Nello storico quartier generale emiliano c'è stato il taglio del nastro per il Paint Shop dedicato al super suv: 17 mila metri quadri in cui convergono il lavoro di 200 nuovi dipendenti e la tecnologia di intelligenza artificiale. L'ad Domenicali: "Stiamo andando in una direzione mai vista prima"
L’inaugurazione del nuovo centro di verniciatura Lamborghini e dedicato interamente al super sport utility Urus completa, per il momento, il processo di ampliamento che ha portato la fabbrica del Toro a espandersi nell’arco di un paio d’anni da 80 mila a 160 mila metri quadrati. Un impianto che sostituisce il lavoro prima affidato allo stabilimento di Bratislava, studiato per mantenere l’impronta di ecosostenibilità che dal 2015 ha fatto ottenere all’intero complesso industriale la certificazione “carbon neutral”, lavorando con il 25% di energie rinnovabili e utilizzando colori per il 95% a base d’acqua. Oltre a questo, diverse le tecnologie innovative impiegate per ridurre gli sprechi nella fase di verniciatura e contenere le emissioni dei solventi.
Sono oltre 300 le tinte disponibili nel nuovo Paint Shop che ogni giorno sforna 22 Urus, sviluppato per lavorare secondo un modello di verniciatura modulare anziché lineare: ciò significa che ciascuna vettura segue un percorso produttivo ad hoc, il che è possibile grazie all’integrazione dell’intelligenza artificiale. Il lavoro dell’uomo si unisce ed è complementare a quello dei robot, i quali sono responsabili di programmare i processi sulla base delle priorità “imparate” precedentemente.
Tuttavia, le prime parole spese all’inaugurazione del centro verniciatura sono state dedicate ai numeri occupazionali che la nuova ala dello stabilimento – 17 mila metri quadri e 50 milioni di investimento – sta fornendo come valore aggiunto al territorio: il nuovo progetto ha consentito già 200 nuove assunzioni, per un totale di 1.750 dipendenti (in cinque anni sono aumentati del 70%) a lavoro nel polo di Sant’Agata Bolognese. E questo fa pensare come nel marchio del gruppo Audi convivano due anime, quella dal respiro internazionale e l’altra nazionale, quasi locale: Lamborghini ha il suo mercato di riferimento in quello statunitense, ma ragiona e agisce come fosse una medio-grande azienda emiliana e italiana.
Azienda che, tra l’altro, sta vivendo forse il suo periodo più florido, vedendo trasformato in otto anni il proprio fatturato da 300 milioni a 1,7 miliardi di euro: “Stiamo andando in una direzione mai vista prima” ha sottolineato il numero uno di Automobili Lamborghini, Stefano Domenicali, commentando i dati del primo semestre dell’anno, che ha visto la consegna ai clienti di 4.553 vetture, segnando il 96% in più di quanto ottenuto nello stesso periodo del 2018. “Il successo che stiamo avendo è legato non solo alla clientela che si fa sempre più giovane, ma anche all’estensione del portafoglio del brand che volevamo ottenere con la Urus”, il “V8” che nei primi 12 mesi dal lancio è stato prodotto in 5 mila unità e che potrebbe far avvicinare Lamborghini pure al mercato nostrano.