Ci sono luoghi di culto all’insegna della filogastrosofia, parola dura ma che si spiega da sola, che non si può fare a meno di raccontare. E ci sono leader di questa scelta di vita. Oasi di resistenza o casi della vita, essi esistono in quell’invisibilità della Bellezza di cui ci si accorge solo dopo averla svelata, narrata. Nicola, nella sua bottega del vino – a Trani sulla via Larga, vicino alla Chiesa di Santa Chiara, in pieno centro storico al confine tra il borgo medievale e quello ottecentesco murattiano della città – ci è nato, cresciuto e ci ha studiato. Non solo lui, ma tutta la sua famiglia, dal nome più tranese che si conosca: Di Lernia. Suo padre l’ha rimessa in piedi dal 1953, quando si rinasceva e il vino di Trani viaggiava in tutto il Nord.
Per questo ai fratelli Nicola e Pasquale la Bottega è rimasta appiccicata all’anima e vi ci dedicano tutta la propria vita. Nicola fonda la “Corporazione vinologica della fava fritta”, un gruppo di pericolosi estremisti epicurei. La madre, vedova, è sempre alla bottega, seduta nell’eterno angolino dal quale ha sempre visto il marito lavorare e oggi i suoi figli e nipoti. Prima di andare in bottega porta loro le fave fritte come energetico naturale, frutto della loro campagna.
Nicola da un po’ di tempo ha deciso di combattere la plastica e per cancellarla spaccia cassette di acqua in bottiglie di vetro in tutta la città. Le consegna faticosamente ogni giorno alle famiglie a costi identici ai cestelli di plastica, perdendoci, perché nel portarle i costi della benzina del furgoncino annullano i margini. Ma lui ostinato insiste, perché l’acqua in plastica è proprio la negazione della Bellezza. Con Michele – suo nipote, campione locale di pallavolo – arriva nelle case dei suoi clienti, anche per una sola cassetta, e con loro si ferma a parlare e magari bere un caffè.
La sua bottega è frequentatissima, perché luogo in cui la corporazione consuma le cosiddette serate da sballo filogastrosofico. Le sostanze utilizzate per queste riunioni clandestine sono essenzialmente tre:
1. cozze crude, almeno dieci chili, prese dalla bottega “Tre culi” in piazza Sant’Agostino;
2. provolone piccante, preso dal pizzicagnolo storico di quelle parti;
3. vino bianco di alta qualità, di uvaggi straordinari rigorosamente del territorio.
Nicola chiude la Bottega, mette una tavolata sul marciapiede e la serata comincia da sola, praticamente per strada. A volte c’è un libro da presentare, a volte un vino, a volte ci arrivano personaggi di vario tipo che rimangono colpiti da questi riti traboccanti di aneddoti, leggende, ricordi, insomma felicità allo stato puro. Bisogna sapere che la combinazione di cozza cruda, provolone piccante e vino buono ghiacciato crea un effetto euforizzante che i membri della corporazione della fava fritta tengono segreto, per paura che la combinazione possa essere considerata uno stupefacente e messa fuori legge.
Così, il calendario di queste serate è assolutamente imprevedibile e neanche con continue ed efficaci captazioni ambientali o telefoniche è possibile intuire quale sarà. Ma chi capita in loco può partecipare agli eventi perché la strada è libera, e se si è capaci di aprire le cozze fresche senza ucciderle, con il coltellino corto lama a goccia e manico di legno (quello che si usa per il parmigiano per intenderci), la partecipazione è assicurata. Tutti aprono le cozze per tutti e tutti le mangiano a sazietà. Un gesto rapido, una goccia di limone e poi il mare vi si apre dentro. Alla fine il provolone piccante incendia le emozioni gustative per farle spegnere da vino bianco o rosato freddo.
I più grandi vinificatori del territorio cercano Nicola per poter partecipare ai molti eventi che la sua Bottega organizza. Ma i fratelli Di Lernia non cedono alle lusinghe del marketing. L’insegna in legno, le porte, gli scaffali, il bancone della Bottega son rimasti sempre quelli, con lo stesso legno che avevano all’inizio. Hanno dovuto mettere delle sedie fuori perché ormai il luogo è diventato uno spazio unico e indefinibile: è allo stesso tempo centro sociale, salotto culturale, enoteca di alto livello. Ma tutti alla pari: dal milionario vinificatore all’operaio che fa il suo happy hour con una Peroni ghiacciata. Da Nicola si trova di tutto.
E la mattina, dopo aver impostato il giro, la guerra alla plastica ricomincia di casa in casa, di sottano in sottano. Una guerra di trincea. Cassette di acqua in vetro che Nicola tornerà a ritirare e sostituire appena finite. Per lui, una grande soddisfazione. Mi dice: “In questo modo io so di avere un posto fisso in ogni casa dove c’è la cassetta con i vuoti che tornerò a sostituire. Ci sono case in cui vado da 30 anni e vedo la vita di tutti scorrere come acqua di sorgente. E’ bello, mio padre me lo diceva sempre”. Se ci fosse un marchio “Puglia filogastrosofica”, la Bottega del vino di Trani campeggerebbe in cima alla lista e Nicola ne sarebbe il leader indiscusso. Ma purtroppo non c’è.