I 5 stelle voteranno insieme al Partito democratico per l’istituzione di una commissione d’inchiesta sui presunti fondi russi al Carroccio. Ma a condizione che riguardi “tutti i partiti, associazioni e fondazioni collegate”. Dopo che il premier Giuseppe Conte è intervenuto per ribadire la fiducia nella magistratura e nello stesso Matteo Salvini, il M5s ha preso posizione sul caso dell’audio pubblicato da Buzzfeed in cui si sente il leghista Gianluca Savoini trattare con tre russi per un maxi-finanziamento. “Votiamo sì”, hanno dichiarato fonti M5s alle agenzie. “Ma dal Pd aspettiamo ancora i nomi dei componenti della commissione d’inchiesta sulle banche”. La decisione è arrivata poche ore dopo la notizia che la Procura di Milano indaga per corruzione internazionale e tra gli indagati figura lo stesso Savoini. Prima della risposta M5s, Matteo Salvini aveva definito la proposta di una commissione parlamentare sul tema “ridicola”: “L’opposizione fa il suo mestiere“, aveva detto, “fortunatamente non ho mai avuto bisogno di chiedere o avere soldi dall’estero”.
In serata poi il leader, in una nuova diretta facebook, ha detto di avere “pieno rispetto del lavoro della magistratura, ma se cercate rubli a casa mia o nelle casse della Lega non li trovate“. “Mi viene il dubbio che stiamo dando fastidio a qualcuno. Cercate, indagate, setacciate i bilanci della Lega che sono pubblici”, ha continuato. “Mi autodenuncio – ha scherzato ancora – l’ultima volta che sono stato a Mosca ho portato a casa Masha e due matriosche, mi costeranno la galera?”. Ma se solo ieri aveva annunciato querela per chiunque osasse accusarli, oggi il Carroccio ha iniziato a prendere le distanze dal suo uomo. “C’è gente che millanta“, ha detto Giancarlo Giorgetti chiamando l’ex portavoce Savoini “un fanfarone”.
La mattinata si era aperta con lo scontro in Senato tra la presidente Elisabetta Casellati e il Pd. La seconda carica dello Stato si è infatti rifiutata di discutere le interrogazioni sul caso, dicendo che “sono basate su pettegolezzi giornalistici”. A quel punto i dem hanno annunciato la richiesta di istituire una commissione d’inchiesta. E si sono rivolti ai 5 stelle in modo provocatorio: “Il M5s”, ha detto il senatore Andrea Marcucci, “perde improvvisamente la voce tutte le volte che è chiamato a passare dalle parole ai fatti. Che cosa farà Di Maio? Ve lo posso anticipare: voterà contro. Il movimento di Casaleggio ha una sola preoccupazione: perdere le poltrone. Tutte le volte che la maggioranza viene coinvolta in passaggi complicati, i rivoluzionari alla Di Battista diventano mansueti agnellini”. Questo prima che il M5s rivendicasse la sua disponibilità a far partire l’indagine parlamentare. Anche la leader di Fdi Giorgia Meloni si è detta possibilista, ma a patto che la commissione non indaghi solo sul Carroccio. “A me pare che la risposta di Salvini sia stata netta”, ha commentato a margine di un comizio in Sicilia. “Io sono certa che la Lega saprà spiegare tutte le cose che possono non essere chiare in questa vicenda. Facciamo una commissione di inchiesta ma partiamo da quelli che prendeva il Pci, che è sicuramente l’unica forza politica che i soldi dalla Russia li ha presi sicuro e per qualche decennio”.
Casellati si rifiuta di discutere del caso: “Questioni senza fondamento” – Lo scontro a Palazzo Madama è iniziato dopo l’intervento del senatore Pd Alan Ferrari, vicepresidente del gruppo. Ha preso la parola in mattinata e ha chiesto “un definitivo ed essenziale chiarimento a tutela di questa Camera” su tre interrogazioni presentate dal Pd tra febbraio e maggio sui legami tra persone vicine alla Lega e a Matteo Salvini e dirigenti russi legati al partito del presidente Putin e che non sono mai state pubblicate. La Casellati ha replicato dicendo che il ritardo è dovuto al fatto che sono “inammissibili“. Ma non solo: “Il Senato”, ha detto, “non può essere il luogo del dibattito che riguarda pettegolezzi giornalistici. Qui non si discute liberamente di questioni che non hanno alcun fondamento probatorio, qui dobbiamo parlare di fatti che abbiano una giustificazione”, rigettando più volte l’accusa di non essere “una presidente di garanzia“. In contemporanea usciva la notizia dell’apertura del fascicolo da parte della Procura di Milano.
Il capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci ha protestato con i cronisti: “Le parole ascoltate dalla presidente in Aula sono gravissime”, ha detto. “Intanto esprimono dei giudizi sulle opinioni dei parlamentari e questo è inaccettabile. Poi definiscono ‘chiacchiericcio’ rivelazioni uscite nelle ultime ore sulla Lega, sul partito di Salvini che hanno rilevanza internazionale e sono attenzionate dalle testate di tutti i giornali e va decisamente oltre la sua funzione, che deve essere super partes nella gestione dell’Aula”. Così pure il senatore Pd Luigi Zanda: “Ho sempre diffidato della definizione ‘presidente di garanzia’, perché il presidente del Senato è presidente e basta; ci mancherebbe anche che non garantisse prima di tutto le minoranze. Ma il Senato non è un tribunale dove si discute solo di fatti di rilevanza penale, e non è l’ufficio legislativo del governo che ne esegue gli ordini”.
La Lega prende le distanze. Salvini: “Siamo scomodi”. Giorgetti: “C’è qualcuno che millanta”. Fonti M5s: “Siamo preoccupati”
Dopo che, come prima reazione, Matteo Salvini ha annunciato querele per chiunque li accusi di aver portato avanti l’accordo per avere i fondi russi, oggi ha abbassato i toni e iniziato a prendere le distanze da Savoini. Si è quindi limitato a parlare dei “continui attacchi” subiti dal partito. “In Europa”, ha detto nel corso di una diretta Facebook, “si distribuiscono poltrone a tutti tranne ai leghisti, il partito più votato d’Europa, perché sono razzisti, populisti, prendono soldi in Russia, negli Stati Uniti, in Africa, in Groenlandia. Zero, zero. Chiunque dica il contrario mente sapendo di mentire. Siamo scomodi, mi è evidente. Siamo indagati, ascoltati e processati in Italia e non solo. Sono e siamo minacciati quotidianamente con i proiettili, mi è evidente”. Ancora più nette le parole del sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti: “C’è gente un po’ che millanta”, ha detto. “Vale per tutti quelli che fanno politica. C’è in giro un sacco di gente che parla in nome e per conto del sottoscritto, chissà quante cose si inventa. Nel caso specifico a me sembra che qualche fanfarone le sparava grosse e qualcuno in modo opportunistico per chissà quali fini approfitta del fanfarone per gettare discredito su Salvini”.
L’imbarazzo rimane però dentro il governo. E i soci di governo, se ieri lo stesso Di Maio aveva sminuito la vicenda, ora non nascondono le preoccupazioni: “Cosa ne pensiamo del caso fondi? Siamo preoccupati per questa storia, l’apertura dell’inchiesta è una cosa da non sottovalutare“, hanno fatto sapere fonti del partito alle agenzie di stampa. “Chiediamo trasparenza. Su questo governo non ci deve essere nessuna ombra, il Movimento non ha mai preso nessun finanziamento e mai lo prenderà, noi rispondiamo solo ai cittadini”.