Il gup di Milano ha assolto Fabio Riva da una delle accuse di bancarotta per il dissesto finanziario dell’Ilva di Taranto, poi commissariata e ceduta ai lussemburghesi di ArcelorMittal. La giudice Lidia Castellucci ha ritenuto che, per il figlio di Emilio Riva, “il fatto non sussiste”. La Procura attende di leggere le motivazioni per decidere se ricorrere in Appello. Su Fabio Riva, va ricordato, pende una condanna definitiva di 6 anni e 3 mesi per associazione a delinquere e truffa, per aver incamerato illecitamente circa 100 milioni di euro dal 2008 al 2013.
Nell’ambito del processo per crac, nell’ottobre 2017 Fabio Riva e il fratello Nicola Riva si erano visti respingere dal gup Chiara Valori una richiesta di patteggiamento – rispettivamente a 5 e a 2 anni – concordata con la Procura, nell’ambito del filone di indagine principale dell’inchiesta milanese sulla bancarotta. La giudice aveva ritenuto che la pena fosse “incongrua“. Nel febbraio 2018, poi, Nicola Riva aveva patteggiato 3 anni, mentre Fabio aveva scelto la strada dell’abbreviato, con la Procura nel processo aveva chiesto una condanna a più di 5 anni.
Altro patteggiamento nel maggio del 2017 quando Adriano Riva, fratello di Emilio e zio di Fabio e Nicola, aveva patteggiato 2 anni e mezzo, firmando anche una transazione di rinuncia a quegli 1,1 miliardi sequestrati nell’inchiesta sul crac della holding che controllava il polo siderurgico pugliese. La famiglia Riva aggiunse a quella somma altri 230 milioni di risarcimento, destinata quasi integralmente per la bonifica ambientale dell’area.
A fronte della contorta vicenda giudiziaria, la sentenza nei confronti di Fabio Riva, se non appellata, potrebbe avere come effetto la richiesta da parte di revisione del giudizio nei confronti di Nicola Riva. Al fratello di Fabio, infatti, è stato notificato un patteggiamento a 3 anni di reclusione per l’accusa di bancarotta. Nessuna possibilità di modifica della posizione di Adriano Riva, deceduto nel maggio scorso.