L'indagine mette al centro l’incontro avvenuto il 18 ottobre del 2018 all’Hotel Metropol della capitale russa e l’audio, pubblicato dal sito statunitense BuzzFeed, in cui si sente una voce attribuita all'ex collaboratore del Carroccio e presidente dell'associazione Lombardia-Russia. Si ipotizza che siano coinvolti anche dei funzionari pubblici di Mosca. Lui all'Adnkronos: "Non ho mai preso soldi da Mosca, non ho mai parlato a nome della Lega e di Salvini, non ho mai fatto cose illegali e non ho mai incontrato 'emissari del Cremlino'"
La Procura di Milano ha aperto un fascicolo sui presunti fondi russi alla Lega e l’ipotesi di reato è di corruzione internazionale. Tra gli indagati c’è anche Gianluca Savoini, ex collaboratore del Carroccio e animatore dell’associazione Lombardia-Russia, intercettato in un audio mentre si accorda con tre russi per un maxi-finanziamento prima delle Europee. “Non ho mai preso soldi da Mosca”, è stato il suo commento all’agenzia Adnkronos, “non ho mai parlato a nome della Lega e di Salvini, non ho mai fatto cose illegali e non ho mai incontrato ‘emissari del Cremlino'”. L’inchiesta è stata aperta a febbraio scorso e, da quanto si apprende, sono già state sentite alcune persone.
La tesi di corruzione internazionale nasce dall’ipotesi che siano coinvolti funzionari pubblici di Mosca. L’indagine, nata dopo un articolo dello scorso febbraio de L’Espresso, mette al centro l’incontro avvenuto il 18 ottobre del 2018 all’Hotel Metropol della capitale russa e l’audio, pubblicato dal sito statunitense BuzzFeed e di cui i magistrati erano già in possesso, in cui si sente una voce attribuita a Savoini che dice in inglese: “Noi vogliamo cambiare l’Europa. Una nuova Europa deve essere vicina alla Russia, come era prima, perché noi vogliamo la nostra sovranità”. Al tavolo, nell’incontro che dura oltre un’ora, oltre al leghista, ci sarebbero altre cinque persone, tra russi e italiani. Al centro della discussione ci sarebbe una fornitura di carburante. Un’importante società petrolifera russa avrebbe venduto 3 milioni di tonnellate di carburante a Eni, azienda che smentisce qualsiasi coinvolgimento, per il valore di 1,5 miliardi di dollari. Il diesel sarebbe stato venduto dalla major russa con uno sconto minimo del 4 per cento sul principale prezzo di riferimento del settore. Su richiesta dei russi, le parti si sarebbero accordate su uno sconto maggiore, ipotizzando un 6 per cento. Con la promessa che tutto quanto superiore al 4 per cento sarebbe stato restituito ai russi. E proprio nella promessa di un presunto guadagno per i russi che si annida l’indagine per corruzione internazionale.
L’operazione ha un’architettura complessa – con tanto di intermediari e una banca coinvolta – e un obiettivo preciso: da questa transazione, secondo BuzzFeed, sarebbe avanzati 65 milioni di dollari finiti nelle casse della Lega. L’indagine milanese è ancora nella fase embrionale, sono state sentire alcune persone ma su nomi il riserbo è massimo. L’audio era in possesso della Procura già prima che Buzzfeed lo pubblicasse. I pm devono verificare se nella presunta compravendita di petrolio, una parte del prezzo, oltre a quella che, stando alla registrazione audio pubblicata da BuzzFeed, doveva finire alla Lega, sia o meno arrivata a funzionari pubblici russi.