I corrieri devono essere italiani, al massimo dell’Est Europa. Bianchi, comunque, oppure insieme non si lavora più. Una “comunicazione importante”, così la Chino Color, ditta che si occupa di lavorazione di metalli a Lumezzane, nel bresciano, scriveva nell’oggetto della mail inviata ad almeno un fornitore, ma potrebbero essere anche molti di più. Per mandare un vero e proprio avvertimento: “Chiediamo tassativamente, pena interruzione del rapporto di fornitura con la vostra società, che non vengano più effettuate consegne utilizzando trasportatori di colore e/o pakistani, indiani o simili“, si legge nel testo. E alla fine, una specifica che rende ancora più evidente il senso della richiesta: “Gli unici di nazionalità estera che saranno accettati saranno quelli dei paesi dell’Est, gli altri non saranno fatti entrare nella nostra azienda né tantomeno saranno scaricati”. Il messaggio, come riportato dal Giornale di Brescia, è arrivato lo scorso 21 giugno alle 11.23 nella casella di posta della Deterchimica, ditta di Torbole Casaglia, sempre in provincia di Brescia, che fornisce prodotti e servizi di pulizia professionale. Matteo Zanotti, amministratore delegato dell’azienda, martedì 2 luglio ha riunito il suo staff per condividere la posizione da tenere, decidendo poi di denunciare quanto accaduto: “A noi interessano professionalità, correttezza, tempestività e cortesia. Per tutti, italiani e stranieri”, ha detto Zanotti, che ora sta valutando di interrompere il rapporto professionale con la Chino Color.
“È stato lo sfogo di un momento, lo sappiamo tutti che non è possibile fare come abbiamo scritto, così però ci pensano un po’ e si danno una calmata”, ha detto un dipendente della Chino Color al Giornale di Brescia. “Se diciamo che possono venire qui a caricare o scaricare a determinati orari, è perché non possiamo fare diversamente. Eppure c’è chi viene due ore prima e pretende di essere servito subito, spesso con maleducazione ed arroganza. Fin che ci siamo noi sopportiamo, l’altro giorno invece hanno trovato il titolare e dall’ufficio è partita quella mail”, ha raccontato un altro dipendente. Ilfattoquotidiano.it ha contatto la segreteria dell’azienda e il titolare per un commento, ma hanno preferito non rilasciare dichiarazioni. L’impresa, fondata 90 anni fa da una storica famiglia di imprenditori locali, è considerata un’eccellenza nel suo settore.
La foto della mail ha fatto il giro dei social e scatenato numerose polemiche: “Sul loro sito si vantano di rispettare l’ambiente, ma se la mail si confermasse vera, questa azienda forse rispetta l’ambiente ma non gli esseri umani”, ha scritto su Facebook Cathy La Torre, storica attivista Lgbt e avvocata specializzata nel diritto antidiscriminatorio. “La richiesta che impone all’azienda fornitrice solo lavoratori bianchi, qualora non smentita, sarebbe gravissima. Una specie di politica aziendale che ricalca le leggi razziali, discriminando un’intera categoria di lavoratori sulla base del colore della loro pelle o della loro nazionalità. Un danno economico per l’azienda fornitrice che, pena la risoluzione del contratto, cosa dovrebbe fare? Licenziare tutti i suoi lavoratori che hanno la pelle nera?”, si chiede La Torre, annunciando la segnalazione all’Unar, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni.