Almeno 44 persone sono morte e altre 130 sono rimaste ferite nel bombardamento aereo che ha colpito un centro di detenzione per migranti in Libia, a Tajoura, nella periferia orientale della capitale Tripoli. A riportare i numeri è l’Unsmil, la missione di supporto dell’Onu in Libia. Le vittime sono per lo più migranti provenienti da Sudan, Eritrea e Somalia e, secondo il portavoce governativo Osama Ali, “questa è una valutazione preliminare e il bilancio potrebbe aumentare”. Secondo quanto riferito da un testimone ai media locali infatti, nell’hangar bombardato erano rinchiuse oltre 120 persone: “È una situazione estremamente tragica, ci sono ancora corpi sotto le macerie”, fa sapere al-Jazeera. E un altro testimone citato dal magazine online Focus on Africa parla di “un centinaio di vittime”.A dirsi “estremamente preoccupata” per quanto accaduto è anche l’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati, che su Twitter ha espresso il suo rammarico: “I civili non devono mai essere un obiettivo”. E l’Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, Michelle Bachelet, aggiunge: “Questo attacco, dipende dalla precise circostanze, equivale ad un crimine di guerra“.
1 /9 Tajoura (Tripoli), il centro di detenzione per migranti in Libia prima del bombardamento. Foto di Pierfrancesco Curzi
Nella serata di mercoledì, però, l’offensiva degli uomini fedeli a Khalifa Haftar riprende con un bombardamento sull’aeroporto internazionale di Tripoli: “Le nostre forze aeree hanno appena distrutto la principale sala comando dei droni (Uav, unmaned aerial vehicle, ndr) dentro l’aeroporto di Mitiga“, ha annunciato con un tweet, Ahmed al-Mismari, portavoce dell’Esercito nazionale libico del generale della Cirenaica. Lo scalo di Mitiga è l’unico funzionante della capitale libica.
Ismail Mohammed, uno dei portavoce della Comunità dei rifugiati dal Sudan in Italia, in contatto con alcuni sopravvissuti sudanesi, sentito dal magazine online Focus on Africa ha dichiarato che il numero dei morti è più alto delle cifre ufficiali: “Sono un centinaio le vittime del bombardamento sul centro di migranti in Libia, a Tajoura, molte donne e bambini. Molti dei feriti sono in condizioni gravissime e mancano all’appello un’ottantina di migranti, per lo più gente del Sudan, molti del Darfur come me, ma anche somali, eritrei, etiopi”.
Il governo di unità nazionale riconosciuto a livello internazionale (Gna) con sede a Tripoli ha denunciato l’attacco come un “crimine odioso”, incolpando il “criminale di guerra Khalifa Haftar”, e ha chiesto alla missione Onu di istituire una commissione d’inchiesta per indagare. Haftar, che controlla gran parte della Libia orientale e meridionale, all’inizio di aprile aveva lanciato infatti un’offensiva per prendere la capitale e ora il Gna ha accusato le forze pro-Haftar di aver effettuato un attacco “premeditato” e “preciso” al centro migranti. “Non è la prima volta che le forze di Haftar prendono di mira il centro. E’ finito sotto attacco ad aprile, quando le forze di Haftar hanno iniziato la loro campagna per catturare Tripoli”, spiega al Jazeera. Un portavoce delle forze del generale Haftar ha detto che il raid era mirato contro la base di una milizia: “Non avevamo ordini di prendere di mira il centro”, ha detto il generale Khaled el-Manjoub accusando le forze governative di sfruttare i migranti come “scudi umani piazzandoli in depositi di munizioni”.
Quanto accaduto è per il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Enzo Moavero, “un’ulteriore tragedia che mostra l’atroce impatto della guerra sulla popolazione civile. La netta condanna dei bombardamenti indiscriminati di aree civili, si accompagna all’appello a fermare un aggravarsi delle ostilità che mette continuamente in gravissimo pericolo vite umane e distrugge infrastrutture essenziali per la popolazione – ha proseguito Moavero -. Occorre garantire, immediatamente, misure di seria protezione per i civili e, in particolare, trasferire i migranti che si trovano nelle strutture di raccolta in luoghi al sicuro dai combattimenti e sotto la tutela delle Nazioni Unite”. La missione delle Nazioni Unite in Libia ha fatto sapere infatti che sono circa 3.500 i migranti e i rifugiati che si trovano nei centri di detenzione vicini alla zona dei combattimenti e quindi in pericolo.
Il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti ha chiesto al governo di attivare corridoi umanitari per svuotare i campi profughi: “In Libia – ha affermato – la situazione è sempre più drammatica. Bisogna fermare l’escalation militare perché il conflitto colpisce i più deboli ed innocenti. Chiediamo al Governo di svuotare subito i campi profughi con i corridoi umanitari e i rimpatri volontari. Stiamo assistendo ad un’emergenza umanitaria ed il Governo e l’Europa non possono voltarsi dall’altra parte”.