Per la prima volta negli ultimi novant’anni l’Italia è in fase di declino demografico. A dichiararlo è l’Istat nel Report sul bilancio demografico diffuso oggi, che afferma che la popolazione italiana è scesa a 55 milioni 104 mila: 235 mila in meno rispetto all’anno precedente (-0,4%). Dal 2014 al 2018, la popolazione è diminuita di 677mila persone: una perdita pari alla scomparsa di una città grande come Palermo. A causare il declino sono in particolare due fattori: la diminuzione delle nascite, al minimo storico dall’Unità d’Italia, e l’aumento degli espatri: le persone che hanno lasciato il Paese nel 2018 sono quasi 157mila, con un aumento di 2mila unità rispetto all’anno precedente.
Nascite ai minimi storici
Il crollo delle nascite è in atto dal 2008 e, già a partire dal 2015, ha portare il numero dei neonati sotto il mezzo milione. Nel 2018 i neonati iscritti all’anagrafe sono stati 439.747, con un calo di oltre 18mila unità dal 2017 al 2018, pari al 4% . Il calo si registra in tutte le zone italiane ma è più accentuato al Centro (-5,1% rispetto all’anno precedente). Secondo l’Istat, la diminuzione delle nascite nel nostro Paese si deve principalmente a fattori strutturali: si registra una progressiva riduzione delle potenziali madri dovuta, da un lato, all’uscita dall’età riproduttiva delle generazioni molto numerose nate all’epoca del baby-boom, dall’altro, all’ingresso di contingenti meno numerosi a causa della prolungata diminuzione delle nascite osservata a partire dalla metà degli anni Settanta.
Più decessi che nascite
In Italia si registrano più decessi che nascite e questo perché la popolazione italiana ha da tempo perso la sua capacità di crescita per effetto della dinamica naturale, quella dovuta alla ‘sostituzione’ di chi muore con chi nasce. Nel corso del 2018 la differenza tra nati e morti (saldo naturale) è negativa e pari a -193 mila unità.
Il saldo naturale della popolazione complessiva è negativo ovunque, tranne che nella provincia di Bolzano. A livello nazionale il tasso di crescita naturale si attesta a -3,2 per mille e varia dal +1,7 per mille di Bolzano al -8,5 per mille della Liguria. Anche Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte e Molise presentano decrementi naturali particolarmente accentuati, superiori al 5 per mille. Il deficit di nascite rispetto ai decessi si riscontra esclusivamente nella popolazione di cittadinanza italiana (-251 mila). Per la popolazione straniera il saldo naturale è ampiamente positivo (+57.554) conseguenza della più alta natalità, rispetto agli italiani, e della bassissima mortalità in ragione del giovane profilo per età di questa popolazione.
Declino demografico rallentato dagli stranieri
Il declino demografico è rallentato solo dalla crescita dei cittadini stranieri. L’Istituto di Statistica fa notare che negli ultimi quattro anni i nuovi cittadini per acquisizione della cittadinanza sono stati oltre 638 mila. Senza questo apporto, il calo degli italiani sarebbe stato intorno a 1 milione e 300 mila unità. Al 31 dicembre 2018 sono 5.255.503 i cittadini stranieri iscritti in anagrafe: rispetto al 2017 sono aumentati di 111 mila (+2,2%) arrivando a costituire l’8,7% del totale della popolazione residente. Le nascite di bambini di cittadini stranieri si concentrano nel Nord-ovest (21,0%) e nel Nord-est (20,7%). L’Emilia-Romagna ha la percentuale più alta di nati da cittadini stranieri (24,3%), la Sardegna la più bassa (4,5%). Il Report certifica anche che il numero di cittadini stranieri che lasciano il nostro Paese è in lieve flessione (-0,8%) mentre è in aumento l’emigrazione di cittadini italiani.
L’Italia è un paese multietnico
L’Istat conferma poi il quadro multietnico del Paese: in Italia sono presenti quasi quasi 50 nazionalità differenti con almeno 10 mila residenti. Le cinque più numerose sono quella romena (1 milione 207 mila), albanese (441 mila), marocchina (423 mila), cinese (300 mila) e ucraina (239 mila), che da sole rappresentano quasi il 50% del totale degli stranieri residenti.