L’ex comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette e l’ex comandante regionale della Sardegna Antonio Bacile sono stati rinviati a giudizio dal gup di Roma per abuso d’ufficio. Entrambi sono accusati di avere adottato “illegittimi provvedimenti di demansionamento e trasferimento ad altri uffici” di un colonnello, di un luogotenente e di un tenente dei carabinieri. Con lui è finito a giudizio anche Gianni Pitzianti, delegato del Cocer-Cobar, l’organismo di rappresentanza dell’Arma. Il processo inizierà il 5 novembre. Il giudice ha fatto cadere l’accusa di omissione di atti di ufficio per Del Sette e Bacile. L’inchiesta era stata avviata dalla Procura di Sassari e poi trasferita a Roma per competenza territoriale.
Come aveva scritto ad aprile il Fatto Quotidiano, pochi giorni dopo aver ricevuto le carte del comando generale, la procura romana aveva chiesto l’archiviazione per tutti gli indagati, ma il gip Clementina Forleo aveva ordinato l’imputazione coatta. A Del Sette viene contestato il trasferimento del colonnello Giovanni Adamo, disposto per assecondare le richieste del sindacato interno.
Del Sette è imputato anche nel processo sul caso Consip, insieme all’ex ministro Luca Lotti. Il generale deve rispondere rivelazione del segreto d’ufficio. Secondo la tesi della Procura, l’ex comandante dell’Arma avrebbe rivelato all’allora presidente Consip, Luigi Ferrara, che c’era una indagine in corso sull’imprenditore Alfredo Romeo (che aveva partecipato ad alcune gare di Consip) con l’invito ad essere cauto nelle comunicazioni. L’avvocato di Del Sette ha sempre spiegato di non aver mai rivelato niente a nessuno. “Le dichiarazioni di Ferrara – aveva spiegato tra l’altro l’avvocato, Roberto De Vita – sono lineari e credibili: interrogato due volte a Napoli e una volta a Roma, ha escluso nel modo più assoluto che Del Sette gli abbia riferito dell’indagine a Napoli”.