Cultura

Quattro mezze cartelle /27: ‘Gli intercalari del silenzio’

Proposta editoriale numero 27: insieme a romanzi e racconti ogni tanto arrivano anche poesie. Ricordo che potete inviare le vostre proposte seguendo le indicazioni contenute in questo post. Buona lettura e buona estate.

Brani scelti dall’autore

Due poesie (Filosofia e Verande d’azzurro), riprese dalla mia raccolta inedita Gli intercalari del silenzio e già apparse in alcuni siti web. Cercherò di spiegare brevemente il significato del componimento Filosofia, ma anche il titolo della raccolta stessa. Ecco, quando stiamo facendo un discorso e non sappiamo bene come continuarlo, spesso pronunciamo (magari senza rendercene conto) frasi particolari (“come dire”, “per così dire”) che ci aiutano a prendere tempo mentre, mentalmente, cerchiamo la parola giusta con cui proseguire. Queste frasi vengono chiamate “intercalari”. Ebbene il titolo generale della raccolta ci rivela, in sostanza, che quando il silenzio non sa come continuare il proprio discorso (cioè il vuoto, il nulla) prende tempo pronunciando la vita (o, meglio, i rumori, i suoni, le voci della vita). Verande d’azzurro proviene invece dalla seconda parte della silloge, una parte in cui si trattano temi come l’amore per la natura e la poesia.

Filosofia

Parole e frasi sono gli intercalari del silenzio
che smette, ogni tanto,
di pronunciare il vuoto.
Allora qualche indizio di materia
deforma l’aria,
descrivendo le pause del nulla
prima che il silenzio
si richiuda.
(Le mani s’infrangono
contro un gesto incompiuto)

Verande d’azzurro

Un laghetto di fumo nel cuore… Processioni di frasi lasciano calzature d’intelligenza
prima di entrare nella moschea delle bocche.

I profumi sorridono tra le maschere di foglie. E lettere serpentine
indossano pastrani di luce.

Un gregge di bagliori
alle pendici dei versi
nasconde l’Ulisse della mia ispirazione…
Canicola di gioia, tanfo d’allegria
negli sguardi ciclopici del solo occhio giornaliero. Spranghe di felicità
negli acuti del sole
e, fra verande d’azzurro, spaventapasseri di poesia…

Tachicardia di vento nei vestiti: il vento, cuore del cielo…
Le nuvole sembrano covoni di luce, capanne di fieno
intorno al pagliaio del sole. Nel raspo degli alberi
festoni d’aria, e gli occhi sono brandelli di nostalgia tra festuche di tempo allegro.
Stelle filanti d’erba, pendii agitati fra la bonaccia della pianura…

Terra diroccata e baracche di collina. Villaggi di sole.
Dal lievito nullo di rocce azzime,
paesini salgono
pioli di luce.

L’autore

Pietro Pancamo (1972) è autore della silloge poetica Manto di vita (LietoColle); scrive per la piattaforma culturale di Hong Kong Beyond Thirty-Nine; su Radio Big World, emittente italofona di Madrid, conduce un podcast letterario. Ha collaborato, come recensore, col sito dell’edizione fiorentina del Corriere della Sera. Dopo essere stato incluso nell’antologia Poetando (Aliberti), curata da Maurizio Costanzo, s’è visto pubblicare una breve raccolta di versi dal blog Poesia della Rai e dedicare una puntata del programma Poemondo dalla radio nazionale della Svizzera italiana.

È apparso su Poesia (Crocetti Editore), Atelier, Tuttolibri, InFonòpoli, Gradiva, Tangram, Vibrisse, La poesia e lo spirito, El Ghibli, GraphoMania, Books and other sorrows, IF. Insolito & Fantastico, FantasyMagazine, Il Paradiso degli Orchi, Nuove vie, Diogen (periodico di Sarajevo), Filling Station (quadrimestrale canadese).

E-mail: pietro.pancamo@alice.it