Sette anni dopo il crac la sentenza definitiva sulla frode che ha visto i torresi investire nel corso degli anni quasi 800 milioni di euro sottoscrivendo obbligazioni fabbricate in casa dalla famiglia di armatori che hanno poi svuotato la società dell'interno
Condanna definitiva per i cinque imputati del crac Deiulemar, la compagnia di navigazione di Torre del Greco (Napoli) nella quale circa 13mila risparmiatori, soprattutto famiglie locali, hanno investito nel corso degli anni quasi 800 milioni di euro sottoscrivendo obbligazioni fabbricate in casa dalla famiglia di armatori che, con l’avvicinarsi dei guai, hanno anche svuotato la società dell’interno. La sentenza della Cassazione è arrivata giovedì 4 luglio, 7 anni dopo il crac. L’entità delle pene deve però essere ricalcolata per una nuova valutazione delle circostanze aggravanti e attenuanti: il nuovo giudizio che si svolgerà davanti alla Corte di Appello di Roma verterà solo sul trattamento sanzionatorio.
In particolare sono stati ritenuti responsabili i fratelli Angelo e Pasquale Della Gatta che in Appello sono stati condannati dalla corte capitolina a 11 anni e 8 mesi di reclusione, mentre Giuseppe Lembo, l’unico fondatore del gruppo ancora in vita, era stato condannato a 13 anni. Definitivamente accertata anche la responsabilità di Micaela Della Gatta (che era stata condannata a 5 anni e 4 mesi), e della figlia del defunto ex amministratore unico Michele Iuliano, Giovanna Iuliano (che era stata condannata a 5 anni e 4 mesi). Per tutti ci sarà il ricalcolo delle pene.
Nei giorni scorsi una delegazione di obbligazionisti ha partecipato alla messa celebrata nella basilica di Santa Croce dal parroco, don Giosuè Lombardo. La presenza dei risparmiatori alla funzione ordinaria era stata preannunciata con il proposito di chiedere ”l’intercessione” di San Vincenzo Romano, il parroco della chiesa torrese santificato lo scorso ottobre da Papa Francesco, affinché “sia fatta giustizia e ci venga restituito quanto ingiustamente sottrattoci”, avevano spiegato i promotori dell’iniziativa.
A margine della funzione religiosa, il parroco aveva incontrato una parte degli obbligazionisti, consegnando loro diverse effige del parroco-santo. “Prima della benedizione – aveva raccontato Aniello Ferro, tra i portavoce dei creditori della Deiulemar – il parroco ha ricordato la figura di don Vincenzo Romano, che si schierò in difesa dei corallari nelle battaglie con i proprietari delle imbarcazioni e degli istituti bancari. Ci ha esortato inoltre ad andare a Roma, dove giovedì in Cassazione è in programma l’udienza conclusiva legata al crac, con il solo intento di chiedere giustizia al fine di ricevere solo ciò che ci spetta. Ci ha esortato ad avere sempre speranza e fede”.