Si definisce cittadina europea e non tedesca, atea, ma soprattutto ambientalista Carola Rackete nella bella intervista rilasciata oggi al quotidiano La Repubblica. Una lunga conversazione da cui emerge la forza spontanea di questa giovane donna, che ha compiuto, volendolo, un vero e proprio atto politico. Guardando il suo curriculum, ascoltando i suoi valori, si capisce con chiarezza questo: e cioè che non sarà la vecchia socialdemocrazia europea (leggi anche Partito democratico) a battere i cupi sovranisti europei. No, il prossimo fronte di contrapposizione sarà certamente questo: ambientalisti, guidati da leader giovani, da un lato, e conservatori nazionalisti, incapaci di leggere le nuove sfide che il mondo globale porta con sé, a partire dalla minaccia della devastazione ambientale, dall’altro. D’altronde, l’avanzata dei Verdi in tutta Europa parla chiaro. E se in Italia i Verdi non hanno superato il quorum è solo perché non hanno trovato una leadership giovane e nuova, ripronendosi forse come il vecchio partito di ieri.
La vicenda di Carola fa emergere un altro aspetto fondamentale. E cioè come essere ambientalisti e avere a cuore la giustizia sociale sia la stessa cosa. Come ha detto sempre nella sua intervista, chi scappa per fame e sete ha diritto ad avere una patria alternativa. Si tratta di un passaggio importante, perché è proprio escludendo i “migranti economici” che invece i sovranisti credono di poter controllare l’immigrazione. Niente di più falso e impossibile, purtroppo. Come gli esperti di clima vanno ripetendo ormai da anni, le future migrazioni per mancanza di acqua e cibo saranno ondate migratorie che nessun muro potrà fermare. Ne è dimostrazione evidente l’India, che da settimane vive una situazione che definire drammatica è poco, con temperature senza precedenti e scarsità d’acqua. Un miliardo di persone che se dovessero spostarsi provocherebbero certamente una crisi senza precedenti.
Ma che la giustizia ogni passi attraverso l’ambiente è dimostrato anche dall’Italia. Perché anche nei paesi più avanzati, la progressiva riduzione delle risorse idriche e l’aumento delle temperature porteranno a un nuovo “apartheid”, così è stato definito, tra i poveri e i ricchi, che potranno (forse) comprarsi aria migliore, acqua, e cibo di qualità. Questo per dire che oggi lottare per i diritti umani e lottare per l’ambiente è la stessa cosa, e la vicenda di Carola Rackete lo dimostra, tant’è che proprio da ambientalista è salita su quella nave per difendere i migranti che nessun paese voleva accogliere.
La vicenda di Carola illustra anche un’altra cosa. Che si può essere giovani ed essere leader, che si può essere persone normali, cresciute in famiglie con valori solidi, e compiere gesti che in un paese che vira verso il ripiegamento si se stesso, intollerante e miope, diventano rapidamente rivoluzionari. In altre parole, questi leader radicali, nazionalisti, estremisti, stupidamente antiambientalisti non sono poi così difficile da contrastare. Come ha detto sempre Carola, semplicemente tutto ciò che dicono è falso e ne sono certamente convinti i giovani di oggi, quelli dei Fridays for Future ma anche quelli che non partecipano agli scioperi ma si stanno rendendo conto che migrazione globali, possibilità di accedere alle risorse idriche e di cibo per tutti, sostenibilità della vita umana sulla terra, dunque della propria stessa vita, sono la stessa cosa (e che certo non saranno i leghisti a impedire che i ghiacciai si sciolgano o che l’acqua diventi una risorsa per la quale si dovrà combattere). Aggiungo che i nuovi ambientalisti, a differenza dei nazionalisti e leghisti, sono vicini alla scienza, la amano e la conoscono. E questa nuova alleanza tra politica, ambiente è scienza è l’unica che potrà salvare realmente noi tutti.
La sinistra è morta, nelle sue vecchie forme. E dunque anche il Pd, che non basterà qualche piccolo punto percentuale a risollevare. Potrebbe rinascere se, appunto, si trasformasse in un partito radicalmente ambientalista, e non un partito che si è limitato ad esaltare Greta Thunberg ma senza compiere quel mutamento totale che lo porterebbe, di fatto, ad avere un altro corpo e un altro volto: giovane, carismatico, nuovo, assolutamente non moderato. Esattamente il contrario del leader attuale, sia pur migliore di quelli che lo hanno preceduto. Anche i 5 Stelle, nati come partito a vocazione ecologica, hanno progressivamente perso questo volto per diventare il nuovo partito moderato, centrato sull’economia e il welfare. Eppure, anche l’economia, ormai, e cioè l’occupazione, la produttività, tutto passa attraverso l’ambiente: sia perché senza un contesto che ci permetta di vivere non potremo neanche lavorare (basti pensare a quanto sia impossibile fare la maggior parte dei lavori con temperature estreme), sia perché il peso economico della devastazione ambientale sarà insostenibile, sia perché è ormai la green economy, senza retorica, l’unico settore che può rilanciare il paese.
Ma per farlo, occorrerebbe anzitutto riconoscere l’emergenza climatica, cosa che il nostro governo, e dunque i 5Stelle anche, ha deciso di non fare, con una scelta a mio parere molto grave. Che piaccia o meno, essere ambientalisti tra pochissimi anni sarà una necessità, persino per le destre. Oggi è un’opportunità per la vecchia sinistra, che però è troppo vecchia, appunto, per pensare lungo. Ma soprattutto per “agire lungo”, come ha fatto Carola, perché un altro segno dei nuovi tempi è che le parole hanno fatto il loro tempo. E che ora è tempo soprattutto passare all’azione.
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