “orgia del volere essere visti” e ancora, aperitivi, musica estiva d’ordinanza, abiti che manco ai tempi d’oro del Billionaire di Briatore, è fatta. Anche perché le coppie quasi tutte perfette per scoppiare.
Arcangelo e Nunzia, per esempio. I due parlano di se stessi in terza persona, come avessero imparato un copione e lo recitassero compreso di “NOME:”. Ieri sera hanno dato vita a una trametta di quelle semplici semplici, così semplice che purtroppo la vita vera ne abbonda: lei vede lui provarci con un’altra donna, lui confida (a un’altra persona) di averla tradita molte volte, lei ci rimane male, pensa di lasciarlo, lui allora fa la sceneggiata, si riappacificano. Le dinamiche tra le coppie sono le più svariate: da Katia che dice al tentatore “cavalcami“, a Jessica che “vuole tornare a provare emozioni forti”. In sole due settimane: certo le loro storie devono essere proprio a prova di bomba.
E mentre, nel quotidiano, per scoprire un tradimento (o una volontà di tradimento) bisogna ricorrere a mezzucci di vario tipo, qui succede che il conduttore, un Filippo Bisciglia particolarmente in forma, arriva e mostra un video. Zan zan. Lo share è servito. La trama più vecchia del mondo, resa nazionalpopolare, anzi trash e spolverata con colpi di scena ben scritti da autori che sanno il fatto loro. Il livello è basso, anzi bassissimo. Ma il pubblico si diverte: basta dare un’occhiata a Twitter per capirlo (e per rendersi conto di avere a che fare con un target giovane). Certo, manca tutta la vera angoscia generata dal tradimento. La nevrosi, la perdita di fiducia in se stessi, la mancanza di stimoli verso nuove relazione, e il periodo di elaborazione. Ma è la tivù defilippiana: se proprio si deve ostentare una sofferenza verosimile, si va a C’è Posta per Te.
Resta una curiosità: fuori dalle telecamere, quante coppie parteciperebbero a una specie di Temptation Island? Immaginate: la stessa cosa, ma senza tv in mezzo. Chi vorrebbe provare un’esperienza del genere, “video verità compresi”? C’è da scommettere che sarebbero in molti. E che altrettanti, invece, preferirebbero la più saggia via del “meglio non sapere”. Viene in mente il finale di un film di Massimo Troisi: Giuliana De Sio entra nella camera di lui. I due si sono lasciati, lui sta soffrendo molto e lei chissà perché è tornata: per una spiegazione o per chiedere perdono? Si siede sul letto di fronte a lui e dice: “Vuoi sapere la verità?”. Troisi, allora, risponde. E pronuncia un definitivo, favoloso, inossidabile e perfetto: “No”.