L'insegnante ha quarant'anni e ha seguito l'alunno in quinta elementare. Il caso è venuto alla luce dopo che i genitori hanno controllato il telefono del figlio, dove hanno trovato più di cento messaggi tra i due, tra cui ci sarebbe stato anche qualche bacio
Quarant’anni lei, dieci anni lui, e centinaia di messaggi “d’amore” scambiati in oltre un anno. È una storia che somiglia a tante (l’ultima e più celebre quella di Prato) e che stavolta arriva da Vicenza: in questo caso si tratta di un’insegnante di sostegno che ha seguito un allievo di quinta elementare, nell’anno scolastico tra il 2017 e il 2018. Ma il loro rapporto non si è fermato alla frequentazione scolastica: “Amore mio“, “Ti penso sempre”, “Mi sono innamorata, sapessi quanto ti spupazzerei su tutto il mio corpo”, si legge in alcuni dei messaggi, trovati dai genitori del bambino che si erano accorti di alcuni comportamenti strani.
Il caso è venuto alla luce a fine maggio, quando la Procura di Vicenza ha aperto un’indagine a carico della 40enne, accusata di tentata violenza sessuale, nella forma più lieve delle molestie. Solo il 10 luglio, però, la maestra è stata sospesa dall’insegnamento. Il provvedimento di sospensione – scrive Il Giornale di Vicenza, che ha raccontato per primo la vicenda – resterà in vigore fino all’eventuale sentenza di primo grado, l’insegnante non potrà nel frattempo essere chiamata per supplenze.
Lei, che ha una figlia della stessa età del bambino, ha sempre negato le circostanze, soprattutto l’intento sessuale, ma i messaggi parlano chiaro: “Quando andrai alle medie spiegheremo ai tuoi genitori che ci amiamo e che vogliamo stare insieme”. Anche il bambino rispondeva: “Voglio toccarti” e “Anch’io ti amo”. E ha affermato che la maestra gli ha dato dei “bacetti vicino o sulle labbra”. I genitori si erano accorti che qualcosa non andava: “Abbiamo iniziato a vedere strani comportamenti da parte di nostro figlio – ha spiegato la madre, come riporta La Stampa -. Di colpo era cambiato. Teso. Sempre al telefono. Metteva in atto gesti autolesionistici. Ci mentiva: diceva di andare a trovare un suo amico e invece era con la sua maestra. Quando con mio marito abbiamo controllato il suo cellulare, siamo rimasti sconcertati. Abbiamo deciso di andare dai carabinieri“.