Risulta ancora disperso in mare Mimmo Massaro, l’operaio di 40 anni dell’ex Ilva che mercoledì stava lavorando a bordo della gru caduta in acqua a causa della tromba d’aria che si è abbattuta sulla città di Taranto. Secondo quanto ricostruito dalla capitaneria di porto e dalla guardia costiera, “la forte tempesta abbattutasi ha provocato un cedimento a catena di tre gru posizionate sulla banchina su una delle quali si trovava il gruista disperso, caduta nello specchio acqueo antistante la banchina stessa. Sono tutt’ora in corso le ricerche dell’operaio disperso – aggiungono -, le cui operazioni sono rese difficoltose a causa della torbidità delle acque e del pericolo conseguente alla presenza dei rottami e delle gru pericolanti e rese instabili dal fortunale occorso”.
Intanto Procura di Taranto ha aperto un’inchiesta sul quanto avvenuto al quarto sporgente del porto mercantile di Taranto in concessione alla società Arcelor Mittal, che gestisce lo stabilimento siderurgico ex Ilva. Il fascicolo è in mano al sostituto procuratore Enrico Bruschi: la magistratura dovrà accertare se sia stato fatto tutto il necessario per garantire la sicurezza dell’operaio disperso. L’intera area dove è avvenuto l’incidente è stata posta sotto sequestro dalla magistratura e, viste le condizioni di pericolo in atto, la capitaneria di porto ha emesso un’ordinanza di interdizione alla navigazione per un raggio di 250 metri dalla sommità del molo quattro. Da parte sua, Arcelor Mittal ha fatto sapere in una nota che “stiamo collaborando con le Autorità e i soccorritori e siamo in contatto con la famiglia e i colleghi, cui stiamo fornendo tutto il supporto possibile. Le indagini per determinare la causa esatta della caduta della gru sono in corso”.
E oggi è iniziata la prima giornata di mobilitazione dei dipendenti dell’ex Ilva che mercoledì sera, dopo aver appreso quanto accaduto, hanno annunciato uno sciopero che proseguirà anche nei prossimi giorni. L’agitazione sta già raccogliendo grande adesione ed è stata dichiarata dalle segreterie e dalle Rsu e Rls (rappresentanza lavoratori sicurezza) dei sindacati dei metalmeccanici di Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm Uil e Ugl di Taranto: “Ormai da anni – scrivono i sindacati – assistiamo a continui rinvii e mancanza di assunzioni di responsabilità da chi è deputato a garantire la sicurezza della fabbrica dal punto di vista del rispetto della vita umana”.
Fim, Fiom, Uilm e Ugl hanno fatto sapere che “la forma di protesta messa in atto quest’oggi non terminerà sino a quando azienda, istituzioni locali, regionali e nazionali e organi di controllo, ognuno per il proprio ruolo, forniranno le dovute indicazioni a garanzia dei lavoratori e cittadini di questo territorio. Chiediamo, pertanto, l’immediata convocazione di un tavolo istituzionale straordinario che assuma decisioni e provvedimenti che cambino radicalmente lo stato di cose presenti all’interno dello stabilimento siderurgico”. La Usb, invece, ha proclamato un primo pacchetto di ore di sciopero di tutto lo stabilimento e dell’appalto Arcelor, a partire dalle 23.00 di ieri e fino alle 7.00 del 15 luglio: “L’ennesima immane tragedia conferma l’assoluta pericolosità in cui versano gli impianti gestiti da ArcelorMittal Italia”, scrive l’Usb precisando che “meno di 24 ore fa abbiamo consegnato un cd al ministro Luigi Di Maio contenente 170 foto e 70 video che attestano lo stato fatiscente degli impianti dello stabilimento. Al Ministro abbiamo chiaramente detto che ad oggi non ci sono le condizioni di sicurezza necessarie per coloro che lavorano all’interno di una fabbrica che oramai è ridotta ad un cumulo di rottame”.
Cronaca
Ex Ilva, proseguono le ricerche dell’operaio disperso: Procura di Taranto apre un’inchiesta, lavoratori in sciopero
Le ricerche dell'operaio disperso sono rese "difficoltose a causa della torbidità delle acque e del pericolo conseguente alla presenza dei rottami e delle gru pericolanti". Intanto i dipendenti dello stabilimento di Arcelor Mittal sono in mobilitazione e hanno annunciato che lo sciopero proseguirà anche nei prossimi giorni: "Chiediamo l’immediata convocazione di un tavolo istituzionale straordinario", fanno sapere in una nota i sindacati
Risulta ancora disperso in mare Mimmo Massaro, l’operaio di 40 anni dell’ex Ilva che mercoledì stava lavorando a bordo della gru caduta in acqua a causa della tromba d’aria che si è abbattuta sulla città di Taranto. Secondo quanto ricostruito dalla capitaneria di porto e dalla guardia costiera, “la forte tempesta abbattutasi ha provocato un cedimento a catena di tre gru posizionate sulla banchina su una delle quali si trovava il gruista disperso, caduta nello specchio acqueo antistante la banchina stessa. Sono tutt’ora in corso le ricerche dell’operaio disperso – aggiungono -, le cui operazioni sono rese difficoltose a causa della torbidità delle acque e del pericolo conseguente alla presenza dei rottami e delle gru pericolanti e rese instabili dal fortunale occorso”.
Intanto Procura di Taranto ha aperto un’inchiesta sul quanto avvenuto al quarto sporgente del porto mercantile di Taranto in concessione alla società Arcelor Mittal, che gestisce lo stabilimento siderurgico ex Ilva. Il fascicolo è in mano al sostituto procuratore Enrico Bruschi: la magistratura dovrà accertare se sia stato fatto tutto il necessario per garantire la sicurezza dell’operaio disperso. L’intera area dove è avvenuto l’incidente è stata posta sotto sequestro dalla magistratura e, viste le condizioni di pericolo in atto, la capitaneria di porto ha emesso un’ordinanza di interdizione alla navigazione per un raggio di 250 metri dalla sommità del molo quattro. Da parte sua, Arcelor Mittal ha fatto sapere in una nota che “stiamo collaborando con le Autorità e i soccorritori e siamo in contatto con la famiglia e i colleghi, cui stiamo fornendo tutto il supporto possibile. Le indagini per determinare la causa esatta della caduta della gru sono in corso”.
E oggi è iniziata la prima giornata di mobilitazione dei dipendenti dell’ex Ilva che mercoledì sera, dopo aver appreso quanto accaduto, hanno annunciato uno sciopero che proseguirà anche nei prossimi giorni. L’agitazione sta già raccogliendo grande adesione ed è stata dichiarata dalle segreterie e dalle Rsu e Rls (rappresentanza lavoratori sicurezza) dei sindacati dei metalmeccanici di Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm Uil e Ugl di Taranto: “Ormai da anni – scrivono i sindacati – assistiamo a continui rinvii e mancanza di assunzioni di responsabilità da chi è deputato a garantire la sicurezza della fabbrica dal punto di vista del rispetto della vita umana”.
Fim, Fiom, Uilm e Ugl hanno fatto sapere che “la forma di protesta messa in atto quest’oggi non terminerà sino a quando azienda, istituzioni locali, regionali e nazionali e organi di controllo, ognuno per il proprio ruolo, forniranno le dovute indicazioni a garanzia dei lavoratori e cittadini di questo territorio. Chiediamo, pertanto, l’immediata convocazione di un tavolo istituzionale straordinario che assuma decisioni e provvedimenti che cambino radicalmente lo stato di cose presenti all’interno dello stabilimento siderurgico”. La Usb, invece, ha proclamato un primo pacchetto di ore di sciopero di tutto lo stabilimento e dell’appalto Arcelor, a partire dalle 23.00 di ieri e fino alle 7.00 del 15 luglio: “L’ennesima immane tragedia conferma l’assoluta pericolosità in cui versano gli impianti gestiti da ArcelorMittal Italia”, scrive l’Usb precisando che “meno di 24 ore fa abbiamo consegnato un cd al ministro Luigi Di Maio contenente 170 foto e 70 video che attestano lo stato fatiscente degli impianti dello stabilimento. Al Ministro abbiamo chiaramente detto che ad oggi non ci sono le condizioni di sicurezza necessarie per coloro che lavorano all’interno di una fabbrica che oramai è ridotta ad un cumulo di rottame”.
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Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "È quello che abbiamo chiesto. Ma capire è una parola inutile. Io non capisco niente e chi ci capisce è bravo. Si chiede, si fa e si combatte per ottenere rispetto. Capire no, mi spiace. Magari, capire qualcosa mi piacerebbe". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi ai cronisti che le chiedono se la giornalista potrà avere altre visite da parte dell'ambasciata.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - Nella telefonata di ieri "avrei preferito notizie più rassicuranti da parte sua e invece le domande che ho fatto... glielo ho chiesto io, non me lo stava dicendo, le ho chiesto se ha un cuscino pulito su cui appoggiare la testa e mi ha detto 'mamma, non ho un cuscino, né un materasso'". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "No, dopo ieri nessun'altra telefonata". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, ai cronisti dopo l'incontro a palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni. "Le telefonate non sono frequenti. E' stata la seconda dopo la prima in cui mi ha detto che era stata arrestata, poi c'è stato l'incontro con l'ambasciatrice, ieri è stato proprio un regalo inaspettato. Arrivano così inaspettate" le telefonate "quando vogliono loro. Quindi io sono lì solo ad aspettare".
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Questo incontro mi ha fatto bene, mi ha aiutato, avevo bisogno di guardarsi negli occhi, anche tra mamme, su cose di questo genere...". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, lasciando palazzo Chigi dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Cerca di essere un soldato Cecilia, cerco di esserlo io. Però le condizioni carcerarie per una ragazza di 29 anni, che non ha compiuto nulla, devono essere quelle che non la possano segnare per tutta la vita". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi.
"Poi se pensiamo a giorni o altro... io rispetto i tempi che mi diranno, ma le condizioni devono essere quelle di non segnare una ragazza che è solo un'eccellenza italiana, non lo sono solo il vino e i cotechini". Le hanno detto qualcosa sui tempi? "Qualche cosa - ha risposto -, ma cose molto generiche, su cui adesso certo attendo notizie più precise".
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "La prima cosa sono condizioni più dignitose di vita carceraria e poi decisioni importanti e di forza del nostro Paese per ragionare sul rientro in Italia, di cui io non piango, non frigno e non chiedo tempi, perché sono realtà molto particolari". Lo ha detto Elisabetta Vernoni, mamma di Cecilia Sala, dopo l'incontro a palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Adesso, assolutamente, le condizioni carcerarie di mia figlia". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi ai cronisti che le chiedono quali siano le sua maggiori preoccupazioni. "Lì non esistono le celle singole, esistono le celle di detenzione per i detenuti comuni e poi le celle di punizione, diciamo, e lei è in una di queste evidentemente: se uno dorme per terra, fa pensare che sia così...".