di Carblogger
Dieci giorni da cancellare. Non mi hanno detto se John Elkann, il presidente di Fca, ci stia pensando veramente. Ma capirei se volesse farlo. Dieci giorni, quelli dell’affaire Renault, da togliere dal calendario per rimettere a pari almeno il tempo. Non Fca. Ce ne vorrebbero molti di più.
Il 27 maggio Elkann annuncia di aver presentato a Renault una offerta di fusione. Al suo fianco gli uomini di Goldman Sachs, gente seria e partner storico. John si espone perché banchieri e francesi gli hanno dato via libera. Scrivo – e non mi pento – che Elkann si è mosso bene seguendo uno schema da scuola Marchionne: cogliere l’opportunità saltando sulle difficoltà altrui. L’operazione ha un senso. E’ la sua vera première da numero uno di Fca. Con la quale esce da coni d’ombra enormi: il nonno Gianni, Montezemolo, Marchionne.
Ma passano dieci giorni e il 6 giugno John Elkann, in piena trattativa, sbatte la porta dando la colpa al governo francese per un matrimonio che evidentemente non s’ha da fare. E abbandona senza avere un piano B, nota l’amico Riccardo Ruggeri.
Resta il rebus Nissan, l’alleato scalpitante di Renault fin lì tagliato fuori. Pessima idea: i francesi lo hanno trattato per vent’anni come una ricca colonia anche se ha dimensioni doppie e presenza più globale sui mercati. Paradosso, ma mica tanto: e se Elkann fosse andato a trattare con Nissan invece che con Renault, che sarebbe successo?
Dieci giorni da cancellare. L’ha già fatto un papa, Elkann non è un papa ma potrebbe rifarlo per sé.
Nel ‘500 il calendario era così sballato che ogni quattro secoli si anticipava di tre giorni. Papa Gregorio XIII chiamò a sé matematici e astronomi e riformò il calendario: via dieci giorni di troppo – dal 4 ottobre 1582 si passò direttamente al 15 ottobre 1582 – via un anno bisestile alla fine di ogni secolo e il calendario gregoriano rimise le cose a posto fino a oggi. Non senza proteste e adottato da diversi nazioni solo anni dopo, Giappone, Russia e Cina secoli dopo. Ma almeno il tempo era ormai quello giusto.
Fca-Renault, pare che ora siano tornati a trattare in silenzio, chissà se arriveranno a sedersi di nuovo intorno a un tavolo. I dieci giorni di John Elkann resteranno comunque lì, sullo sfondo senza un fondo. Da cancellare. O da riconsiderare, un po’ come Montaigne scriveva con disincanto dell’aggiustamento gregoriano: “La mia mente è sempre dieci giorni avanti o dieci giorni indietro. Sento continuamente un sussurro nell’orecchio: questa sistemazione riguarda quelli che non sono ancora nati“.