Cronaca

Cannabis terapeutica, Consiglio superiore sanità: “Ora non è un farmaco. Occorrono sperimentazioni”

Presidente della V sezione del Css Remuzzi: "La sperimentazione è una cosa buona per tutti". Ora la produzione è all'Istituto chimico farmaceutico militare di Firenze. Il ministro Grillo disse: "La produzione è molto importante"

Il Consiglio superiore della sanità ha consegnato oggi il suo parere sulla cannabis terapeutica sul tavolo del ministro della Salute Giulia Grillo. Gli esperti che lo hanno redatto sostengono che non si possa dire che si tratti di un farmaco, perché la cannabis non è stata sottoposta ai controlli dell’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali o dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco,  e “non può quindi considerarsi una cura”. Gli esperti della V sezione del Consiglio superiore della Sanità, comunque, non escludono la possibilità di un cambio di rotta dopo un’adeguata sperimentazione.

La necessità di muoversi verso una sperimentazione che possa portare a un parere positivo dell’uso della cannabis a scopo medico è stata espressa dallo stesso presidente della V sezione del Consiglio superiore di sanità, Giuseppe Remuzzi, che è anche direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano, un istituto di ricerche in ambito farmacologico. “Sono d’accordo nel farla e farla bene – ha detto Remuzzi in riferimento alla sperimentazione – non possiamo considerarla la panacea senza verifiche serie e accurate. Credo che la sperimentazione sia una cosa buona per tutti.”

Il rapporto del Css è stato commentato anche da Marco Perduca, coordinatore delle attività di legalizziamo.it per l‘Associazione Luca Coscioni. L’associazione Luca Coscioni si batte dal 2002 per la libertà della ricerca scientifica e si occupa oltre a vari temi legati all’autodeterminazione biologica, anche delle questioni relative all’accesso ai cannabinoidi medici. “Ammesso e non concesso che si vogliano registrare alcuni derivati della cannabis come vere e proprie medicine, siamo totalmente d’accordo in merito alla raccomandazione di lanciare studi pilota – ha detto Perduca – Lo chiediamo da anni, e in particolare lo chiediamo proprio a partire dalle varietà FM1 e FM2, prodotte dallo stabilimento farmaceutico militare di Firenze”.

L’associazione Coscioni ha inoltre sottolineato che “la cannabis made in Italy viene prodotta seguendo tutti i protocolli previsti per poterla eventualmente registrare come medicina” e ha aggiunto che un’apertura di questo tipo sarebbe “la migliore risposta del Governo alle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità relativa alla riclassificazione internazionale della cannabis, sulla quale le Nazioni Unite saranno chiamate a esprimersi l’anno prossimo”.

Attualmente la cannabis destinata all’uso medico utilizzata in Italia, viene prodotta dall’Istituto chimico farmaceutico militare di Firenze, ma a ritmi che non riescono a soddisfare le necessità dei richiedenti. Lo stesso ministro della Salute Giulia Grillo aveva espresso la necessità di incrementare la produzione quando, nel luglio dello scorso anno, era andati in visita allo stabilimento fiorentino. “La produzione è molto importante perché possiamo anche noi soddisfare altre esigenze, non solo interne ma pure estere” – aveva detto il ministro – “Farò ogni sforzo affinché in tutte le farmacie torni disponibile la cannabis ad uso medico per garantire la continuità terapeutica alla quale avete diritto”.