Le parti hanno voluto ribadire la loro contrarietà alla Torino-Lione e la vicinanza al movimento No Tav. Poi, però, si sono divisi sui metodi, tra chi vuole fermezza e scelte nette e chi, invece, cerca soluzioni istituzionali. “Due ore perse”, ha detto la consigliera torinese Daniela Albano
Pochi punti in comune e una distanza siderale sul metodo. Servirà la mediazione di Luigi Di Maio per provare a trovare un punto d’incontro su una linea comune. Questo l’esito dell’assemblea di venerdì sera tra attivisti, eletti locali e parlamentari M5s di Torino e provincia, un incontro organizzato in concomitanza di una serie di eventi: l’avvio dei bandi di gara di Telt, la società italo-francese che sovrintende la costruzione della linea ad alta velocità; il crollo di voti in Val di Susa nelle aree in cui è più forte la presenza dei No Tav e l’incontro con Luigi Di Maio venerdì prossimo. Le parti hanno voluto ribadire la loro contrarietà alla Torino-Lione e la vicinanza al movimento No Tav. Poi, però, si sono divisi sui metodi, tra chi vuole fermezza e scelte nette e chi, invece, cerca soluzioni a livello istituzionale. Il clima si scalda, le preoccupazioni aumentano, ma alla fine il risultato sulla carta è un documento che soddisfa parzialmente i primi e non piace ai secondi, con quella proposta di nominare nuovi componenti italiani all’interno della Conferenza intergovernativa con la Francia.
“C’è un momento in cui il Movimento 5 Stelle, dopo le elezioni e il calo di consenso, ha bisogno di ricompattarsi sui suoi caratteri distintivi”, spiega Roberto Malanca, consigliere comunale di Torino tra gli organizzatori di questo incontro. Il cruccio è quindi “come incidere” sulla questione Tav.
L’assemblea si è svolta al Teatro Alfa di Torino. Gli iscritti a partecipare sono duecento attivisti ed eletti da tutta la provincia, ma alcuni disertano. Per quasi due ore i partecipanti sono intervenuti per esporre i loro dubbi sull’atteggiamento di molti eletti a Roma, parlamentari e componenti del governo, nei riguardi di una delle battaglie storiche del Movimento 5 Stelle. Da una parte c’era l’ala No Tav più radicale. Si racconta dell’intervento di Fabio Martina, uno dei militanti attivi da più tempo, ha chiesto un ultimatum entro il quale Roma deve porre uno stop alla Torino-Lione. Anche il senatore Alberto Airola ha sposato la linea della fermezza: “Se la Tav va avanti è inutile rimanere al governo”. Sostiene che, in tal caso, altri quattro senatori insieme a lui potrebbero far mancare il sostegno al governo. D’altronde, essendo questa una delle lotte più importanti del M5s, permettere la costruzione dell’opera vorrebbe dire aver fallito in uno dei principali obiettivi. Alcuni – come la valsusina Francesca Frediani, capogruppo al Consiglio regionale – hanno sottolineato come il rapporto con il popolo dei No Tav si sia rovinato e hanno accusato i portavoce di aver perso i contatti con il territorio.
Dall’altra parte alcuni parlamentari eletti lo scorso anno, Elisa Pirro, Luca Carabetta e Davide Serritella, più in linea con la sottosegretaria all’Economia Laura Castelli, hanno ricordato cosa è stato fatto in questo ultimo anno: l’osservatorio del governo sulla Torino-Lione è praticamente inattivo, è stata fatta la famosa analisi costi-benefici del gruppo guidato da Marco Ponti e l’avvio dei bandi veri e propri posticipata di quasi un anno e partiranno il prossimo settembre. I parlamentari, poi, hanno ribadito l’esistenza di un contratto di governo con la Lega in cui si prevede la revisione integrale del progetto “nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia”, ragione per cui la decisione di fermare la Torino-Lione non può essere presa in maniera unilaterale, ma bisogna portare la Francia sulle proprie posizioni. Perciò la loro linea è affidarsi al premier Giuseppe Conte nella trattativa col presidente francese Emmanuel Macron e agli eletti a Roma per lo studio di dossier ancora riservati. Secondo loro, che non vogliono essere definiti “Forse Tav” perché si ritengono contrari all’opera, l’idea di cambiare i membri italiani della conferenza intergovernativa è inutile: in primis, quei membri devono essere scelti insieme agli alleati di governo. “La lotta al Tav non si fa a colpi di comunicati stampa, ma con una strategia politica”, è il pensiero di Carabetta.
Alla fine, la riunione però non porta a un risultato forte. I più radicali ritengono la presa di posizione debole, i “lealisti” la ritengono inutile. “Due ore perse”, ha commentato in modo stringato Daniela Albano, una delle consigliere comunali di Torino più critiche. E intanto si aspetta l’incontro di venerdì prossimo con Luigi Di Maio che arriverà nel capoluogo piemontese per illustrare alcune novità organizzative del movimento. Molti attivisti, soprattutto dalla Valsusa, si sono iscritti per ricordare al leader del M5s quanto sia sentita la lotta alla Torino-Lione.