Nel novembre del 2016 infatti Francesca viene fermata a Mentone alla guida di un furgone proveniente da Ventimiglia, con lei una coppia eritrea e il loro bimbo di 6 mesi, tre ragazze e due ragazzi di Eritrea, Etiopia e Ciad, tutti appena respinti in Italia dalla polizia francese. Francesca li avrebbe tutti ospitati per poi aiutarli a proseguire il loro viaggio: “Le persone che accompagnavo in Francia non sono ‘migranti’, sono miei amici a cui ho dato un passaggio, e non è mia abitudine chiedere i documenti agli amici”. Dichiarerà pochi mesi dopo in aula, rifiutando di riconoscere come “reato” il suo gesto di solidarietà.
Per questi fatti Francesca è stata condannata in primo grado dal Tribunale di Nizza a una multa di mille euro. Nonostante la sentenza, riconoscesse le ragioni umanitarie della sua azione, ha scelto di fare ricorso e lo scorso luglio il Tribunale di Aix-en-Provence l’ha condannata a 6 mesi di carcere con la sospensione della pena e 5 anni di interdizione dalla regione delle Alpi Marittime. Oggi è libera, non ha dovuto pagare nessuna multa e attende serenamente l’ultimo grado di giudizio della Cassazione. A tre anni da quei fatti per lei sono cambiate molte cose, si è sposata e lavora come operatrice sociale a Marsiglia, dove vive con il marito e la figlia di undici mesi.
Me ne sono resa conto quando ho iniziato a ricevere chiamate e messaggi da amici in Italia molto preoccupati per me.
Che effetto fa ricevere attenzioni da un’area politica che ha sempre sostenuto la chiusura delle frontiere?
Vedersi contrapposta ‘in quanto italiana’ a una vicenda come quella vissuta suo malgrado da Carola Rackete è davvero imbarazzante, anche perché ovviamente al suo posto avrei fatto la stessa cosa. Tra l’altro nessuno si è davvero interessato alla mia situazione, per loro si trattava solo di trovare un “caso” da rinfacciare al governo francese che si è “permesso” di criticare l’accanimento con cui quello italiano ha cercato di impedire la conclusione della missione di salvataggio delle persone a bordo della Sea-Watch.
Certo non si può dire che Macron sia tenero con chi aiuta i migranti in Francia e insieme a te sono tantissimi i cittadini francesi costretti a giustificare in tribunale le proprie azioni in difesa dei sans papiers.
Ma è demenziale che a fingere indignazione per le politiche di criminalizzazione della solidarietà di Macron sia chi sostiene l’alleanza con la Le Pen, che rispetto alla chiusura della frontiera con l’Italia promette di fare molto peggio. Con che faccia si scandalizzano per quello che il governo francese fa alle frontiere, se gli è possibile solo grazie a un uso spregiudicato del Regolamento di Dublino, che Lega e M5s in Europa non hanno voluto superare?
Per il resto qui il clima non è molto diverso da quello che si respira in Italia, se ti limiti a offrire servizi meramente assistenziali sei tollerato (e anche funzionale a risolvere problemi “di ordine pubblico” che lo Stato non sarebbe in grado di gestire) se inizi a osservare e denunciare il comportamento e le violazioni di polizia, esercito e gendarmerie alla frontiera franco-italiana vieni perseguito. Si cerca in tutti i modi di evitare che alla solidarietà si unisca la protesta politica.
La Corte Costituzionale francese ha chiarito che è lecito aiutare chiunque si trovi già sul territorio francese. Altra questione resta l’aiuto a passare la frontiera, perché hai scelto di correre i rischi anche penali?
Come ci si può voltare dall’altra parte quando la chiusura della frontiera causa continue violenze e morti? Non dimentichiamo che le vittime non ci sono solo nel Mediterraneo, ma anche al confine tra Italia e Francia dove a causa della militarizzazione della frontiera sono morte oltre 15 persone negli ultimi tre anni. Di fronte a questa situazione, per me e tante altre persone, è inevitabile prendere posizione.
Non so, da una parte fa piacere vedere un risveglio solidale, eppure in termini di consenso elettorale sembra che la Lega abbia tutto vantaggio da questa situazione. Penso sia sacrosanto difendere il diritto di accogliere e l’apertura dei porti, ci mancherebbe, ma il rischio è quello di restare all’angolo dove si viene costretti dalla propaganda degli opposti sovranismi, in Francia come in Italia. Il punto centrale per me non può che essere la difesa del diritto alla libertà di circolazione, che oggi viene impedita a molti generando tutte le conseguenze che vediamo.
Cosa ti aspetteresti da chi in parlamento si proclama contrario delle politiche di chiusura delle frontiere?
Le organizzazioni politiche che si definiscono antirazziste, ora più che mai, dovrebbero impegnarsi per rendere possibile ottenere i documenti per restare, lavorare, vivere e viaggiare, canali legali e sicuri per muoversi senza dover essere costrette alla clandestinità e alla perdita dei propri soldi, della propria libertà e sempre più spesso della propria vita, occuparsi più di quello e meno della difesa di un sistema di ‘gestione’ dell’accoglienza che ha dimostrato in diverse occasioni di rivelarsi passivizzante e spesso controproducente.
Quando in Francia hanno iniziato ad arrestare e processare le persone solidali con i migranti bloccati a Ventimiglia si è assistito a una divisione tra chi ha deciso di rivendicare le proprie azioni politicamente e cercare un dialogo istituzionale e chi ha preferito tenere un profilo più basso, cosa vi divide?