Il generale Enrico Celentano è stato sentito giovedì per 4 ore dai magistrati. Quando i pm gli hanno chiesto dove fosse la sera del 13 agosto 1999, secondo quanto riferisce oggi il Corriere Fiorentino, il generale avrebbe risposto come ha sempre fatto: "Non ricordo". Ma, secondo l'accusa, i tabulati telefonici rileverebbero la sua presenza a Pisa, dove la recluta siciliana morì cadendo da una torre
L’inchiesta sulla morte del parà Emanuele Scieri, trovato cadavere nella caserma ‘Gamerra’ di Pisa il 16 agosto 1999, scala le gerarchie militari. La procura di Pisa ha iscritto nel registro degli indagati anche l’allora comandante della Folgore, il generale Enrico Celentano, oggi 76enne, per le ipotesi di reato di favoreggiamento e false informazioni al pubblico ministero. Salgono così a 4 le persone finite sotto inchiesta: gli altri indagati, che erano tutti commilitoni della vittima, sono Alessandro Panella, 40 anni, di Cerveteri (arrestato ai domiciliari e da mesi con il solo obbligo di firma), Andrea Antico, coetaneo, residente in provincia di Rimini, e Luigi Zabara, 41 anni, di Frosinone. A tutti e tre viene contestato al momento l’omicidio volontario in concorso.
Il generale in pensione è stato sentito giovedì per 4 ore dal procuratore capo di Pisa, Alessandro Crini, e dal sostituto Sisto Restuccia. Quando i pm hanno chiesto a Celentano dove fosse la sera del 13 agosto 1999, secondo quanto riferisce oggi il Corriere Fiorentino, il generale avrebbe risposto come ha sempre fatto: “Non ricordo”. Ma, secondo l’accusa, i tabulati telefonici rileverebbero la sua presenza a Pisa. E la sera del 13 agosto alle ore 23.45 da un cellulare agganciato alla cella della caserma partì una chiamata diretta alla sua abitazione a Livorno. All’alba del 15 agosto poi Celentano avrebbe fatto un’insolita ispezione intorno alla caserma, senza mai chiarirne i motivi.
Sentito dalla commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Scieri, il generale fornì la sua ricostruzione di quella tragedia: “Notai che il corpo di Emanuele era un po’ adiposo perché era anzianotto e aveva praticato più lo studio che l’attività sportiva. Così, mi sono dato la spiegazione che forse aveva tentato di capire se riusciva a fare una impresa fisica. Oppure che poteva aver incontrato degli spiritosi che gli hanno detto di arrampicarsi per dimostrare di essere in gamba”.
Emanuele Scieri, nato a Siracusa, laureato in giurisprudenza, aveva 26 anni quando venne richiamato sotto le armi nel luglio 1999 e stava già svolgendo pratica in uno studio legale. Finito il Car (il centro addestramento reclute) a Firenze, venne trasferito alla caserma Gamerra con altri commilitoni il 13 agosto. Dopo aver sistemato i bagagli in camerata era uscito insieme ad altri coetanei per una passeggiata nel centro di Pisa per poi rientrare in caserma alle 22.15, ma al contrappello delle 23.45 non rispose. Nonostante diversi colleghi riferirono del suo rientro in caserma, Scieri viene dato per non rientrato: a quell’ora probabilmente è già morto o è agonizzante. Il cadavere resta ai piedi della scala di una torre di asciugatura dei paracadute – posto solitamente frequentato dagli ‘anziani’ della caserma – per tre giorni. Solo il 16 agosto viene ritrovato.
Nell’estate 2018 la prima svolta nelle indagini, dopo che il caso era stato archiviato come suicidio: la Procura di Pisa – che ha anche disposto la riesumazione del corpo – arresta Alessandro Panella, caporale e capo camerata a cui era stato assegnato Scieri. Intercettato, il parà aveva detto: “Se mi incastrano, muoio in carcere. Vado negli Usa e rinuncio alla cittadinanza”. Vengono iscritti nel registro degli indagati anche Andrea Antico e Luigi Zabara. La pista da seguire sarebbe quella del nonnismo: secondo la commissione di inchiesta parlamentare, istituita nel 2016 e conclusa a dicembre 2017, nella caserma “avvenivano gravi atti di violenza, non riconducibili a semplice goliardia”. Un commilitone disse: “Una volta mi legarono nel vuoto con le lenzuola. Ma niente di grave, sono cose che uno accetta”. Secondo l’accusa, la sera del 13 agosto di venti anni fa i tre indagati dopo aver fatto spogliare e dopo aver picchiato Scieri, lo avrebbero obbligato a salire sulla torre di asciugatura e poi avrebbero fatto pressione con gli scarponi sulle nocche delle dita. Di qui la caduta a terra della recluta agonizzante e la fuga dei caporali.