Il consenso del presidente degli Stati Uniti Donald Trump non è mai stato così alto. Grazie al boom economico, l’indice di approvazione per il capo della Casa Bianca si è alzato al 44 per cento, secondo un sondaggio commissionato da Washington Post-Abc News alla fine di giugno, durante il G20 di Osaka, in Giappone. Numeri che indicherebbero una strada per la rielezione stretta, ma più concreta di quanto si pensava soltanto in primavera, quando il gradimento di Trump era al 39 per cento (dato di aprile). Sale in particolare la percentuale di chi apprezza Trump ed è tra gli elettori registrati: dal 42 per cento al 47.
Certo, il 53 per cento ancora disapprova l’operato del presidente statunitense, ma è una quota che si abbassa al 50 netto tra gli elettori registrati. Gli americani apprezzano in particolare l’operato del presidente sull’economia (51% di gradimento), gradimento che perde però molti punti sulle questioni dell’immigrazione (40 per cento), della sanità (38), della politica estera (40) e delle donne, come le posizioni sull’aborto (32 per cento). Anche per questo, probabilmente, Trump “conquista” più gli uomini che non le donne.
Resta però che in un ipotetico duello elettorale, Trump sarebbe in vantaggio su tutti i maggiori rivali democratici, tranne Joe Biden, che lo distacca di 10 punti: 53 contro il 43 per cento. Ma non è un divario incolmabile e il tycoon dà il meglio negli scontri diretti. Senza contare che l’ex vice di Barack Obama è in calo nei sondaggi rispetto ad altri candidati democratici. Ieri si è dovuto scusare per essersi vantato della sua capacità di negoziare negli anni Settanta con senatori segregazionisti, facendo passare ben due settimane dalle critiche di Kamala Harris. La senatrice californiana adesso è in ascesa insieme alla collega Elizabeth Warren – a scapito anche di Bernie Sanders scivolato al quarto posto – aumentando così le chance di un ticket dem con una donna. La maggiore delusione per ora è quella dell’ex deputato texano Beto O’Rourke, una stella che non riesce a riaccendersi in una corsa troppo affollata che sembra destinata ad avere un nuovo candidato dem, il numero 24: il miliardario Tom Steyer, 61 anni, uno dei maggiori donatori del partito, è infatti pronto ad annunciare la sua discesa in campo, secondo Politico. In gennaio aveva rinunciato, seguito in marzo da un altro paperone, l’ex sindaco di New York Michael Bloomberg. Ma ora sembra averci ripensato, anche se sconterà il notevole ritardo e la carenza di strateghi per lo staff. Attivista ambientalista e filantropo con posizioni progressiste, con una fortuna stimata di 1,6 miliardi di dollari, Steyer ha fatto rumore negli ultimi tempi per la sua campagna da 50 milioni di dollari per l’impeachment di Trump, di cui è un irriducibile antagonista. In passato ha sostenuto, anche finanziariamente, le campagne presidenziali di Barack Obama, di cui si vociferava potesse diventare ministro (tesoro o energia) e di Hillary Clinton.