La maggioranza non è stata autosufficiente. Decisivi i 15 sì di Fratelli d'Italia, che sono arrivati in soccorso di M5s e Lega. Contrario il Partito democratico. Pochissime le assenze in Aula
Il Senato ha approvato il ddl costituzionale sul taglio dei parlamentari. E’ il terzo via libera. Il testo passa alla Camera per per quello che potrebbe essere l’esame definitivo del provvedimento: la discussione è prevista a settembre. A votare la riforma che prevede la diminuzione dei seggi a 400 alla Camera e a 200 al Senato sono stati in 180 (per l’approvazione serviva la maggioranza assoluta di 161 voti favorevoli). Oltre alla maggioranza M5s-Lega si è aggiunto anche il gruppo di Fratelli d’Italia, come anticipato nei giorni scorsi dalla presidente del partito Giorgia Meloni. Contrari il Pd e il resto del centrosinistra (50 i no in tutto), mentre Forza Italia non ha partecipato al voto.
Per arrivare al via libera del Senato alla riforma costituzionale, la maggioranza non è stata autosufficiente: è servito un aiuto esterno per arrivare ai 161 voti necessari. Il provvedimento è stato approvato con 180 sì e 50 no. Come risulta dai tabulati, a favore del disegno di legge si sono schierati 159 senatori fra Lega e Movimento 5 stelle (rispettivamente 55 dei primi e 104 dei secondi). In loro ‘soccorso’ e decisivi da un punto di vista politico sono stati i 15 voti favorevoli di Fratelli d’Italia che hanno sostenuto il taglio dei parlamentari, come annunciato nelle scorse ore dalla leader Giorgia Meloni e come avevano già fatto nei due precedenti passaggi alle Camere. Tra i sì anche quelli di Gaetano Quagliariello e Mariarosaria Rossi di Forza Italia che si sono distinti dal resto del partito, che non ha partecipato al voto per dissenso alla riforma. Si contano, inoltre, 3 voti dei senatori del gruppo delle Autonomie (Meinhard Durnwalder, Albert Laniece e Dieter Steger) e uno di Adriano Cario del Movimento degli italiani all’estero. Hanno confermato il loro ‘no’ 40 senatori del Pd (sul totale di 52), 9 del Misto (tra cui i due ex M5s Paola Nugnes e Gregorio De Falco) e Pier Ferdinando Casini delle Autonomie. Bassa la percentuale di assenze nella maggioranza: 2 tra i Cinque stelle e 3 nella Lega (tra loro Umberto Bossi e il ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio).
Luca Ciriani, capogruppo di Fratelli d’Italia, ha spiegato che la scelta di votare la riforma nonostante “molte lacune e criticità affatto risolte” è perché “è quello che abbiamo promesso ai nostri elettori in campagna elettorale e perché appartiene alla nostra storia”. “Non c’è una nuova maggioranza – ha chiarito Ciriani – La nostra resta un’opposizione di patria, non c’è stata nessun trattativa né scambio per chiedere alcunché”. In Aula a Palazzo Madama per il voto molti ministri M5s: il vicepremier e leader del M5s Luigi Di Maio, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro, il Guardasigilli Alfonso Bonafede e il ministro ai Trasporti Danilo Toninelli. Per la Lega erano presenti la ministra per la Funzione pubblica Giulia Bongiorno.