“Carola? Dovevamo aprire il fuoco e farla fuori a questa con quelli del Pd”. Un gruppo Facebook con oltre 16.000 aderenti in cui si vomita odio. Niente di nuovo nell’era degli haters digitali. Solo che stavolta parliamo di una community frequentata quasi esclusivamente da finanzieri, ex finanzieri e persone legate a quel “mondo“. È proprio per questo che il caso è arrivato sulla scrivania del ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Oltre che in Procura. Insulti sessisti, frasi razziste e persino l’auspicio di un golpe militare. La pagina Facebook “Il Finanziere“, gestita da un brigadiere in congedo dal 1996, era diventato un luogo dove vomitare odio, una sorta di sfogatoio per la rabbia repressa di uomini in divisa e non (più).

A tirare fuori il caso è stata la testata online The Vision, entrata in possesso degli screenshots dei post più violenti, comparsi nei giorni delle polemiche sul caso Sea Watch. “Dovevano aprire il fuoco e farla fuori”, si legge, in riferimento alla comandante Carola Rackete. Qualcuno invocava “l’impiccagione” e altri riferendosi ai migranti chiosavano “buttateli a mare con un blocchetto al collo”, “affondate al nave“, “mettete una bomba”. Un crescendo di frasi e pensieri violenti, corredati da insulti irripetibili all’indirizzo della marinaia tedesca, che si concludono addirittura con l’auspicio di un “bel colpo di stato per ridare ordine e disciplina”. Frasi gravissime, dalle quali la Guardia di Finanza ha prima preso le distanze e poi ha attivato una segnalazione alla Procura affinché venga “avviata un’indagine tempestiva“. “Il gruppo Facebook denominato “Il Finanziere” non è assolutamente riconducibile alla Guardia di Finanza”, hanno sottolineato le Fiamme Gialle, secondo cui gli autori degli “esecrabili commenti sono circa 80” e “una volta accertate le responsabilità, si procederà nei loro confronti con il massimo rigore“. Il ministro Tria, “è stato informato dal vertice della Guardia di Finanza delle notizie di stampa relative a una pagina Facebook chiusa contenente minacce e commenti aggressivi riferibili al caso Sea Watch” e “condivide la linea di severità e fermezza adottata dal vertice della Gdf”, ha fatto sapere il Mef

Una presa di posizione severa condivisa dal ministro Giovanni Tria, cui è arrivata anche l’interrogazione parlamentare promossa dalla deputata del Pd, Giuditta Pini, che era a bordo della Sea Watch: “Nel gruppo Facebook, il più importante per numero di iscritti, agenti ed ex della guardia di Finanza augurano stupri, inneggiano al colpo di stato e minacciano di sparare ai deputati accorsi a Lampedusa per la Sea-Watch“, scrive su Pini sui social network. “Tra quei parlamentari c’ero io e c’erano i miei colleghi. Stavamo semplicemente svolgendo il nostro lavoro. Pensare che qualcuno, all’interno delle forze dell’ordine, si stava augurando la nostra morte mi mette i brividi“, conclude Pini. “C’è qualcuno al governo che intende intervenire e prendere provvedimenti? O devo pensare che siano tutti felici di questo clima? Giuseppe Conte, Matteo Salvini, Luigi Di Maio, Giovanni Tria avete qualcosa da dire? Pensate di fare qualcosa?”. “Mi auguro – afferma Nicola Fratoianni, di Sinistra Italiana, anche lui a bordo della nave della ong – che nelle prossime ore Facebook intervenga sui gestori di tale schifezza”. Per l’ex Leu, il posto dei “responsabili di tali infamie” è “in galera“.

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