Niente da fare: Cesare Previti, ex ministro della Difesa ed ex legale di fiducia di Silvio Berlusconi, deve rassegnarsi a rinunciare al vitalizio tolto quattro anni fa dall’Ufficio di presidenza della Camera a lui e ad altri cinque ex onorevoli ultraottantenni condannati in via definitiva a pena superiore ai due anni. Lo hanno stabilito le Sezioni unite civili della Cassazione, con un verdetto depositato lo stesso giorno in cui hanno dichiarato inammissibile il ricorso di un ex parlamentare contro il taglio dei vitalizi deciso un anno fa dall’ufficio di presidenza della Camera. Le Sezioni Unite hanno concordato con l’Avvocatura dello Stato nel dire che la materia è “devoluta agli organi di autodichia della Camera dei deputati”.
Gli ‘ermellini’ hanno di conseguenza dichiarato “il difetto assoluto di giurisdizione” del Tribunale di Roma ad occuparsi della legittimità o meno dello stop al vitalizio dell’ex ministro. Previti è stato con sentenza definitiva pronunciata dalla Suprema Corte il 4 maggio 2006. Ha evitato il carcere – è stato solo per pochi giorni a Rebibbia – solo per effetto della legge ex Cirielli. Il vitalizio che l’ex ministro riceveva dal primo agosto del 2007 gli è stato revocato dal quattro ottobre 2016. Previti aveva chiesto al Tribunale di Roma di dichiarare l’illegittimità della revoca e di condannare la Camera a pagargli gli arretrati non versati con “interessi legali e rivalutazione monetaria dalle singole scadenze al soddisfo”.
Ad avviso delle Sezioni Unite, “le denunce di Previti in merito alla mancanza di indipendenza e imparzialità degli organi dell’autodichia non sono da accogliere” perché “a partire dai Decreti presidenziali nn. 81 ed 89 del 1996, la Camera dei deputati si è dotata di una struttura decisionale di autodichia che assicura il rispetto dei principi di precostituzione, imparzialità e indipendenza dei collegi previsti per la risoluzione delle controversie” in conformità con quanto previsto dalla Corte di Strasburgo. Inoltre, prosegue il verdetto, i collegi di giustizia interni alla Camera “pur inseriti nell’ambito delle amministrazioni in causa, garantiscono, quanto a modalità di nomina e competenze, che la decisione delle controversie in parola sia assunta nel rispetto del principio di imparzialità, e al tempo stesso assicurano una competenza specializzata nella decisione di controversie che presentano significativi elementi di specialità”.
Come nel caso del taglio ai vitalizi, anche per Previti non è da escludere la possibilità che il caso finisca alla Consulta.