Ha trovato stampata su un pacchetto di sigarette una foto della moglie morta quasi due anni fa. Dopo lo choc iniziale è arrivata la rabbia e si è quindi aperto un contenzioso tra un riminese e la multinazionale del tabacco alla quale l’uomo, assistito dall’avvocato Guglielmo Guerra, ha chiesto un risarcimento di 100 milioni di euro. La notizia è stata riportata dal Resto del Carlino.
È successo a un 50enne di Misano, in provincia di Rimini, che alla fine del 2018, dopo aver acquistato le sigarette, si era soffermato a guardare la foto impressionante, apposta sul pacchetto. A sconvolgere l’uomo però non era stato tanto l’effetto impattante dell’immagine, quanto il fatto che nella donna ritratta in un letto d’ospedale aveva riconosciuto sua moglie, nel periodo in cui era ricoverata in fin di vita. La moglie era scomparsa un anno prima, nel novembre del 2017 per una malattia tra l’altro non riconducibile al tabagismo.
La prima reazione era stata di turbamento e sconcerto, ma una volta arrivato a casa l’uomo si era fatto prendere prendere dalla rabbia. Aveva contattato il suo avvocato, Guglielmo Guerra e proceduto con una prima rimostranza: una lettera di lamentela alla multinazionale del tabacco per chiedere spiegazioni riguardo alla foto, innanzitutto per capire da dove era stato recuperato lo scioccante scatto. Come riporta il Resto del Carlino il legale dell’uomo, minacciando un’azione legale, fa presente nella lettera che “quella pubblicazione non è mai stata autorizzata e che prima di pubblicizzare l’immagine l’operatore deve verificare se ci sia o meno il consenso della parte interessata, e che nel caso di specie verosimilmente nessun controllo è stato effettuato”.
Sentir parlare di azioni legali non aveva evidentemente allarmato il colosso delle sigarette che ha fatto attendere il 50enne per mesi prima di fargli avere una risposta, nella quale si deresponsabilizza così: “Le segnaliamo che le informazioni, così come le immagini che appaiono sui pacchetti di prodotti del tabacco, sono tassativamente indicate e incluse negli elenchi stabiliti dalla normativa europea e dalla legislazione nazionale. In buona sostanza, la società utilizza solo diciture e immagini stabilite dalle predette normative e inserite negli appositi archivi ufficiali, strutturati per consentire alle società produttrici l’apposizione delle avvertenze di legge sulle confezioni. Non c’è peraltro alcuna discrezionalità nella scelta delle immagini da parte degli operatori del settore che sono obbligati a usare le immagini (che normalmente sono 14 per anno)”.
Non è la prima volta che si verificano casi simili. Ad altre persone era capitato di trovare una foto dei propri famigliari o di se stessi sui pacchetti di sigarette o altri prodotti del tabacco. Tra questi un commerciante di Ischia, che si era ritrovato in una foto in cui compare intubato in ospedale, su un pacchetto di Philip Morris. Aveva deciso di avviare un’azione legale ed era stato invitato dall’azienda a rivolgersi alla Commissione competente dell’Unione Europea.
A questa sorte non si è arreso il 50enne di Misano, che non ha nemmeno voluto sentir parlare dell’idea di rivolgersi al dipartimento della Commissione europea o al ministero della Salute, che secondo la multinazionale sarebbero i competenti in materia, e ha concordato con l’avvocato Guerra di procedere con la richiesta di un risarcimento che ammonta a niente meno che 100 milioni di euro.