A determinare l'incidente una tromba d'aria abbattutasi sul capoluogo ionico intorno alle 19. La vicenda riporta a quanto accaduto nel 2012, quando l'operaio Francesco Zaccaria era al lavoro su una delle gru dell’Ilva scaraventata in mare da un tornado
Una improvvisa tromba d’aria si è abbattuta su Taranto e una gru dell’ex Ilva è precipitata in mare cedendo sotto i venti che, intorno alle 19, hanno iniziato a soffiare impetuosi. Una vicenda che riporta drammaticamente alla mente la storia di Francesco Zaccaria, operaio che nel 2012 era al lavoro su una delle gru dell’Ilva scaraventata in mare da un tornado arrivato dal mare. E nel mare Francesco trovò la morte: il suo corpo fu recuperato a distanza di qualche giorno dalla tragedia. E anche questa volta nell’incidente è coinvolto un operaio: i sindacati confermano che c’è un disperso. La conferma definitiva è arrivata anche da Arcelor Mittal che in un comunicato ha spiegato che “alle 19.30 di oggi, a causa delle avverse condizioni meteo, si è verificata la caduta di una gru operante sul quarto sporgente dello stabilimento ArcelorMittal Italia di Taranto. La gru – specifica l’azienda – è precipitata in mare: sono stati immediatamente attivati i soccorsi”. Anche la più preoccupante notizia è stata confermata dalla società: “Al momento una persona risulta dispersa”. Il disperso è Cosimo Massari, di 31 anni.
La Procura di Taranto ha immediatamente inviato sul luogo gli ispettori dello Spesal: il pubblico ministero di turno Enrico Bruschi ha disposto la messa in sicurezza dell’area e avviato le ricerche con la Guardia costiera e i Vigili del fuoco. Sul posto sono arrivati anche gli uomini del nucleo sommozzatori dei vigili del fuoco che sono partiti da Bari. Le ricerche però sono state temporaneamente sospese per il rischio di altri crolli. Nel 2012, in occasione della morte di Zaccaria, la procura mise sotto processo i vertici dello stabilimento e anche un ispettore tecnico dell’Arpa Puglia accusato di non aver effettuato un’idonea “verifica sull’integrità” della gru. Per la procura all’epoca la morte di Zaccaria e di altri due operai era da ricollegare anche alla cattiva gestione dell’azienda. “La mancata attuazione di un modello organizzativo e gestionale adeguato – scrissero nella richiesta di sequestro – rispetto alla complessità aziendale di che trattasi ha rappresentato concausa non trascurabile in relazione agli infortuni occorsi negli ultimi mesi (del 2012, ndr) che hanno comportato lesioni gravissime di un lavoratore e il decesso di altri tre operatori, tutti impegnati nello svolgimento delle proprie attività lavorative, svolte in assenza di adeguate istruzioni operative e di misure tecniche atte a prevenire e ridurre i rischi per la salute e la sicurezza degli stessi”.