È stato rinviato a giudizio con l’accusa di concorso in corruzione l’ex ministro e senatore di Forza Italia Franco Carraro nell’ambito della maxi inchiesta giudiziaria sui presunti abusi edilizi commessi in Costa Smeralda, in Sardegna. Al centro del processo ci sono infatti le licenze di concessione edilizia per ampliamenti ai noti alberghi di lusso Romazzino, Pitrizza e Cervo che la società Sardegna resorts avrebbe ottenuto sulla base di un “sistema corruttivo“. Pressioni, favori e lavori gratis in cambio di “via libera ad abusi”: questa è la tesi della Procura di Tempio Pausania, accolta dal giudice per l’udienza preliminare che ha stabilito il rinvio a giudizio per Carraro e altre 8 persone, tra cui manager, progettisti e funzionari del comune di Arzachena, nel cui territorio ricade l’enclave esclusiva.
Oltre a Carraro, finito sotto accusa in qualità di presidente della Smeralda Holding sono imputati gli ex manager di Sardegna Resort Mariano Pasqualone – amministratore delegato, figura storica in Costa – e Alexandra Dubrova; l’ex dirigente del Comune di Arzachena Antonello Matiz, il membro della commissione paesaggistica della Regione Sardegna Antonio Tramontin, l’ex comandante della Polizia locale di Arzachena Giovanni Mannoni, l’impresario Angelo Filigheddu, l’ingegnere Tonino Fadda e il commercialista e tributarista milanese Stefano Morri, membro del consiglio di amministrazione della Holding Costa Smeralda sotto la gestione del finanziere libanese con passaporto statunitense Tom Barrack. Per alcuni degli imputati resta in piedi anche l’accusa di abuso d’ufficio, mentre il gup ha dichiarato prescritti i presunti abusi edilizi.
Gli ampliamenti in questione riguardano tre grandi alberghi a cinque stelle della Sardegna Resort (società oggi di proprietà dei fondi Sovrani del Qatar, acquisiti nel 2012 dalla Colony Capital di Tom Barrack): il Romazzino, il Pitrizza e lo storico Hotel Cervo. Secondo la difesa, i lavori erano stati eseguiti nel pieno rispetto delle norme vigenti, seguendo le prescrizioni messe a disposizione di società immobiliari e dei comuni sardi dal cosiddetto “Piano Casa“, che prevedeva la possibilità di aumenti del 30% delle cubature degli immobili preesistenti. Argomentazioni non ritenute valide dal gup, che ha deciso per il rinvio a giudizio collettivo, ritenendo gli ampliamenti frutto di connivenze e corruzione. Il processo comincerà il prossimo 16 ottobre.