La sentenza d’appello ribalta quella quella di primo grado e condanna i 24 imputati ad altrettanti ergastoli. Il processo è quello della cosiddetta ‘Operación Condor‘ che ha ritenuto colpevoli di omicidio volontario pluriaggravato continuato militari di Bolivia, Cile, Perù e Uruguay, coinvolti nelle operazioni che portarono alla scomparsa di 23 cittadini italiani negli anni del piano attuato dai regimi sudamericani, per reprimere le opposizioni. Una sentenza che certifica a livello giudiziario che tra gli anni ’70 e ’80 in quei Paesi c’era un unico obiettivo, ovvero eliminare i nemici dei governi.
Dopo sei ore di camera di consiglio e, dopo, più di mezz’ora per la lettura di un lungo e complesso dispositivo, il presidente della prima Corte d’assise d’appello bis del Tribunale di Roma, Agatella Giuffrida, ha pronunciato la fatidica formula del ‘carcere a vita’ per tutti gli imputati, anche per quelli che in primo grado erano stati assolti (solo uno ha avuto l’assoluzione per solo uno dei capi d’imputazione contestati). E, tra questi, alcuni nomi illustri: l’ex ministro dell’Interno della Bolivia, Luis Arce Gomez, l’ex presidente del Perù, Francisco Morales Bermudes, l’ex ministro degli Esteri dell’Uruguay, Juan Carlos Blanco (assolto per solo uno dei capi d’imputazione), e il tenente di vascello Jorge Nestor Fernandez Troccoli, già a capo del sistema di repressione della Marina militare uruguaiana, unico a vivere in Italia dopo essere scappato dal suo Paese (in primo grado per lui era stata sentenziata l’assoluzione).
Nel processo di primo grado, a fronte della richiesta di condanna per 27 persone, il 17 gennaio del 2017, ne erano state condannate all’ergastolo 8 e 19 assolte. I giudici hanno riconosciuto in appello i militari come responsabili degli omicidi delle 23 vittime, cosa che, in primo grado, non era avvenuta. Accolte in toto le richieste dell’accusa sostenuta dal pg Francesco Mollace e dalla pm Tiziana Cugini che davanti ai giudici aveva sottolineato: “I sequestri non nascevano solo per estorcere informazioni, ma per uccidere. E le uccisioni le avevano programmate per eliminare prove e perché fossero monito per quanti rimanevano, affinché desistessero dalla lotta sovversiva”. I 24 imputati, secondo Mollace, “hanno contribuito a un piano che ha portato a una devastante opera di sterminio delle opposizioni. Un piano in cui l’eliminazione fisica del sovversivo era prevista fin dall’inizio”.
Soddisfatte le famiglie delle vittime, che erano parte civile nel processo: “È il coronamento di anni di indagine di lavoro difensivo, della procura e delle forze dell’ordine per arrivare alla giustizia contro le immunità dietro le quali per anni si sono nascosti gli imputati, in modo particolare Troccoli”, spiegano Mario Angelelli e Arturo Salerni, legali di parte civile dei familiari dei desaparecidos. “La speranza è che la sentenza di oggi diventi definitiva in Cassazione – aggiungono -. Un ciclo giuridico si chiude perché il collegio ha riconosciuto il reato di omicidio ed è questo risultato che ha dato una svolta al processo”. I giudici hanno anche disposto il risarcimento danni nei confronti delle 47 parti civili costituite, e stabilito una provvisionale immediatamente esecutiva di un milione di euro per la Presidenza del Consiglio dei ministri e di cifre comprese tra i 250mila euro e i 100mila euro per le altre parti civili.
Oltre a loro, costituite c’erano anche le associazioni AFDD e Asofamd, il Frente Amplio-Partito Politico Uruguaiano del Centro Sinistra e la Repubblica Orientale dell’Uruguay. “È il coronamento di anni d’indagine, di lavoro difensivo, della procura e delle forze dell’ordine per arrivare alla giustizia contro le immunità dietro le quali per anni si sono nascosti gli imputati, in modo particolare Troccoli – commentano gli avvocati Mario Angelelli e Arturo Salerni, che hanno assistito molti familiari dei Desaparecidos -. La speranza è che la sentenza di oggi diventi definitiva in Cassazione. Un ciclo giuridico si è chiuso perché il collegio ha riconosciuto il reato di omicidio ed è questo risultato che ha dato una svolta al processo”. Fra tre mesi le motivazioni della sentenza.
Giustizia & Impunità
Operazione Condor, 24 ergastoli a ex capi di Stato e 007 per 23 italiani uccisi
La Corte d’assise d’appello bis del Tribunale di Roma ha ribaltato quanto stabilito in primo grado e condannato per omicidio volontario pluriaggravato militari sudamericani. Tra loro anche l’ex presidente del Perù, Francisco Morales Bermudes e il tenente di vascello uriguaiano Jorge Nestor Fernandez Troccoli, unico a vivere in Italia
La sentenza d’appello ribalta quella quella di primo grado e condanna i 24 imputati ad altrettanti ergastoli. Il processo è quello della cosiddetta ‘Operación Condor‘ che ha ritenuto colpevoli di omicidio volontario pluriaggravato continuato militari di Bolivia, Cile, Perù e Uruguay, coinvolti nelle operazioni che portarono alla scomparsa di 23 cittadini italiani negli anni del piano attuato dai regimi sudamericani, per reprimere le opposizioni. Una sentenza che certifica a livello giudiziario che tra gli anni ’70 e ’80 in quei Paesi c’era un unico obiettivo, ovvero eliminare i nemici dei governi.
Dopo sei ore di camera di consiglio e, dopo, più di mezz’ora per la lettura di un lungo e complesso dispositivo, il presidente della prima Corte d’assise d’appello bis del Tribunale di Roma, Agatella Giuffrida, ha pronunciato la fatidica formula del ‘carcere a vita’ per tutti gli imputati, anche per quelli che in primo grado erano stati assolti (solo uno ha avuto l’assoluzione per solo uno dei capi d’imputazione contestati). E, tra questi, alcuni nomi illustri: l’ex ministro dell’Interno della Bolivia, Luis Arce Gomez, l’ex presidente del Perù, Francisco Morales Bermudes, l’ex ministro degli Esteri dell’Uruguay, Juan Carlos Blanco (assolto per solo uno dei capi d’imputazione), e il tenente di vascello Jorge Nestor Fernandez Troccoli, già a capo del sistema di repressione della Marina militare uruguaiana, unico a vivere in Italia dopo essere scappato dal suo Paese (in primo grado per lui era stata sentenziata l’assoluzione).
Nel processo di primo grado, a fronte della richiesta di condanna per 27 persone, il 17 gennaio del 2017, ne erano state condannate all’ergastolo 8 e 19 assolte. I giudici hanno riconosciuto in appello i militari come responsabili degli omicidi delle 23 vittime, cosa che, in primo grado, non era avvenuta. Accolte in toto le richieste dell’accusa sostenuta dal pg Francesco Mollace e dalla pm Tiziana Cugini che davanti ai giudici aveva sottolineato: “I sequestri non nascevano solo per estorcere informazioni, ma per uccidere. E le uccisioni le avevano programmate per eliminare prove e perché fossero monito per quanti rimanevano, affinché desistessero dalla lotta sovversiva”. I 24 imputati, secondo Mollace, “hanno contribuito a un piano che ha portato a una devastante opera di sterminio delle opposizioni. Un piano in cui l’eliminazione fisica del sovversivo era prevista fin dall’inizio”.
Soddisfatte le famiglie delle vittime, che erano parte civile nel processo: “È il coronamento di anni di indagine di lavoro difensivo, della procura e delle forze dell’ordine per arrivare alla giustizia contro le immunità dietro le quali per anni si sono nascosti gli imputati, in modo particolare Troccoli”, spiegano Mario Angelelli e Arturo Salerni, legali di parte civile dei familiari dei desaparecidos. “La speranza è che la sentenza di oggi diventi definitiva in Cassazione – aggiungono -. Un ciclo giuridico si chiude perché il collegio ha riconosciuto il reato di omicidio ed è questo risultato che ha dato una svolta al processo”. I giudici hanno anche disposto il risarcimento danni nei confronti delle 47 parti civili costituite, e stabilito una provvisionale immediatamente esecutiva di un milione di euro per la Presidenza del Consiglio dei ministri e di cifre comprese tra i 250mila euro e i 100mila euro per le altre parti civili.
Oltre a loro, costituite c’erano anche le associazioni AFDD e Asofamd, il Frente Amplio-Partito Politico Uruguaiano del Centro Sinistra e la Repubblica Orientale dell’Uruguay. “È il coronamento di anni d’indagine, di lavoro difensivo, della procura e delle forze dell’ordine per arrivare alla giustizia contro le immunità dietro le quali per anni si sono nascosti gli imputati, in modo particolare Troccoli – commentano gli avvocati Mario Angelelli e Arturo Salerni, che hanno assistito molti familiari dei Desaparecidos -. La speranza è che la sentenza di oggi diventi definitiva in Cassazione. Un ciclo giuridico si è chiuso perché il collegio ha riconosciuto il reato di omicidio ed è questo risultato che ha dato una svolta al processo”. Fra tre mesi le motivazioni della sentenza.
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Roma, 20 feb. (Adnkronos) - "Tweet invecchiati male: un sottosegretario alla giustizia che attacca i magistrati che lo condannano. E la Meloni sta con lui. Dalla Repubblica delle Banane è tutto". Lo scrive Matteo Renzi sui social postando un tweet di Andrea Delmastro del 2015 in cui scriveva: "Renzi contro la magistratura. Esiste qualcosa che non sappia di berlusconismo con 20 anni di ritardo? #figliodiberlusconi".
Roma, 20 feb. (Adnkronos) - “Lo scontro tra i ministri Lollobrigida e Piantedosi sulla vicenda Bari conferma l’arroganza e lo scarso senso dello Stato di questa destra. Un esponente come Lollobrigida avrebbe preteso, fuori da ogni regola e ignorando il lavoro della Commissione di accesso, di imporre al Ministro dell’Interno lo scioglimento del Comune di Bari. Fin dall’inizio la destra si è comportata in questo modo, ma tutto ha dimostrato l’infondatezza di queste accuse e manovre, il lavoro importante contro le mafie svolto da sindaco De Caro e presidente Emiliano. Non può essere che un ministro come Lollobrigida si comporti in questo modo. Chiameremo il Governo a risponderne”. Così il capogruppo Pd in commissione Antimafia Walter Verini.
Roma, 20 feb. (Adnkronos) - "Il sottosegretario alla giustizia Delmastro, condannato a otto mesi di carcere per rivelazione di segreto d’ufficio e un anno di interdizione dai pubblici uffici, ha dichiarato di non volersi dimettere. È senza vergogna. Se ne vada e lo faccia il prima possibile. Le istituzioni sono una cosa seria, non la proprietà privata di qualcuno”. Così sui social Antonio Misiani della segreteria del Partito Democratico.
Milano, 20 feb. (Adnkronos) - I carabinieri hanno raccolto tutte le dichiarazioni rese dagli staff e direttamente dagli imprenditori contattati dal gruppo di truffatori che usando il nome del ministro della Difesa Guido Crosetto hanno tentato raggiri milionari. La banda ha contattato almeno una decina delle famiglie più note e ricche in Italia, tra cui Massimo Moratti (l'unica vittima che ha denunciato il raggiro subito), Marco Tronchetti Provera, esponenti delle famiglie Beretta, Del Vecchio, Caprotti e Della Valle, lo stilista Giorgio Armani.
Una volta sentiti dai militari non tutte le persone che hanno risposto alle telefonate del finto ministro o del sedicente generale hanno deciso di sporgere denuncia. La procura di Milano che indaga sulle truffe sta proseguendo il lavoro sul fronte internazionale, per capire i movimenti bancari del denaro recuperato, mentre restano due gli indagati stranieri per associazione per delinquere finalizzata.
Roma, 20 feb. (Adnkronos) - "Delmastro è sottosegretario alla Giustizia, la sua condanna è grave già solo per questo. In più questa condanna arriva perché ha usato i suoi attuali poteri di sottosegretario per manganellare l'opposizione in Parlamento rivelando informazioni che non potevano essere rivelate. C'è un evidente e gigantesco problema politico. Non può restare al suo posto, è inaccettabile". Così Anna Ascani, Vicepresidente della Camera e deputata dem, intervenendo a Metropolis.
Roma, 20 feb. (Adnkronos) - “Senza disciplina. Senza onore. Doveva dimettersi ben prima, a prescindere dalla condanna. Ogni minuto di permanenza in carica di Delmastro è un insulto alle istituzioni”. Così sui social Peppe Provenzano della segreteria del Partito Democratico.
Roma, 20 feb. (Adnkronos) - Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto nel pomeriggio al Quirinale, in separate udienze, per la presentazione delle Lettere Credenziali, i nuovi Ambasciatori: S.E. Vladimir Karapetyan, Repubblica di Armenia; S.E. Roberto Balzaretti, Confederazione Svizzera; S.E. Francella Maureen Strickland, Stato Indipendente di Samoa; S.E. Amb. Matthew Wilson, Barbados; S.E. Augusto Artur António da Silva, Repubblica della Guinea Bissau; S.E. Noah Touray, Repubblica del Gambia; S.E. Richard Brown, Giamaica. Era presente il Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Edmondo Cirielli. Si legge in una nota del Quirinale.