“Ci sono delle famiglie di carcerati che hanno bisogno di aiuto dateci un contributo di duemila euro per poterle aiutare. Aspettiamo al massimo una settimana altrimenti sparisce il mezzo”.   La ‘ndrangheta aveva messo le mani sul servizio mensa delle scuole di Bianco, in provincia di Reggio Calabria. Il mezzo che doveva sparire o subire un danneggiamento era il furgone impiegato dalla società “Le Palme ristorazione & servizi” per la consegna dei pasti nelle scuole.

Tre persone sono state arrestate stamattina dai carabinieri. Su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri, dell’aggiunto Giuseppe Lombardo e del sostituto della Dda Francesco Tedesco, infatti, il gip ha emesso un’ordinanza di custodia nei confronti dei fratelli Bartolomeo e Domenico Scordo, detto “Micu u pupu”. Ai domiciliari, invece, è finito Giuseppe Palamara, funzionario del comune di Bianco e responsabile del procedimento per l’aggiudicazione del servizio di refezione scolastica nel 2014 e 2015.

È solo indagato, invece, suo nipote Vincenzo Bruzzaniti al quale comunque la direzione distrettuale antimafia ha notificato un avviso di garanzia per  tentata estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso.  Oltre alla richiesta di 2mila euro per le famiglie dei carcerati della zona, i carabinieri sono ricostruire come all’interno del Comune di Bianco c’era una gestione arbitraria della cosa pubblica da parte del funzionario Giuseppe Palamara che ha piegato gli interessi pubblici a quelli propri, dei propri familiari e di persone a lui vicine.

In sostanza Palamara ha esercitato una pressione psicologica e morale sui rappresentanti della ditta che aveva vinto l’appalto della mensa. Attraverso allusioni e messaggi velati, infatti, il geometra di Africo sarebbe riuscito a imporre la sua volontà nella scelta del personale da impiegare nel servizio, ottenendo che venissero assunti soggetti a lui vicini o legati da vincoli di parentela. Come “addetto ai pasti veicolati”, quindi, è stato assunto suo nipote Vincenzo Bruzzaniti che l’anno successivo, nel 2015, è riuscito ad accaparrarsi  addirittura l’appalto attraverso un’impresa costituita ad hoc.

In quell’occasione, lo zio funzionario (descritto dal gip come un soggetto che non si pone “il minimo scrupolo”) non si è astenuto dall’incarico di responsabile del suddetto procedimento amministrativo, dichiarando falsamente di non avere rapporti di incompatibilità con i partecipanti alla gara d’appalto. Questo ha provocato un ingiusto vantaggio di 67mila euro a Vincenzo Bruzzaniti. Sempre lo zio funzionario del Comune, con 350 euro di soldi pubblici, sarebbe riuscito a fare ottenere anche la certificazione Haccp ai dipendenti. “Giuseppe Palamara – scrive il gip Domenico Stilo nell’ordinanza di custodia cautelare – tuttora ricopre il ruolo di responsabile del servizio amministrativo del Comune di Bianco. Non v’è dubbio che il pericolo di reiterazione del reato è concreto e attuale”.

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