A Bruxelles i dati sono tratti e la carica più alta, nel caso in cui il Parlamento europeo confermi l’esito degli accordi raggiunti in Consiglio Ue, viene consegnata a Ursula Von Der Leyen, molto vicina ad Angela Merkel e Wolfgang Schäuble, tanto che il suo nome era il più accreditato per la corsa alla presidenza Cdu e alla cancelleria, posto in seguito preso da Annegret Kramp Karrenbauer.

Entrata piuttosto tardi in politica, i trascorsi della 60enne tedesca sono caratterizzati da luci e ombre. Innegabili i successi al ministero della Famiglia e a quello del Lavoro, con una particolare dedizione alla protezione dei lavoratori, ai congedi parentali e ai sussidi per i neogenitori. Un po’ più difficile la storia al dicastero della Difesa, dove siede dal dicembre 2013. L’obiettivo dichiarato era quello di riformare completamente la Bundeswehr, l’esercito tedesco, carente di armamenti, tecnologiae finanziamenti.

Da subito in difficoltà per la riluttanza della catena di comando dell’esercito, con gerarchie profondamente radicate e una avversione piuttosto forte al cambiamento, la Von Der Leyen aveva ottenuto carta bianca per rinnovare l’istituzione e portarla, per la prima volta dopo la guerra fredda, al livello degli altri eserciti europei. Ma prima un passo falso nella gestione di un complicato caso di estremismo di destra di un alto ufficiale, poi un sospetto caso di corruzione e nepotismo, hanno rovinato l’immagine dell’astro della politica tedesca. Tanto che il settimanale “Die Welt” si chiede se questa sia la migliore mossa per riformare l’Europa

Lo scandalo approvvigionamenti – Dall’entrata di Von Der Leyen al dicastero della difesa si è fatto sempre più comune il ricorso a consulenze esterne e a contratti diretti per velocizzare gli approvvigionamenti da parte dell’esercito. Solo nel 2015 e nel 2016 sono stati spesi almeno 200 milioni di euro per consulenti esterni. Per riformare l’esercito tedesco la Von Der Leyen assunse Katrin Suder come segretario degli armamenti. La donna era stata in precedenza una top manager presso la società di consulenza McKinsey. Suder, portò con sé un suo collega di McKinsey, Gundbert Scherf. Insieme i due istituirono un nuovo project management per i progetti di difesa. Durante questo periodo, aumentò considerevolmente il ricorso alle consulenze esterne. Non solo da McKinsey, ma anche da Accenture, nota società di consulenza gestionale e servizi tecnologici. Così, solo le spese per Accenture passarono velocemente dai 459mila euro del 2014 a 4,2 milioni nel 2017 e 20 milioni nel 2018.

I fatti avrebbero portato ad una verifica da parte della Corte dei conti tedesca e all’apertura di una commissione d’inchiesta al Bundestag per appalti illeciti, dove le sedute si stanno svolgendo in questi giorni. La Corte dei conti federale, infatti, ritiene che tali spese non fossero necessarie e critica il fatto che spesso le direttive sugli appalti pubblici non siano state rispettate.

Il principio è quello che quando la Bundeswehr commissiona servizi esterni, deve dimostrare la necessità, controllare la redditività e, di norma, anche renderli pubblici in ottica concorrenziale. Tuttavia, è stato riscontrato che ciò non è avvenuto in diversi casi. In un rapporto confidenziale dell’ottobre 2018, secondo il quotidiano economico Handelsblatt, i revisori dei conti constatano che su un campione di 56 contratti 44 assegnazioni erano dirette, ossia senza una procedura formale.

Nel corso della sua audizione dinanzi alla commissione d’inchiesta del Bundestag incaricata di far luce sulla vicenda, il generale Erhard Buehler, già direttore per la Pianificazione del ministero della Difesa, e anch’egli coinvolto nella vicenda, ha affermato che “senza consulenti esterni, le forze armate non sarebbero state in grado di avviare il loro ammodernamento”, fortemente desiderato dalla titolare del dicastero.

Il generale Buehler e Timo Noetzel, dipendente della società di consulenza Accenture, sono stati i primi testimoni chiave dello scandalo consulenze ad essere ascoltati dalla commissione d’inchiesta del Bundestag. Secondo i membri dell’organo parlamentare, grazie ai servizi offerti al Ministero della difesa, Accenture ha potuto aumentare gli ordini delle consulenze fino a 22 milioni di euro nel 2018.

Tutto ciò sarebbe stato reso possibile dal fatto che il generale Buehler, Noetzel e Katrin Suder, “si conoscevano”. In seguito all’emergere dello scandalo Katrin Suder si sarebbe dimessa. A questo caso si aggiunge un altro minore, quello della Gorch Fock, veliero militare tedesco risalente agli anni 50’, il cui costo di “ristrutturazione” è lievitato da 10 a 135 milioni di euro e per il quale la ministra non si è mai assunta le responsabilità, dichiarando che “nessuno è responsabile”, attirando le accuse dei media e di membri dell’opposizione e del proprio partito.

Infine, le critiche di alcuni parlamentari ed ex ministri della difesa, come Hans-Peter Barthel in carica Spd, che in un rapporto avrebbe detto che la Bundeswehr mancherebbe di personale, materiali e tecnologia, al quale fa eco Rupert Scholz, ex ministro della difesa nel terzo governo Kohl, che ha definito la situazione “disastrosa”.

Le accuse di plagio e il sollievo di Berlino – In merito ai propri fallimenti, Von Der Leyen ha sempre accusato i suoi predecessori, ma questa strategia poteva funzionare al primo mandato, dopo il secondo una giustificazione è più difficile. E proprio con uno dei suoi predecessori alla difesa, Karl-Theodor Zu Guttenberg, la candidata in pectore per la Commissione europea condivide un’accusa di plagio sulla tesi di dottorato. Il primo fu costretto a dimettersi dopo un lungo processo mediatico e le accuse ricevute da parte della propria università. Alla Von Der Leyen venne riservato un altro trattamento. Infatti, la commissione riconobbe l’errore dichiarando l’assenza di dolo.

Ma non sono solo le macchie sul passato a mettere in cattiva luce la ministra, ma anche l’opinione dei giornali. In un lungo articolo del settimanale “Die Welt” si legge che l’invio di Von Der Leyen a Bruxelles sarebbe “una liberazione per Berlino” e “un peso in meno per il proprio partito”. Infatti, in seguito ai vari fallimenti, la ministra è diventata uno dei membri meno apprezzati del governo Merkel IV. Non ultimo Martin Schulz, ex presidente dell’Europarlamento, che ha definito la Von Der Leyen “il ministro più debole a Berlino”. A questo punto la domanda è quanto una donna che abbia fallito su diversi fronti e non sia poi tanto apprezzata in patria, possa provare a riformare un’istituzione che è in seria difficoltà ed è attaccata da diversi fronti.

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